di Laura Villani

Rotonda, nel museo un grande plastico dei treni: «I bambini liberi di giocarci»
ROTONDA – Rotaie, binari, una stazione terminale e una di transito. E poi cinque tronchi e ancora gallerie, ponti, colline, villette e semafori tra i quali si aggirano autonomamente tre convogli. Non è una ferrovia, o almeno non una vera, ma un plastico di circa 9 metri quadri esposto al secondo piano del Museo naturalistico e paleontologico di Rotonda, cittadina in provincia di Potenza. (Vedi foto galleria)

E’ curato gratuitamente dal 70enne monopolitano Giuseppe Petrosillo, che giornalmente (su richiesta) apre le porte del suo piccolo regno ai bambini di tutte le età. Dopo avergli fatto indossare il berretto da capostazione, permette loro di giocarci liberamente, azionando i comandi che mettono in moto i tre treni e regalando così ai piccoli gioia e soddisfazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo andati a trovare Giuseppe, maestro del lavoro insignito della stella al merito dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. Lui è un radiotecnico in pensione, ma con la passione per i lavori artigianali e meccanici. Grazie a questa sua predisposizione è riuscito a rimettere in piedi il plastico costruito da un milanese, Giordano Taverna, nel 1956.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«L’ha tenuto attivo fino al 1999, anno in cui è morto - spiega il signor Petrosillo -. Al suo decesso però il figlio decise di smantellare tutto e ripose treni e binari in un magazzino. Passato qualche anno pensò di regalarlo a qualche museo, ma a Milano nessuno mostrò interesse». Sembrava la fine per il plastico, fin quando un ferroviere di Rotonda che lavorava a Milano saputo della sua esistenza, si mise in contatto con il sindaco del paese lucano che mostrò subito interesse per quest’opera. Il Comune se lo fece quindi spedire, tra il 2005 e il 2006. 

Una volta arrivato in Basilicata c’era però il problema di ricostruire il plastico pezzo per pezzo. La voce si sparse in paese e arrivò alle orecchie della moglie di Giuseppe, Maria Josè, che propose al marito di prestare il suo tempo per rendere felici i bambini. Giuseppe accettò, anche se pensava all’inizio di cavarsela in pochi giorni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«Mi avevano garantito che avrei trovato tutto il materiale necessario – ricorda - ma quando ho aperto i pacchi ho visto che il tavolo di base non c’era, le misure del tavolo non erano indicate da nessuna parte, il materiale elettrico era distrutto. Erano rimasti i binari, il paesaggio che li circonda, i semafori, ma mancavano  i locomotori e le carrozze. Insomma il “giocattolo” era da ricostruire».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma il signor Petrosillo non si arrese. «Iniziai a concepire e immaginare questo grande plastico mettendo tutto per terra e assemblando simbolicamente i pezzi – afferma -. Quando ne compresi idea e reali dimensioni mi recai nella falegnameria di mio cognato con del materiale fornitomi dal Comune e lì realizzai il banco e il resto del materiale di assemblaggio e allestimento come mensoline, pannelli e cancelletti. Poi automatizzai il tutto con un impianto nuovo comprato a Bari in un negozio di piazza Umberto e ne venne fuori quello che è possibile ammirare adesso (vedi video). Mi ci vollero ben 4 mesi e 20 giorni di lavoro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il plastico fu inaugurato il 24 aprile 2009 e si avvalse anche del contributo di due amici macchinisti di Giuseppe, che gli fornirono oltre a consigli tecnici anche cappelli e palette del mestiere. Negli ultimi 7 anni l’opera ha avuto 32mila visite e Petrosillo ha ricevuto numerosi riconoscimenti («ma non da Monopoli, il mio paese», dice con una nota di tristezza).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma a prescindere dagli encomi, ciò che all’uomo dà vera soddisfazione è vedere gli occhi felici dei bambini che si mettono al comando dei convogli. «Succede anche che facciano qualche danno, che causino incidenti – conclude -, ma non importa, conta solo che si divertano con questi treni in miniatura: una fortuna che io da piccolo non ho mai avuto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per visitare il plastico: 380/3570031

(Vedi galleria fotografica)




 


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