Delibera del Comune contro le discriminazioni sessuali, ma «il cammino è ancora lungo»
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giovedì 29 novembre 2012
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di Maria Matteacci
«Il Tavolo Tecnico - cita la delibera - sarà dedicato all'individuazione dei bisogni, alla progettazione, realizzazione e funzionamento di un Ufficio LGBTQI presso il Comune di Bari entro il 17 maggio 2013».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Nel clima generale di involuzione culturale del Paese - dice una rappresentante di Agedo (Associazione genitori di omosessuali) - l'omofobia e la transfobia sono ancora molto diffuse. Si ricevono minacce rivolte alle associazioni, ai genitori, ma spesso sono le stesse famiglie a non accogliere i figli omosessuali».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da qui il tentativo delle istituzioni di affrontare il problema a viso aperto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L'amministrazione comunale dovrebbe impegnarsi a incoraggiare l'approvazione delle unioni civili nelle normative statali, partendo dall'istituzione del Registro delle Unioni Civili entro il 31 gennaio 2013. Dovrebbe rendere operativo il regolamento anagrafico del Comune di Bari, affinché sia consentito l'accesso ai servizi sociali a tutte le "diverse" famiglie. Dovrebbe creare, in collaborazione con le strutture sanitarie locali, servizi che supportino percorsi di costruzione dell'identità di genere. Dovrebbe adottare iniziative finalizzate a far sì che la Regione Puglia definisca strutture specifiche, come case rifugio per omosessuali e transgender vittime di violenza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il condizionale è d'obbligo, visto che lo stesso sindaco di Bari, Michele Emiliano, parla di «un lungo e difficoltoso cammino che è ancora all'inizio». Un progetto però che è lecito definire coraggioso. Per il socio dell'associazione Between, Michele Bellomo, si tratta di «un cammino di democrazia partecipante». L'associazione Cime di Queer, invece, spera solo che «il Comune non faccia un passo indietro».
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Maria Matteacci
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