di Armando Ruggiero

Calcio, dai cinque club di Molfetta alla compagine di San Pio: tutte le 46 squadre di Bari e provincia
BARI – Sono 46 e partecipano a tutti i campionati professionistici e dilettantistici della Figc (tranne la serie A): sono le squadre del territorio di Bari, compagini antiche e nuove che rappresentano decine di paesi della provincia. (Vedi foto galleria)

C’è da dire che la mappa del calcio locale è molto varia. Ci sono cittadine che vantano addirittura cinque team, come Molfetta, altre invece che non hanno mai avuto una squadra, come Poggiorsini. Ci sono centri che hanno assaggiato il professionismo, come Monopoli e Altamura e altri che sono da anni senza una rappresentativa, come Binetto, Valenzano, Toritto, Cassano, Turi, Adelfia, Casamassima, Palo del Colle e Sammichele.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Abbiamo quindi ricostruito la “geografia” del football barese, che numeri alla mano conta una squadra in serie B, una in C, 3 in D, 7 in Eccellenza, 6 in Promozione, 8 in Prima Categoria, 12 in Seconda Categoria e 8 in Terza Categoria. (Vedi tabella)

In B l’unica rappresentante è la prima squadra del capoluogo, il Bari, che la scorsa stagione ha sfiorato la A, perdendo in finale i playoff con il Cagliari. Tra i professionisti c’è anche il Monopoli, attualmente in serie C. Quest’ultima compagine, assieme al Molfetta Sportiva e al Bitonto è l’unica della provincia ad aver affrontato nella sua storia il Bari in incontri ufficiali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
  
In Serie D risultano iscritte il Gravina, l’Altamura e il Bitonto. Il Gravina non è mai stato nei campionati professionistici, mentre l’Altamura sì, quando disputò cinque tornei in C2 tra gli anni Ottanta e Novanta. Il Bitonto invece (tra i club più antichi della provincia assieme a Molfetta Sportiva 1917 e Grumese 1919) conquistò la C nel 2019-20 per poi retrocedere d’ufficio a causa di una partita combinata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Arriviamo all’Eccellenza, categoria che vede nel girone B giocare la sola Arboris Belli 1979, squadra di Alberobello, al contrario del girone A in cui ad affrontarsi sono 6 squadre della provincia. Ovvero il Virtus Mola, il Polimnia (club di Polignano a Mare), il Corato e ben tre compagini di Molfetta: Molfetta Sportiva 1917, Molfetta Calcio e Borgorosso Molfetta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Scendendo in Promozione troviamo nel girone B la sola Virtus Locorotondo 1948, mentre nel girone A ecco cinque squadre: Bitritto Norba, Santeramo (fresco di promozione), Capurso, Atletico Acquaviva e Virtus Palese (rappresentativa di Palese, ex frazione e poi dal 1970 vero e proprio quartiere di Bari).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In Prima Categoria, nel girone A, ecco il Noicattaro, il Real Sannicandro, la Virtus Molfetta e l’Ideale Bari. Quest’ultima, che gioca in realtà a Modugno, porta però il prestigioso nome della squadra che nel 1928, unendosi al Liberty, andò a formare l’Unione Sportiva Bari, la squadra principale del capoluogo pugliese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel girone B incontriamo invece la Polisportiva Noci, il neopromosso Real Putignano, il Castellana 1928 e la Rinascita Rutiglianese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La Seconda Categoria è la serie con più squadre baresi: ben 12. Nel girone A militano l’Olimpia Bitonto, il Real Olimpia Terlizzi, l’Invictus Modugno e l’Avanti Altamura. Nel girone B sono presenti invece la Grumese 1919, il Dimateam (squadra di Santeramo), il Kids Club Conversano, il New Team Cellamare, il Pro Gioia Calcio, il Bitetto, l’Esperia Monopoli e l’Arcobaleno Triggiano, retrocesso dalla Prima Categoria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Infine nella “cenerentola” Terza Categoria abbiamo otto squadre: Soccer Ruvo, Academy Giovinazzo, Football Acquaviva, Calcio Promotion (di Gravina in Puglia), Terribile Soccer (di Bitonto), Fulgor Molfetta 2009 (quinta squadra della cittadina), Warriors Calcio Bari e Liberty Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Queste ultime due completano il quadro delle squadre del capoluogo pugliese. Il Warriors è la squadra del quartiere periferico barese di San Pio e disputa i suoi match al campo “San Pio” del rione. Il Liberty porta invece il nome del glorioso club che, come detto, assieme all’Ideale diede origine al Bari. Gioca le partite interne al campo “Capocasale” di San Girolamo in attesa che finiscano i lavori di ampliamento del “Mirko Variato” di Japigia.
 
