di Paola Sarappa

Bari, quando nelle enoteche venivano offerte le uova sode: «Servivano a ubriacarsi meglio»
BARI In qualche “cantina” di Bari è possibile ancora trovarle: ceste di uova sode posate sui banconi accanto a taniche di vino e bottiglie di birra. Si tratta di un vecchio rito che fino a qualche decennio fa era la regola per ogni enoteca che si rispettasse: far mangiare qualcosa al “beone” di turno, per permettergli di assorbire più alcol possibile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le uova infatti permettevano di “riempire” il corpo evitando di bere a stomaco vuoto. Inoltre, magari condite con sale e pepe, creavano quella “sete” che faceva venire il desiderio di farsi un altro quartino, naturalmente con la complicità (e la felicità) dell’oste.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Se vogliamo, in maniera più “fine”, è ciò che avviene oggi nei pub, quando la bevanda viene accompagnata da olive, patatine e noccioline. Solo che le uova delle cantine baresi non erano a pagamento, erano cucinate dallo stesso proprietario del locale e naturalmente erano molto più sazianti di un semplice “snack”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«È una cosa che facciamo da sempre, sin da quando l’esercizio commerciale era portato avanti da mio padre – ci racconta il gestore di un’enoteca situata nel quartiere Libertà che ancora oggi offre uova sode ai suoi ospiti -. In realtà per legge non sarebbe neanche permesso, ma ogni tanto si fa un’eccezione. Comunque non è una tradizione solo barese, io le ho viste addirittura negli Stati Uniti, dove vengono sgusciate e messe in salamoia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


In effetti chi conosce la sitcom animata dei “Simpson” lo avrà notato: sul bancone del bar di “Boe” si trova un contenitore di vetro con all’interno del liquido in cui galleggiano delle “eatin’eggs”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si tratta quindi di un espediente “per ubriacarsi meglio” conosciuto in tutto il mondo, caduto però quasi ovunque in disuso. «È per via delle norme che vietano di servire del cibo non sigillato, io infatti non le cucino più», afferma la signora Franca, che gestisce la storica “Enoteca Valerio” simbolo “dell’alcolica” Piazzetta dei Papi di Poggiofranco.

Stesse parole di Silvio, proprietario della vicina “Enoteca Mancini” e di Emanuele, che porta avanti la “Spirit” di via Saverio Lioce. «L’usanza del cestino con le uova già pronte però c’è sempre stata – confermano -: gli avventori se ne servivano liberamente mentre erano impegnati a bere. La funzione era duplice: “coprire” lo stomaco per cercare di rimandare il più possibile la sbronza e stimolare la sete grazie anche all’aggiunta di sale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una domanda sorge però spontanea: perché venivano utilizzate proprio le uova e non altri alimenti quali il pane o i taralli ad esempio?

«Il motivo è semplice – ci spiega il gastroenterologo barese Enzo Ierardi – l’alcol è di per sé un carboidrato e quindi non ha senso ingerire altri alimenti simili: meglio invece un cibo alternativo che contiene grassi e proteine. A parte questo non è che l’uovo abbia qualche “misteriosa” proprietà anti-ubriacatura: semplicemente è estremamente economico e si conserva facilmente. L’ideale per mettere qualcosa sullo stomaco quando si beve, evitando così di farsi ancora più male».


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita



Lascia un commento
  • Carmine Panella - Chiamamole con il vero nome di "Cantine", come in altri paesi mediterranei, anche se adesso si sono evolute in Enoteche.


Powered by Netboom
BARIREPORT s.a.s., Partita IVA 07355350724
Copyright BARIREPORT s.a.s. All rights reserved - Tutte le fotografie recanti il logo di Barinedita sono state commissionate da BARIREPORT s.a.s. che ne detiene i Diritti d'Autore e sono state prodotte nell'anno 2012 e seguenti (tranne che non vi sia uno specifico anno di scatto riportato)