di Marco Giannino

Vic 20, Commodore 64, Amiga: in mostra ci sono i pc degli anni 80
BARI – Certe cose le possono capire solo chi ha oggi un età che si aggira intorno ai 40, chi cioè negli anni 80 era un ragazzino che per la prima volta si trovava di fronte a un oggetto dal sapore “fantascientifico”: il computer. Sì perché se oggi è normalissimo per i bambini avere a che fare con strumenti tecnologici, nell’era pioneristica dell’informatica, quando i primi pc cominciarono a entrare nelle case degli italiani, quegli apparecchi assunsero subito un valore “magico” per chi all’epoca aveva dieci anni o suppergiù.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il Vic 20, il Commodore 64, l’Amiga, come fare a dimenticare questi nomi? Come fare a scordare gli interi pomeriggi passati con gli amici a maneggiare tastiere, joystick, cassette e cartucce di videogiochi che ora farebbero ridere per la loro semplicità grafica un bambino nato nel nuovo millennio. (Vedi foto galleria)

Proprio “per non dimenticare” sono nate negli ultimi tempi associazioni culturali di “retrocomputing”, che appunto promuovono e divulgano la storia dell’informatica tramite mostre dell’elettronica, per dare la possibilità ai più curiosi, ma anche ai più nostalgici, di toccare con mano e usare gli apparecchi che andavano in voga in quegli anni. A Bari c’è l’Apulia retrocomputing che gira anche per le scuole (a gennaio sono stati nella Michelangelo) facendo usare, studiare e provare a ragazzi (e professori) i vecchi computer, con lo scopo di far comprendere meglio la storia dell’informatica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Siamo l’unica associazione di questo tipo in Puglia – ci dice il 48enne Salvatore Lasorella, vicepresidente della Apulia retrocomputing -. Giriamo per tutto il tacco d’Italia alla ricerca di pezzi rari dell’epoca pioneristica: di computer ma anche di periferiche e persino di documentazione tecnica come i manuali. Una volta trovati li controlliamo, li puliamo, li analizziamo. Siamo cresciuti con questi oggetti, quindi conosciamo perfettamente come sono fatti. Siamo tutti professionisti nel campo dell’informatica, ma ciò che ci unisce è la passione per questi apparecchi unici e storici».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tra i pc posseduti dall’associazione c’è l’Apple II, il primo computer dotato di foglio elettronico per fare calcoli e creare tabelle, diverse macchine dell’Ibm e Olivetti degli anni 80  e anche a uno dei primi microcomputer della storia: il Mos Kim-1, datato 1975. Un discorso a parte merita il Sinclair QL, gioiello inglese che ebbe poca fortuna perché all’epoca il mercato domestico era dominato dai Commodore e quello professionale da Macintosh e Ibm. Il Sinclair non decollò mai nelle vendite, ed ecco perché per l’archeologia informatica si tratta di un vero fossile. Ma forse era già tutto scritto nel nome visto che la sigla Ql sta per Quantum leap, cioè “salto quantico” ma anche “innovazione discreta”. Un po’ troppo discreta per quegli anni di boom dell’informatica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Capitolo videogiochi. Nella collezione dell’Apulia troviamo la prima console messa in vendita: il Magnavox Odissey, amichevolmente chiamato dagli appassionati “scatola marrone” per via della sua forma. E ancora la Vectrex (tolta dal mercato dopo due anni di vendite irrilevanti), una console Mattel del 1979 e l’Intellivision.  E poi l’Atari e il suo gioco “pong”, che ha occupato pomeriggi interi dei ragazzini, prima ancora che il Vic 20, nel 1980, facesse il suo ingresso in campo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma questi strumenti hanno anche un valore economico? «Un Commodore 64 con tutti gli accessori vale sui 50/ 100 euro al massimo perché ce ne sono milioni di copie per il mondo – afferma Salvatore -. Ma al contrario un Mos Kim-1 può valere anche 2mila euro perché è molto più raro. Un Apple II ormai si trova intorno ai 100 euro, dipende molto anche dalle condizioni dell’oggetto, se è stato mantenuto bene o è stato abbandonato in garage (cosa quasi sempre certa). Un Vic 20 lo si può trovare anche a 30 euro, un Osborne 1 invece arrivi a pagarlo 300 euro. Noi però spesso non paghiamo nulla per avere i vecchi pc, visto che veniamo contattati da chi sono si vuole disfare di oggetti considerati obsoleti e ingombranti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Tra poco saremo iscritti all’albo delle associazioni culturali di Bari - conclude Salvatore - . Anche se ammetto che abbiamo avuto una certa difficoltà nel far capire che anche noi facciamo cultura, che anche l’informatica ha una sua storia e che può essere studiata. Alla fine gli abbiamo convinti dicendo che avremmo fatto anche delle presentazioni di libri. Purtroppo la cultura accademica non è come la tecnologia: non si evolve».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)

Qui il sito internet dell’associazione l’Apulia retrocomputing.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nella foto in evidenza (di www.retrogamingplanet.it) il Vic 20 e un apposito mangianastri


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  • Vito - Non solo lo ricordano chi ha 40 anni ma anche chi come me, oggi ultra 60 enne, ha iniziato la propria avventura nel mondo dell'informatica proprio con il VIC 20. Ricordo che a Natale riuscivo a fare l'albero con le lampadine che lampeggiavano, con le palle variopinte e che cambiavano colore... Insomma era veramente un bellissimo GIOCATTOLO dell'informatica. La mia prima banca dati, proprio con il VIC 20...


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