(Vedi galleria fotografica)

TABELLA: LE 46 SQUADRE DI BARI E PROVINCIA
 
  Squadre partecipanti
Serie B (1) Bari
Serie C (1) Monopoli
Serie D (3) Gravina
Team Altamura
Bitonto
Eccellenza girone A (6) Borgorosso Molfetta
Virtus Mola
Molfetta Sportiva 1917
Corato
Molfetta Calcio
Polimnia Calcio
Eccellenza girone B (1) Arboris Belli
Promozione girone A (5) Bitritto Norba
Santeramo
Capurso
Palese
Acquaviva
Promozione girone B (1) Locorotondo
Prima Categoria girone A (4) Real Sannicandro
Virtus Molfetta
Ideale Bari
Noicattaro
Prima Categoria girone B (4) Real Putignano
Noci
Castellana 1928
Rinascita Rutiglianese
Seconda Categoria girone A (4) Olimpia Bitonto
Real Terlizzi
Invictus Modugno
Avanti Altamura
Seconda Categoria girone B (8) Grumese 1919
Dimateam
Kids Conversano
Pro Gioia Calcio
Arcobaleno Triggiano
New Team Cellamare
Bitetto
Esperia Monopoli
Terza Categoria (8) Soccer Ruvo
Liberty Bari
Warriors Bari
Academy Giovinazzo
Football Acquaviva
Calcio Promotion
Terribile Soccer
Fulgor Molfetta 2009


