Collezionare 2000 bottiglie in vetro: «E' il ''museo della trasparenza''»
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martedì 22 luglio 2014
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di Mina Esposito
Come nasce l’idea di raccogliere bottiglie?
Non è la bottiglia che mi interessa ma il vetro, la sua trasparenza, i suoi colori. Il fatto di raccoglierle e selezionarle non è semplice. Ci vuole tempo, pazienza e fatica ma soprattutto lo spazio per conservarle.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quando ha iniziato la sua raccolta?
Nel 2005 ed essendo un avvocato ho preso spunto dal “principio della trasparenza”, un provvedimento legale di cui si parlò negli anni 90 ma che non fu mai messo in atto, perché poi venne introdotta la legge sulla privacy (che è il contrario della trasparenza). Ma a prescindere da questo la mia passione per il vetro nasce anche dall’ammirazione dei quadri del pittore Giorgio Morandi, uno dei protagonisti della pittura italiana del 900, che si ispirava molto alle bottiglie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Come si è procurato tante bottiglie? Le ha comprate?
Non le ho comprate: le bottiglie secondo il mio parere non si acquistano, ma si raccolgono. Alcune me le hanno portate i miei amici da Paesi diversi, molte le ho avute in regalo e tante altre me le sono procurate viaggiando per l’Europa. E’ capitato che ne abbia comprata qualcuna ma per il contenuto, non per la bottiglia. La mia raccolta si potrebbe definire “una pazzia localizzata”. Ad esempio capita che vado al bar, vedo qualche bottiglia che mi piace, la chiedo al barista e quando si svuota me la regala.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E secondo quale criterio le raccoglie?
Il mio criterio è la bellezza della trasparenza e i riflessi dei vetri colorati. Tutto questo lo trovo nelle bottiglie, nei barattoli e negli oggettini piccoli come le pipette e le ampolle. Io normalmente alle mie bottiglie tolgo l’etichetta proprio perchè mi piace la “trasparenza” e ai veri collezionisti questo potrebbe dare fastidio perché magari ritengono proprio l’etichetta l’elemento più importante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quante ne possiede?
Ne avrò credo 2000 più o meno, il numero preciso non lo so, perché non le ho mai catalogate. Un giorno che andrò in pensione lo farò. Alcune le tengo conservate in una vetrina qui in casa, le altre le ho nella mia vecchia abitazione a Foggia: sono tante non riesco purtroppo a tenerle tutte insieme.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ha mai pensato di creare uno spazio museale?
Si, infatti ci sto pensando: mi piacerebbe poterle esporre da qualche parte. Chiamerei questo spazio “il museo della trasparenza”. Perché se è vero che queste bottiglie non hanno un valore economico, visto che non sono commerciabili, nascondono in sè bellezza e storia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Perché alcuni pezzi della sua collezione hanno anche un valore storico…
Sì, ho quella del primo succo di frutta prodotto, ne ho alcune del 1700 provenienti da Norwich, una città della Gran Bretagna, ma la mia preferita è quella che fu prodotta in onore allo Zar di Russia, quando in occasione della sua visita di Stato in Inghilterra, fu prodotta una birra speciale con su inciso lo stemma della corona inglese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E invece quali sono le bottiglie più strane?
Quelle armene, che hanno la forma di una pistola e di una spada, ma soprattutto quelle di Norwich: hanno la base a punta come le anfore romane, sono tondeggianti e non possono essere tenute in piedi ma solamente in orizzontale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In fondo è proprio la forma l’elemento più importante…
Sì. Io per esempio nella bottiglia della Coca Coca la “Contour”, vedo il corpo di una donna. E’ stata esposta anche al Museo di Arte Moderna di New York ed è riconosciuta universalmente come un’opera d’arte. Un’altra che mi piace è la “bottiglia della magia” che veniva usata spesso dai maghi per far divertire i bambini: al suo interno c’è una pallina in vetro che condiziona la fuoriuscita dell’acqua. Insomma, facile dire “bottiglia”, ogni oggetto ha una sua idea di base, una sua storia, una sua forma e chiaramente una sua “trasparenza”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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Mina Esposito
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