di Bianca Cataldi

Adelfia, il ritorno del ''marchese di Montrone'': «Ma ha proibito i fuochi»
ADELFIA - Nell'era di internet e della tecnologia è ancora possibile ritrovarsi a parlare di castelli, marchesi e nobiltà. Accade ad Adelfia quando, alcuni giorni dopo la festa di san Trifone dell’11 novembre, si sente vociferare per le vie del paese del ritorno del mitico "marchese di Montrone".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«E’ il proprietario del castello marchesale del paese e attualmente vive a Napoli, anche se sporadicamente ritorna ad Adelfia», afferma la 52enne adelfiese Angela, senza però aggiungere altro. Queste sono infatti le sole informazioni che i residenti, per una volta senza distinzione tra cannetani e montronesi, hanno di questo misterioso personaggio. Marchese che sembra sia stato costretto a un ritorno nella sua magione pugliese per proibire in prima persona che si tenessero i fuochi d'artificio di san Trifone davanti al castello di sua proprietà (nella foto). Sarebbe questo il motivo per il quale gli spari sono stati consumati con una settimana di ritardo e in un'altra location.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma chi è veramente costui? E’ sicuramente un discendente di quel Giordano de Bianchi Dottula, marchese di Montrone, che ha dato il nome a Bari all'Istituto magistrale Bianchi Dottula e alla importante e centrale via Marchese di Montrone. «Si tratta di uno degli ultimi discendenti - spiega Gerardo Torres, esperto di storia locale -. Non ha conservato il cognome dei Bianchi Dottula perché è figlio di una discendente donna e, si sa, con le figlie femmine si disperde il nome di una famiglia nobile». Il titolo però rimane. 

Il ceppo Bianchi Dottula dal quale discende l’attuale marchese nasce dall'unione tra la famiglia Bianchi di Bologna e la famiglia Dottula di Bari. Quest'ultima vanta una storia dalle radici antichissime: nata a Costantinopoli e giunta a Bari intorno all'anno 1000, è la famiglia che trasportò con le sue navi le ossa di san Nicola da Mira fino al capoluogo pugliese. Giordano, il più conosciuto membro della famiglia, nacque proprio nel castello marchesale di Adelfia, acquistato nel 1696 dal barone de Bianchi e precedentemente appartenuto a Giambattista Galeota, patrizio napoletano. 


«Giordano è stato l'ultimo vero marchese di Montrone o almeno l'ultimo veramente famoso - spiega Torres -. Seguì Murat a Marengo nel 1800 per poi passare a posizioni politiche diametralmente opposte, al fianco dei Borbone». Un po' per astuzia e un po' per una reale conversione personale, Giordano si ritrovò nel ruolo del voltabandiera e riuscì così a rientrare a Bari nel 1815 dopo un periodo di esilio. Non solo: diventò ciambellano alla corte dei Borbone e Intendente della Provincia di Bari (ciò che oggi definiamo “prefetto”). Da rivoluzionario a monarchico, insomma. «Se da un lato le sue scelte furonoo discutibili - continua Torres - dall'altro gli permisero di mantenere intatto il suo patrimonio. Non a caso il castello di Montrone è ancora proprietà privata».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E alla proprietà privata del marchese appartiene anche il greto del torrente antistante il castello, dove ogni anno, nel giorno di San Trifone, si installa la batteria per i fuochi di fine festa. «Prima di san Trifone il Comune si occupa sempre della pulizia della zona - spiega un membro della Pro Loco di Adelfia - ma quest'anno le spese sono state attribuite al marchese e lui, per ripicca, ha impedito che si tenessero i fuochi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Questa versione però è giunta alle orecchie degli adelfiesi soltanto grazie al passaparola, perché nessuno in quei giorni ha visto o incontrato il marchese, che rimane una figura evanescente che va e viene come l'apparizione di un santo. «L'importante è che non torni una volta all'anno giusto per dar fastidio e fermare gli spari di san Trifone», commenta un adelfiese devoto al patrono.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Che sia giovane o anziano, alto o basso, bruno o biondo, di certo questo discendente dei Bianchi Dottula possiede uno tra i monumenti più importanti di Adelfia, che però sta “decadendo” a pezzi. Come la nobiltà del resto.


