Campagna elettorale, chi comunica meglio? L'esperto: «Il più efficace è Bersani»
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venerdì 18 gennaio 2013
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di Vincenzo Drago
Siamo alle porte delle elezioni e la propaganda in vista delle urne si fa incessante. Conteranno più le idee o il saperle comunicare al grande pubblico?
Niente di tutto questo. Le idee, le politiche, le misure e le soluzioni non contano nulla in politica. Men che meno la comunicazione, la quale non può in alcun modo essere intesa come un mero “megafono” dei pensieri. Ciò che conta è la “comunione”, ossia il “fare popolo” attraverso l’evocazione di un modello di vita, un codice generale che dia senso alle singole idee.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quali sono gli atteggiamenti che un politico dovrebbe assumere in un talk show televisivo (parlata, gesti, strategie comunicative..)?
Mai rispondere alle domande. Questa è l’unica regola. Indulgere all’intervistatore significherebbe firmare la propria subalternità all’opinione pubblica, all’esistente, al mondo così com’è. Il politico deve imporre la propria sovranità, l’autonomia del mondo che vuole rappresentare. Solo così gli si può riconoscere una potenzialità redentrice rispetto alla condizione presente. Questo non significa eludere le domande o dare l’impressione di non saper che fare rispetto alle questioni poste. Bisogna essere capaci di dimostrare che dentro l’orizzonte nuovo evocato, il destino dell’IMU (giusto per fare un esempio) è irrilevante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L'importanza di internet cresce con il passare degli anni. Qual è la ricetta per trarre il massimo vantaggio da questo nuovo mezzo? Può un candidato nel 2013 "abbandonare" la tv e condurre la sua campagna solamente online?
Uno può pure abbandonare la tv. Resta, però, che la rete è totalmente dipendente dalla tv e la rete è una straordinaria potenza servile. Nel senso che favorisce quell’atteggiamento consolatorio (tipico del servo nei confronti del padrone) di rancore, di sbeffeggio, di irriverenza verso i poteri egemoni. È un carnevale quotidiano in cui ci si diverte a ribaltare i valori costituiti. L’istituzionalizzazione dell’anti-istituzionalismo. I politici che finora se ne sono avvantaggiati sono coloro che hanno cavalcato questo sentimento, facendosi “vastasi”, servi, autodipingendosi come eversori dell’ordine costituito. Ma è una strategia di corto respiro, poiché l’onda servile non risparmia nessuno, nemmeno coloro che se ne servono. Prima o dopo ne vengono travolti. Come evitare questo esito? Bisogna sperimentare nuovi stili. La rete incita ad essere “se stessi” (cioè delle miserie). Occorre invece spiazzare e spiazzarsi. Essere altro. Essere, ad esempio, “conformisti”.
I politici italiani hanno un'età media abbastanza alta. Chi di loro si destreggia meglio sul web?
“Destreggia” è un buon termine. Il politico che frequenta il web finisce sempre per associarsi al busting (l’esercizio “servile” di decostruzione del senso, di cui ho detto sopra), che significa “picchiare”, dare mazzate. Finisce per diventare un mazziere fascista. Ciò premesso, visto che tutti i successi politici guadagnati sul web sono effimeri, per le ragioni che ho detto prima, comincio a pensare che i migliori utenti della rete sono quelli che non ci sono. Ad esempio, Mario Tronti (classe 1931), padre dell’operaismo e oggi candidato al Senato in Lombardia per il Pd. La sua autorevolezza in giro per il web è indiscussa. Ogni suo scritto è un evento, un oggetto di adorazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Gli show di Berlusconi e Grillo, le frecciate di Monti e Bersani. Come giudica le loro strategie di comunicazione?
Quante ore ho? Dovrò limitarmi ad una battuta per ciascuno, ma il discorso sarebbe lungo. Berlusconi è passato dalla comunione alla comunicazione: era un grande creatore di mondi, ora si è ridotto a fare il grande comunicatore. Una pena. Grillo è in pieno risucchio: l’onda servile della rete lo sta travolgendo e i poteri forti che avevano investito su di lui lo hanno già mollato. Monti sconta la tara secolare del liberalismo italiano: un modello totalmente alieno agli italiani, i quali hanno bisogno di carne e sangue per muoversi. Sotto l’ipocrisia dell’aplomb bisogna pur metterci un tratto barbarico: in Monti non si vede ancora.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Bersani è un grande. Molto sottovalutato, soprattutto dai miei colleghi. Si fa beffe di tutti i manuali di comunicazione. Il catalogo delle idee che si trova a rappresentare è a dir poco evanescente, ma lui riesce a creare comunione. E’ la dimostrazione che conoscere la tecnica e avere buone idee non serve a nulla. Bob Dylan ha infiammato una generazione con soli tre accordi e quattro parole senza senso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quanto appeal hanno invece i politici pugliesi, ad esempio Vendola, Fitto, Emiliano e Palese?
Vendola ed Emiliano sono i tipici esempi di politici travolti dall’onda della rete che pensavano di poter dominare. Vendola è stato un maestro della comunione. Il più grande. Poi sono arrivati i comunicatori e hanno sfasciato tutto. Da allora, per lui, è un baratro senza fine. Fitto e Palese… non mi vengono le parole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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Vincenzo Drago
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