di Gabriella Quercia

Siamo un popolo di maleducati: tutto ciò che il Galateo può ''insegnarci''
Non dire “buon appetito” quando ci si siede a tavola, nè “piacere” quando ci si presenta, mai “cin cin” quando si fa un brindisi o “non dovevi disturbarti” quando si riceve un regalo. Queste sono solo alcune delle regole che fanno parte del Galateo, quell’insieme di norme con cui si identifica la “buona educazione”. Tutto ebbe inizio quando nel 1558 monsignor Giovanni Della Casa scrisse il primo trattato sull’argomento e da allora i “maestri del Galateo” hanno continuato ad integrare quell’opera giudicando i comportamenti scorretti e quelli invece che ben si addicono al “bon ton”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma la domanda è: possibile che a più di 450 anni dallo scritto di Della Casa, quelle norme possano ancora valere, andando a distinguere ciò che è “educato e rispettoso” da ciò che non lo è? «Il Galateo  – afferma deciso il 56enne fiorentino Alberto Presutti, consulente aziendale in ambito di bon ton – sebbene faccia riferimento alla società medievale e cavalleresca, propone delle regole inequivocabili e eterne applicabili in tutti gli ambiti della vita quotidiana».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

D’accordo, ma se è vero che ci  sono comportamenti che tutti sappiamo essere non “adatti” (parlare quando si ha la bocca piena, stare seduti con le gambe larghe, tenere sul viso gli occhiali da sole quando si parla con qualcuno), altri sembrano in realtà contrastare con tutto ciò che gli esseri umani hanno sempre fatto, spesso nella assoluta sicurezza di essere cortesi e gentili. Ad esempio il dare la mano a qualcuno ed esclamare “piacere”. Questo in realtà, ci avvertono i maestri del Galateo, sarebbe un atteggiamento sbagliato. «Come si fa a dire che è un “piacere” conoscere una persona quando non la si è mai vista prima? Meglio limitarsi a pronunciare il proprio nome e basta», spiega l’insegnante di bon ton e galanteria Tiziana Cioffi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E sarebbe vera e propria maleducazione il pronunciare “buon appetito” quando ci si accinge a pranzare o cenare o “salute” quando una persona starnutisce. «Sebbene le intenzioni siano buone - afferma Anna Vlachos, docente del corso di Galateo e bon ton presso l’Università Popolare di Torino - dire “buon appetito” equivale a richiamare in maniera esplicita la digestione, quindi concetti corporali e grossolani. Stesso discorso per il “salute” quando una persona starnutisce. Così facendo si sottolinea il fatto che chi si ha di fronte non sta bene. In questi casi è meglio non dire nulla».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Guai poi a dire “non dovevi disturbarti” quando si riceve un regalo. «Non è affatto gentile come si pensa – spiega la Vlachos -  anzi, è poco gradevole, perché chi ha fatto il regalo si presume lo abbia fatto con piacere. È come se non si apprezzasse ciò che si riceve. Limitarsi a ringraziare è invece perfettamente bon ton».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Passiamo alla tavola, dove tra le mille regole ce n’è una principe: mai mangiare con le mani. Né il pane, né il pollo, né la pizza, né la frutta. «Per esempio la pesca va mangiata trattenendola con la forchetta e sbucciandola con il coltello - continua l’esperta piemontese -.  Una volta finito la si divide in quattro parti uguali e la si consuma come un normale pasto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


