di Giuseppe Calefati

Charity Chic, riciclare l'usato per trasformarlo in oggetti da beneficenza
BARI - Nastri di vhs che vengono trasformati in borse e fili di caricabatterie per cellulari che diventano una collana: è questo Charity Chic, il “negozio del riciclo” di via de Ferraris, a Bari, che ieri ha festeggiato il suo primo anno di attività. Si tratta della prima impresa sociale in Italia che si occupa della rielaborazione di oggetti, accessori e soprattutto indumenti usati, che poi vengono rivenduti a bassissimo costo, sull'esempio dei solidali inglesi “Charity Shop”. Abbiamo parlato con due “charityes”: la presidente Pamela Melchiorre e la sua vice, Stefania Grandolfo, che coordinano diverse volontarie, tra cui anche una personal shopper che dà consigli ai clienti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Cos’è Charity Chic?

Un negozio di utilità sociale dove risparmiare è donare. Tutto ciò che non viene più utilizzato ha la possibilità di rivivere e far vivere. Un circolo virtuoso dove l'inutile diventa utile, l'utile diventa dono e la carità vera condivisione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In parole povere?

In questa “boutique” tutto l'usato che affolla inutilmente le case viene rivisitato artisticamente, creando soprattutto abiti, scarpe, cappelli, ma anche collane o orecchini e riproposto a prezzi molto bassi. Ciò ci consente di raccogliere fondi destinati all'Apleti, l’associazione pugliese per la lotta contro le emopatie e i tumori nell'infanzia, attiva nel Policlinico di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Com’è nata questa idea?

Questo progetto è partito dopo essere venute a conoscenza, da un amico che vive in Inghilterra, di botteghe inglesi che raccolgono gli indumenti usati, li trasformano e poi li rivendono a prezzi molto bassi. A differenza nostra però i colleghi di oltremanica non pagano affitti e tasse, perché il loro lavoro è considerato di utilità sociale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


La materia prima come ve la procurate?

In genere sono persone comuni che portano qui tutto ciò che a loro non serve più. Ma è anche capitato di essere andati noi a raccogliere l’”inutilizzato” perché sapevamo ad esempio che la proprietaria era una persona anziana.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Parlate di prezzi bassi…ovvero?

Giusto per fare un esempio: un abito elegante da donna costa 5 euro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E riuscite a guadagnarci?

In realtà questa non è un'attività con scopo di lucro: tutto il guadagno, tolte le spese e le tasse, viene donato all'Apleti. In questo modo si permette a chi ci offre indumenti e oggetti di essere partecipi allo scopo benefico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Collaborate con parrocchie o enti benefici?

No, ma gli indumenti che non si possono lavorare li portiamo ad Equanima, il banco dell’abbigliamento usato, che provvede poi a regalarli alle persone più bisognose.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Progetti?

Il ward-fashioning, una collaborazione con l'Ipsia Santarella, con gli studenti che al rientro dalle vacanze natalizie avranno la possibilità di lavorare e mettere in mostra capi di abbigliamento firmati da loro. E poi chiaramente speriamo di poter aprire nuovi negozi con il marchio Charity Chic e di essere un esempio per altre imprese sociali in Italia. 


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