Don Merola, prete anticamorra: «In Puglia la mafia dei colletti bianchi»
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mercoledì 7 maggio 2014
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di Salvatore Schirone
Don Luigi, finalmente la sua testimonianza giunge anche in Puglia, una terra dove per anni la criminalità organizzata è stata sottovalutata...
Sono stato già altre volte in Puglia, a Lecce, a Brindisi. Qui da voi la la criminalità è considerata una mafia più giovane e a tratti silenziosa, ma è così radicata che non spaventa meno della nostra Camorra. Colpisce in modo più nascosto ma è micidiale perché entra nelle Istituzioni ed è collusa con i colletti bianchi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Va contrastata in modo diverso quindi?
No. Anche in Puglia per contrastarla non servono le armi o il codice penale. Bisogna mettersi insieme, fare squadra. Bisogna erigere un muro fatto di racconti e sensibilizzazione. Dobbiamo moltiplicare questi incontri e vaccinare i giovani facendoli diventare cittadini attivi e consapevoli. Sono loro le sentinelle del territorio. Perché se ci si chiude nell'individualismo si lascia il territorio in mano a questa gente che certo non lo ama. Lo ripeto sempre: per contrastare la mafia non abbiamo bisogno di un esercito di poliziotti ma di un esercito di insegnanti.
Quindi si deve ripartire dalla scuola?
Sì, ma come diceva i magistrato Antonino Caponnetto la scuola deve riprendersi il suo vero ruolo, quello cioè di formare i futuri cittadini. Una scuola che non si deve autocelebrare, chiusa spesso in sè stessa, ma che apra le sue porte ad altre figure significative. Nella scuola devono entrare i testimoni di giustizia, i magistrati, le associazioni impegnate nel contrasto alla criminalità organizzata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E la Chiesa, i vescovi?
Anche la Chiesa deve fare altrettanto: si deve svegliare. Ultimamente ho visto alcuni vescovi incominciare a prendere posizioni chiare contro feste patronali dietro le quali si annida la criminalità. Devono imparare a collaborare con le forze dell'ordine, rifiutando di prendere ordini dai capoclan.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Come vive oggi il suo impegno sul territorio?
Attraverso l'associazione "A voce de creature" che ho fondato nel 2007. Sono riuscito a strappare dalla strada già 150 ragazzi. Il mio compito è togliere il potere alla Camorra alla radice, perché nessuno nasce delinquente, ma lo diventa. Noi raccogliamo i ragazzi tra i sei e i diciotto anni, ospitandoli in una struttura confiscata alla Camorra. Come al solito però lo Stato ci dà una casa, ma poi dobbiamo provvedere noi alle spese e anche a pagare le tasse.
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Salvatore Schirone
Salvatore Schirone