C’è sempre poi apparso raffinato alzare i bicchieri in segno di augurio ed esclamare “cin cin” o “prosit”. Niente di più sbagliato. «Dire “cin” non è corretto - ammonisce Presutti poiché in Asia corrisponde al membro virile maschile. Per cui quando diciamo “cin cin” è come se dicessimo “pene pene”. Anche la formula latina del “prosit” è errata, perché sebbene non abbia nessun significato anatomico, non è citata nel galateo. L’unica formula accettata è la più semplice e sobria “auguri”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Sono poi tantissimi i gesti che un uomo educato deve fare nei confronti di una donna - sottolinea la Vlachos - come per esempio andare a prenderla da casa, aspettarla fuori dall’auto in piedi e, a fine serata, accompagnarla al portone. Se una donna rifiuta simili attenzioni non è questione di emancipazione ma di profonda maleducazione». E sul dare la precedenza alle donne quando si entra in un locale, bar o ristorante bisogna sfatare un mito. «E’ l’uomo che entra prima perché deve controllare la situazione all’interno del posto in cui ci si reca – afferma risoluta la Cioffi -. Deve infatti assicurarsi che non ci siano situazioni pericolose per la propria compagna. Mentre quando si esce sarà lui a dover stare dietro di lei».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma, il Galateo non sembra dare molta libertà: se si decide di fare di testa propria si rischia seriamente di passare per “maleducati”. E le regole vanno applicate sempre, anche se ci si trova in contesti informali o si è in compagnia di conoscenti. «Perché il galateo é un modo di comunicare - afferma Presutti – e quindi almeno le norme fondamentali vanno applicate in ogni tipo di situazione. Per semplificare il concetto è possibile paragonare il bon ton al codice della strada: esiste e naturalmente non va ignorato». «Il galateo é un modo di essere, un codice di comportamento attraverso cui si rispetta sè stessi e gli altri - conferma Anna Vlachos –. E’ il fondamento della nostra educazione che non può cambiare a seconda delle circostanze».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ora che quindi siamo consapevoli di essere stati incivili e maleducati per tutta la nostra esistenza, ci chiediamo: come possiamo riparare, come fare a imparare a memoria tutto il Galateo?  «Le regole si possono apprendere tramite dei libri e dei contatti con persone abituate a vivere in maniera raffinata – ci risponde Presutti -. Anche per diventare maestri occorre frequentare degli chef di alto livello o esponenti della nobiltà che conoscono tutto ciò che serve per essere perfettamente a modo, perchè è inutile nascondercelo: nella maggior parte dei casi il bon ton deriva dall’educazione ricevuta».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo senza speranza quindi. “Cin cin!”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 


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  • Mario Materia - Prosit!
  • Giandonato Disanto - Quanto riportato nell'artcolo, lascia assai perplessi. Come si fa a fare riferimento a Mons. Dalla Casa ed al suo testo, quando personaggi che si dichiarano docenti di bon ton espongono le LORO idee contrastanti con il testo base? perchè non pensare, come penso io, che siano loro i maleducati cha hanno modificato, a proprio uso e consumo le regole del galateo vissuto, per poi somministrarlo come il "perfetto"? Sussistono anche regole estremamente corrette, anche se non sancite. per esempio riferisco un anedddoto capitatomi: Studiavo all'Università di Napol al Politecnico,a Fuorigrotta ed una domenica andai a fare una passeggiata dalle parti di Forcelle (noto rione di commercio di prodotti vari e di sigarete di contrabbando). Mentre, nei vicoli mi accingevio a raggiungere il luogo, fui fermato da una persona che, con molto sussiego, si dissa contento di vedermi da quelle parti. al momento, anche se il viso non mi sembrava del tutto nuovo, non avevo idea di chi potesse essere. La persona mi invitò a prendere un caffè con lui e reitenno non opportuno, anche per non toccare la sua suscettibilità, non accettando. Nel frattempo, qualche parola di convenienza, mentre cercavo di ricostruire quella immagine. Al momento di andar via, ringraziai, ma lui di rimando mi disse:"sono io che debbo ringraziare perchè lei mi ha dato l'occasione di offrirle un caffè" ed aggiunse:" quando la mattina incontrate qualcuno e dite 'buongiorno?, quello che vi dice "grazie". Rimasi di stucco e poi ricordai che alla offerta del caffè, si risponde: "a ben rendere" e ricordai ancora che: "chi ringrazia, esce d'obbligo" Poi ricordai chi era quella persona tanto gentile ed educata: era lo spazzino che veniva al mio alloggio a raccogliere l'immondizia e che, evidentemente, avendo riconosciuto, nel suo quartiere, un suo..."cliente", si era sentito in obbligo di offrire una tazza di caffè. Mi piacerebbe tanto sapere come, questo aneddoto, viene giudicato dai novelli Monsignor della Casa.
  • EDWIGE - Buongiorno Sicuramente sono fuori tema. Mi trovo di fronte ad un dilemma. Ho ricevuto un regalo (vuotatasche) da una persona che pensavo lo facesse con empatia. Ho accettato visto che non si trattava di regalo costoso o imbarazzante e che, dovendo poi prendere un aereo, non poteva essere un mazzo di fiori. Ho scoperto che invece la persona era falsa, anzi stava tramando salle mie spalle ed avrebbe scritto cose sgradevoli.... Mi sono sentita presa in giro ed offesa Vorrei inviarlo indietro e senza alcun commenti scritto a significare: vergognati ho saputo e visto tutto Cosa mi consigli Grazie Edwige


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