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Armando Ruggiero
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  • Vito Petino - Che fine ha fatto la mia Pro Inter, in cui ho giocato per 11 anni, quella Pro Inter di Tonino Rana presidente, da cui Antonio Cassano partì per raggiungere traguardi mondiali? Ecco in sintesi i miei 11 anni alla Pro Inter. A PASQUALE DENTUTO, MIO CAPITANO Agosto 63 ultimo sabato, accetto l'invito di un mio cugino di andare al ballo serale al Cral dell'Acquedotto alla periferia di Ceglie. Qui incontro Vincenzo Monno, che non vedevo da tempo. - Ciao Enzo, come stai. - Bene e tu? So che giochi in una squadra di Milano. - Giocavo. Ma dopo due anni e la delusione finale, sono tornato, lasciando perdere il calcio. - Ehi, uno come te che abbandona il pallone? Non ci credo. E gli raccontai della visita medica all'ospedale di Niguarda, che mi fermò. - Senti, Vito, perché non vieni con me nella Pro Inter. Ti diverti senza impegno stressante e non molli quella che so essere la tua passione di sempre. Fu facile convincermi e posi una sola condizione. - Purché la domenica non vi siano trasferte troppo distanti. - No Vito. Non si superano i confini provinciali. E fu così che la sera del primo martedì di settembre conobbi Pasquale Dentuto. Trovai Enzo con tanti altri ragazzi che si allenavano sul piazzale dell'Orazio Flacco. Enzo fece le presentazioni e con Pasquale fummo subito in sintonia, una simpatia a pelle. Seppi che gli allenamenti si tenevano in spiazzi cittadini, come i piazzali intorno allo Stadio della Vittoria, oppure il terreno antistante la Chiesa di San Francesco a Japigia, o come quella sera davanti al Flacco, perché la Pro Inter non aveva un campo casalingo proprio. Alla fine dell'allenamento dell'immediato giovedì a Japigia, fui convocato per l'amichevole della domenica dopo ad Altamura, nell'accordo fra le due società per la cessione di Nicola Ancona ai biancorossi dell'Alta Murgia. In quell'allenamento conobbi tanti compagni e dirigenti, che mi furono accanto negli 11 anni passati alla Pro Inter. I portieri Tanzi, Aiuola, Rana, Petaroscia, Perilli, i terzini Loseto, Putortì, Costanza, i mediani Capriati, Spinelli, Micheletti, gli stopper Lapomarda e Cassano, gli attaccanti Sedicino, Colangiuli, Cianci, Paterno, Catalano, Novembre, Campana, Schirone, Monno che già conoscevo come ho detto, Ancona con cui giocai quell'unica amichevole con l'Altamura. I dirigenti erano Carlino Schirone, accompagnatore ufficiale della Pro Inter per anni; tanti altri compagni ora mi sfuggono. E altri li conobbi negli anni successivi. La domenica dell'amichevole alle 11 ci vedemmo nella sede della società. In verità nel retro di una lavanderia di via Dalmazia in cui, oltre a provvedere al lavaggio di tutte le divise, grazie alla signora Poldina che faceva da magazziniere si può dire, si custodivano indumenti e attrezzi di gioco. Palloni nuovi, ma scarpe usate e sformate di ogni numero e appunto forma. Io avevo la mia coppia di Pantofola D'oro che calzavo alla perfezione. Cosi scoprii che la società oltre a un campo proprio, non aveva nemmeno una sede sociale, e si andava avanti anche con qualcosa che Pasquale rimetteva di tasca propria. Giocammo per i primi due anni a Rutigliano, 1963 e 1964; il 65 a Valenzano; tornammo a Rutigliano nel 66 e nel 67; nel 68 e 69 al Campo degli Sport, nel 70 era pronto il campo del San Paolo, ma non ancora omologato, così continuammo a girovagare per le partite casalinghe fra Campo di Adelfia, Noicattaro quello a polvere di carbone della Divella, e ancora il Bellavista, dove giocai la mia ultima partita il 24 dicembre 73, vincendo 17 a 2 contro la Modugnese. Nella prima partita ad Altamura conobbi il presidente Lillino Milanesi, che quando si vinceva immancabilmente si presentava a fine gara per darci il premio partita di 5 mila lire a testa, e se per impegni improrogabili non veniva ad assistere alla partita, consegnava la somma dei premi a Pasquale. In quella gara amichevole ad Altamura Pasquale mi affidò la maglia numero 10, che indossai in tutti i miei undici anni alla Pro Inter Bari. Quella gara la vincemmo 3 a 2, i gol li fecero Colangiuli il terzo, Pasquale il secondo, e il primo Ancona, giustificando ampiamente il suo acquisto fatto dall'Altamura. Pasquale invece mi sorprese due volte, non sapevo che oltre a essere allenatore, giocava ed era pure il capitano, fortunatamente avevo già conosciuto il presidente, sennò avrei pensato che Pasquale avesse pure quel ruolo. Ma la meraviglia fu nel vederlo giocare. Incerottato, con fasce elastiche a entrambe le ginocchia e una alla coscia destra, non correva ma faceva correre il pallone quasi sempre verso il compagno libero; la sua pluriennale esperienza gli permetteva di piazzarsi nella fascia centrale del campo, ben sapendo dove il pallone manovrato dagli avversari sarebbe passato per impossessarsene senza affannarsi. Non in tutte le partite si inseriva in formazione, sapendo quando le sue condizioni fisiche, e accadeva spesso, non gli permettevano di giocare. Ho giocato con Pasquale sino alla fatidica partita di Palese contro la squadra locale, marzo 67, dove si ruppe tibia e perone della gamba destra, e fu la sua ultima gara, per la cronaca finita 0 a 0. Pasquale ha avuto molta importanza anche nella mia vita extracalcistica. Non so quando Pasquale divenne collaboratore del presidente Lillino Milanesi, so che per la firma del cartellino della Pro Inter mi invitò a settembre 1963 in via Amendola nella sede commerciale del predidente. Aprile 64. Tornavo con la mia Lambretta a casa per la pausa pranzo. Percorrevo il lungomare verso Japigia. Dalla strada di fianco alla Caserma dei Carabinieri mi tagliò la strada un'auto senza fermarsi allo stop. Ruzzolai con tutto il mezzo fin sotto il marciapiede davanti ai Carabinieri. Mi prestarono aiuto. La prima voce che sentii fu quella di Pasquale, che passava in quel momento di là. - Petino, c t si fatt. Tutt a ppost, Vito? E io pronto. - Tutt a ppost, Pasquà. Dmench pozz scquà. A luglio del 64 persi mio padre e Pasquale mi confortò. Più che un fratello maggiore, si comportò da padre. A luglio del 65 lavoravo sul cantiere della circonvallazione nel tratto relativo al ponte su corso Sicilia. Erano già state riempite le spalle dei due muri di sostegno del ponte con materiale pietroso a strati sempre più piccoli sino al tappeto in brecciolino, per dare al fondo stradale la pendenza giusta alla salita dalla quota più bassa all'impalcato del ponte. Toccava rifinirlo con la tufina prima degli strati d'asfalto. Il materiale di polvere di tufo veniva trasportato in loco e scaricato da camion col cassone ribaltabile. Mio compito era quello di controllare che il carico arrivasse sino alle sponde del cassone con la cima del carico a piramide. Per farlo dovevo arrampicarmi alla sponda e salire su una ruota per guardare all'interno. Uno dei camionisti era proprio Pasquale che, vedendomi fare quell'operazione con l'anello al dito, mi venne incontro dicendo di togliermi l'anello. Anni prima aveva perso l'anulare sinistro per colpa della fede che, rimasta impigliata alla sponda del camion, glielo tranciò di netto mentre saltava giù dalla ruota, con tutto il peso del corpo che fece da strappo. Perciò mi suggerì di non lavorare mai sui cantieri con la fede. Grazie Pasquale, per tutto quello che mi hai dato in quei momenti bui dei miei anni giovanili. Un solo rammarico, aver fatto i primi allenamenti sul nuovo campo del San Paolo, senza aver poi giocato nemmeno una partita ufficiale, quando fu rilasciata l'omologazione dalla Figc. E da quel momento la Pro Inter Bari cambiò nome in San Paolo Bari ❤🙏❤...


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