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  • IL MARCHESE DI MONTRONE - Ecco la lettera con cui, in risposta alla richiesta del Comitato Organizzatore delle feste di Adelfia, nonostante le legittime preoccupazioni espresse, si dava la disponibilità ad effettuare i fuochi, a condizione però che fossero rispettate le normative vigenti e ci fossero le dovute autorizzazioni ed assunzioni di responsabilità. Alla predetta lettera di disponibilità, non vi è stata né alcuna risposta, nè alcun tipo di seguito. Consegue che è assolutamente falso l'assunto che il marchese abbia proibito i fuochi. “Con riferimento alla richiesta in oggetto prendo atto che per la prima volta, dopo anni di abusi, vengono rispettate le buone norme di educazione che, come tali, sono meritevoli di una risposta che è la seguente:: in primo luogo, mi auguro che abbiate previsto anche le norme di legge, anch'esse violate in passato, in quanto penso che la base di partenza di fuochi pirotecnici non dovrebbe essere nel centro cittadino per motivi ovvi di cautela e sicurezza; ora i suoli di nostra proprietà da voi indicati si trovano appunto nel centro di Adelfia ed inoltre , per quanto ci riguarda privatamente, molto vicini al nostro Palazzo sul quale potrebbero facilmente ricadere residui infiammabili. Il nostro consenso alla vostra richiesta è perciò vincolato all'approvazione delle autorità competenti, che mi leggono per conoscenza, nonché ovviamente alla responsabilità da voi assunta rispetto a qualsiasi danno o molestia che possa derivare alla nostra proprietà in conseguenza dell'uso richiesto”. Arturo Carrelli Palombi
  • Davide R. - Interessante articolo e particolarmente curioso.
  • Vito Petino - Ho avuto il piacere di conoscere personalmente gli attuali discendenti di Giordano Bianchi Dottula, l'originario Marchese di Montrone (Adelfia). Qualcuno ha fatto il mio nome ai fratelli Carrelli-Palombi, magistrati uno a Napoli e l'altro a Roma, discendenti e detentori del titolo per via materna. Avevano bisogno di sistemare alcune divergenze catastali delle loro proprietà sparse in buona parte dell'ex Regno delle due Sicilie. A me quale tecnico libero professionista fu affidato tutto il ramo immobiliare pugliese, in particolare le province di Bari, Foggia e Lecce. Così dai documenti prodotti ho potuto conoscere più a fondo la storia del casato, che si è tramandato il titolo di padre in figlia e nipoti. Il marchese Giordano Bianchi Dottula lasciò terre e case a sua figlia Costanza. Costanza non ebbe figli e a sua volta lasciò il patrimonio immobiliare alle tre figlie di sua sorella, maritata Procaccini. Giuseppina, una delle tre, maritata Carrelli-Palombi lasciò l'ingente patrimonio ai suoi due figli, che lo videro crescere sino all'attuale consistenza grazie alle successive eredità avute dalle due zie materne, non maritate e dunque senza altri eredi che i due nipoti Carrelli-Palombi. Tutto è documentato ufficialmente nelle rispettive Agenzie del Territorio. Sono stato più volte nel Castello di Montrone, dove ho incontrato uno dei due fratelli Carrelli-Palombi, attuali Marchesi di Montrone, per concordare tutto l'iter di quello che sarebbe stato il mio incarico tecnico. In quelle occasioni, sempre legate all'incarico, ho avuto modo di inoltrarmi in ogni anfratto del Castello per espletare i rilievi tecnici. Squisita oltre ogni dire l'ospitalità che mi offrì il dottor Arturo, attuale proprietario del vecchio maniero e del titolo. Mise a mia disposizione la collaborazione del gentile custode, signor Angelo Bruno. Incarico di alta dignità che ha molto arricchito la mia esperienza professionale e personale...


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