"Storia del calcio molese": Sebastiano Roca racconta 90 anni di pallone a Mola di Bari
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martedė 22 marzo 2022
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di Claudio Mezzapesa
Un volume suddiviso in 20 capitoli che narra novant’anni di calcio a Mola: dai primordi degli anni 20 fino al termine del campionato 2011/2012, quando l’Atletico Mola, squadra biancoazzurra allenata da Mimmo Caricola e presieduta da Agostino Divella, conquistò il passaggio dal campionato di Promozione a quello di Eccellenza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il libro si presenta quindi come lunga cavalcata che si trasforma pian piano in una sorta di romanzo: quello del calcio molese, appunto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Particolarmente significativo è il capitolo otto intitolato “La rinascita”, in cui si parla del calcio nell’immediato Dopoguerra, quando il pallone riprese vigore dopo anni bui e Mola vide la nascita di nuove squadre come la Libertas, la San Giorgio, l’Ardita 2000, la Net e l’Uragano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra queste squadre, l’Uragano fu quella che più di tutte lasciò il segno negli annali calcistici. La sua creazione fu dovuta agli inglesi di stanza al Campo San Marco allestito alle porte di Bari, i quali spinsero i molesi a mettere su una squadra di calcio. E questa formazione, che annoverava fra le sue fila giocatori come D’Amico, Miuli, Rago, Verga e i fratelli Giovanni e Stefano Catalano, il 1° giugno del 1947 si aggiudicò la finale del Campionato di S.P. battendo la Juventus di Fasano per 3-0. Della squadra, presieduta da Mario Recchia, faceva parte l’allenatore Sante Liotine che negli anni seguenti diventò presidente del Coni pugliese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel secondo e terzo capitolo l’autore parla invece di come erano fatti i palloni e le scarpe negli anni 40. Sferico o quasi, il pallone dei tempi eroici era composto da spicchi cuciti fra loro con lo spago. Solo due non lo erano, per dare la possibilità di inserire la camera d’aria che veniva gonfiata con una pompa di bicicletta attraverso un budello (u maccaraune). Mentre le scarpe erano di duro cuoio e prima di essere usate venivano sottoposte a una serie di interventi per modellarle sul piede del calciatore. Originariamente non avevano i bulloni e aderivano al terreno con strisce di cuoio orizzontali.
Tante curiosità quindi nel volume di Sebastiano Roca, che rappresenta un atto di amore verso il suo paese e verso quei dirigenti, calciatori e tecnici che hanno contribuito a scrivere una storia secolare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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Scritto da
Claudio Mezzapesa
Claudio Mezzapesa