di Sara Calia

Il ''formaggio punto'', quello con le larve di mosca: illegale ma ricercatissimo
BARI – Il suo nome è “formaggio punto”, ma da sempre viene chiamato in maniera più efficace “formaggio con i vermi”. Parliamo di quel tipo di prodotto caseario che ha la caratteristica di essere infestato dalle larve di una specie di mosca, la Piophila Casei. Un vero atto di coraggio mangiare questo tipo di formaggio: mentre lo si addenta bisogna chiudere gli occhi per non vedere tutti quei “vermi” che si agitano nel cacio (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Eppure è buono. Le larve secretano una serie di sostanze che apportano un particolare sapore acido e piccante. «Io adoro il formaggio punto, ha un gusto così diverso – dice la signora Maria di Altamura –. Anche se onestamente non mi piace l’idea di dover masticare i vermi, per questo li tolgo prima di assaggiarne un pezzo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Come si produce il formaggio? Il casaro, una volta fatta la forma non fa altro che aprire le zanzariere nella stanza per “invitare” dentro le mosche, che attendono fuori attratte dall’odore. Sul substrato depongono le uova, da cui nascono le larve che scavano nella forma, partendo dalla parte centrale per poi dirigersi verso l’esterno. Per questo si parla di “formaggio punto”: i punti sono i buchi lasciati dalla larve sul cacio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Un prodotto questo, che è in realtà da più di 50 anni fuori dal commercio, visto che per la legge n. 283 del 1962 gli alimenti contaminati da insetti o da parte di insetti non possono essere venduti. «Oltretutto – afferma Francesco Porcelli, professore di Entomologia dell’Università di Bari - la Piophila casei frequenta anche carogne e quindi c’è il rischio che la mosca trasporti batteri patogeni pericolosi per la salute umana».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Anche se – sottolinea il docente - se dovessimo contare quante persone finiscono in ospedale per miasi, cioè per l’aggressione di queste larve all’intestino (perché non sono state masticate bene) e quante persone invece vengono ricoverate per epatite virale dopo aver mangiato pesce crudo, scopriremmo che il formaggio punto è molto meno pericoloso di altri alimenti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E comunque, nonostante i divieti, c’è chi continua a produrlo in piccoli caseifici di Bari e provincia. Viene venduto a 15-20 euro al chilo, anche se durante le sagre, in cui c’è più domanda, il suo prezzo può salire fino a 40 euro. A Sammichele ad esempio, il giorno della festa del santo patrono non manca mai sulle bancarelle il formaggio punto. «Alla gente piace, è molto ricercato e viene considerano un alimento genuino – ci dice una produttrice che vuole rimanere anonima -. Un anno ne producemmo 3 quintali e li vendemmo tutti. Altro che pericoli e divieti».


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita



Scritto da

Lascia un commento
  • Francesco - Formaggio mitologico, i più anziani lo ricordano i ragazzi ne avranno sentito parlare le nuove generazioni probabilmente lo dimenticheranno...come altri paesi non dobbiamo dimenticare il passato!!...Bel Articolo
  • Michele - Mio padre mi raccontava che a Bitonto, quando era ragazzino (anni 40/50) specie in occasione delle feste patronali vedevi questi tizi che mangiavano questo formaggio sulla carta oleata, e con il pane facevano la "scarpetta" con le larve che scappavano via.... lui non l'ha mai mangiato ma dice che all'epoca era "quasi" normale. Se fosse ancora qui gli avrei fatto leggere l'articolo, in quanto se ne parlava pochissimo in genere.
  • Fabrizio - In Sardegna viene chiamato casu marzu...Altro che pericoloso o quant'altro! Io ne vado matto!
  • Federico - Io questo formaggio non lo mangio, però trovo folle la legge che ne proibisce la vendita e se la legge è uguale per tutto dovrebbero proibire anche la vendita di frutta, perché anche in essa, in particolari condizioni, le mosche depongono le uova e quindi la fomazione di larve (vedi per esempio, cachi, albicocche, ciliege etc) Un saluto.


Powered by Netboom
BARIREPORT s.a.s., Partita IVA 07355350724
Copyright BARIREPORT s.a.s. All rights reserved - Tutte le fotografie recanti il logo di Barinedita sono state commissionate da BARIREPORT s.a.s. che ne detiene i Diritti d'Autore e sono state prodotte nell'anno 2012 e seguenti (tranne che non vi sia uno specifico anno di scatto riportato)