di Raffaele Caruso - foto Antonio Caradonna

Bari, in via Fanelli salvate due "casematte": «Un (triste) pezzo di storia della città»
BARI – Costituiscono un'eccezionale testimonianza della Seconda guerra mondiale , ma versano quasi tutte in stato di abbandono. Parliamo delle casematte, fortificazioni circolari disseminate nelle campagne per ordine di un regio decreto del 1941: durante il conflitto formarono infatti un sistema di avvistamento delle truppe nemiche, oltre a divenire luoghi di protezione dell'artiglieria pesante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Deposte le armi, a distanza di più di 70 anni da quei drammatici eventi, queste strutture puntellano ancora oggi le periferie di Bari. Se ne contano diverse, soprattutto lungo le lame e a ridosso delle linee ferroviarie, il più delle volte trascurate. D'altronde non sono tutelate da alcun vincolo e non risultano nemmeno censite al catasto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A questa incuria generale però fanno eccezione le due casematte rimesse a nuovo in via Fanelli dal 69enne avvocato in pensione Franco Sasso: siamo andati a visitarle (vedi foto galleria).

Per raggiungerle percorriamo la trafficata strada allontanandoci dal centro, costeggiamo i campetti del Green Park e guidiamo per altri 800 metri in direzione Valenzano: a quel punto svoltiamo a sinistra in un vialetto alberato che conduce al civico 228, dinanzi al residence Borgo Bello, la nostra prima destinazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La roccaforte si trova all'interno del complesso di villette, precisamente negli orti urbani di Torre Palenza, allestiti proprio dall'ex legale. La gestione di questa porzione di suolo, inaugurata un mese fa, ricalca esperienze già messe in campo a Bari come quelle di "Effetto Terra" e "Ortocircuito".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma veniamo al prezioso avamposto, obiettivo principale della nostra visita. Lo avvistiamo nel bel mezzo dei campi coltivati, a due passi da Lama Fitta, letto di un antico torrente che un tempo partiva dalla zona in cui oggi sorge Carbonara.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Lo scorso ottobre, subito dopo aver rilevato il terreno con altre persone - racconta Franco - scoprimmo casualmente questa fortificazione: era interamente ricoperta da una montagnola di terra. Al suo interno ritrovammo qualsiasi genere di rifiuto, ma con grande determinazione decidemmo di ripulirlo da cima a fondo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


La struttura è alta circa due metri, con un tetto progettato a prova di bomba. É composta da due ambienti: il primo è caratterizzato da aperture esterne rettangolari, attraverso le quali i soldati potevano sorvegliare l'area circostante e aprire il fuoco in caso di pericolo, mentre gli spazi sotto le finestre erano occupati da cumuli di munizioni. Il secondo vano, attualmente adibito a deposito, era probabilmente il dormitorio dei militari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Durante il restyling – spiega il pensionato - abbiamo costruito una scala per rendere l’accesso più facile e sistemato delle griglie alle finestre per impedire l’ingresso degli animali. Per ora, vista la fresca temperatura interna, utilizziamo la casamatta solo come magazzino per i concimi, ma in futuro vorremmo farla diventare meta di visite scolastiche».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche l'altra struttura rientra nel terreno di un residence: “L’uliveto”, situato sempre sul lato sinistro di via Fanelli, ma mezzo chilometro più avanti. Questa è una zona già da noi “battuta” con alcuni precedenti articoli: nei dintorni sono presenti infatti sia la chiesa rurale della Madonna delle Grazie, che la sede locale della comunità Bahà’i.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'edificio è collocato sul versante opposto di Lama Fitta, si affaccia su una modesta depressione ed è a un tiro di schioppo dai binari della ferrovia. «Anche questa fu rinvenuta in modo fortuito un anno fa - ricorda Franco - sotterrata da un enorme cumulo di detriti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si tratta di una costruzione concepita per ospitare un massimo di otto uomini ed è "gemella" della prima, visto che si presenta con un aspetto praticamente identico. Fa eccezione soltanto il colore scuro delle pareti interne, sulle quali Franco ha applicato delle resine per evitare lo sbriciolamento dei muri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Anche se ricordano anni tristi vissuti da Bari, ho deciso di recuperare questi piccoli "tesori” bellici – conclude Franco -. Rappresentano infatti un pezzo di storia della città, che non merita di essere cancellato»

(Vedi galleria fotografica)


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