di Stefania Buono

I frutti ibridi? Aprium, grapple e metis. Ma anche il limone è un incrocio
BARI – Metis, Pineberry, Aprium. Che cosa sono questi nomi strani? “Ibridi”, ovvero frutti derivati da incroci di specie diverse. Ormai i botanici ci provano con tutto ciò che c’è in natura, nella speranza di creare in laboratorio frutti che riescano a superare i loro “genitori” nel gusto e nell’aspetto. E a volte ci riescono, regalando ai consumatori prodotti indovinati come le clementine (incroci tra arance e mandarini) o il mapo (mix tra mandarino e pompelmo).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E comunque molti dei frutti più comuni che mangiamo quotidianamente in realtà sono ibridi. Prendiamo ad esempio gli agrumi. Sembra che le tante varietà che conosciamo si sarebbero evolute tutte da tre sole specie originarie: il mandarino, il cedro e il pomelo (una sorta di pompelmo più dolce e con frutti grandi come cocomeri che ha perso di interesse commerciale perché necessita di ben otto anni per poter maturare). 

L'arancio ad esempio è un antichissimo ibrido naturale nato dall'unione tra il mandarino e il pomelo. Arancio che poi, mischiandosi a sua volta con il pomelo, ha dato origine al pompelmo e unendosi invece con il cedro ha regalato all’umanità niente meno che il limone. Al contrario frutti il cui nome fa pensare a un ibrido, come la pesca noce o il caco mela, sono varietà presenti in natura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma come avvengono gli incroci? «Il metodo tradizionale prevede il prelievo di polline dal maschio di una varietà con la seguente impollinazione della femmina di un’altra varietà –ci spiega Giuseppe Ferrara, ricercatore in fruttiferi pressa la facoltà di Agraria di Bari- . Insomma ciò che la natura fa con il vento e gli insetti, in maniera casuale, l’uomo lo realizza in un tempo molto più breve e scegliendo lui che varietà di frutto incrociare, fin quando non ottiene il risultato sperato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

 
E quindi via libera all’aprium (mix tra prugna e albicocca), al grapple (uva e mela), al pineberry (ananas e fragola), al tayberry (lampone e mora) e tra poco troveremo sui banchi dei fruttivendoli anche il metis, ibrido tra susina e albicocco.  (Vedi foto galleria)

Tutti ibridi, che attenzione non vanno confusi con gli ogm, gli organismi geneticamente modificati, creati sempre in laboratorio ma manipolando il dna della pianta. Il creare ibridi necessita però di alti costi per la produzione e la sperimentazione e molto spesso alcune di queste nuove varietà non approdano subito in tutti i mercati per questioni commerciali e di brevetto. Inoltre l’incrociare non è per nulla facile, visto che non tutti i legami sono possibili o comunque appetibili.  E quando ci si riesce poi bisogna sempre aspettare il giudizio dei consumatori che possono promuovere o bocciare le novità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Come detto il mapo, incrocio tra mandarino avana e pompelmo duncan, ha convinto gli amanti degli agrumi, così come la clementina, ibrido tra arancia e mandarino. «Io compro più clementine che mandarini – ci dice un signore che gira tra i banchi di frutti in un mercato all’aperto di Bari - . Inizialmente le provai perché mi attirava il loro colore, più acceso di quello dei mandarini e poi mi sono abituato al loro gusto. Oltretutto ci sono anche meno semi rispetto al frutto originale».  

Ma i consumatori proverebbero mai un pineberry o un grapple? «Probabilmente no, non mi convince il loro aspetto», ci dice una signora. Ma una ragazza ribatte: «Non mi spaventano e sicuramente li proverei, sempre che il loro costo non sia troppo alto.  «Anch’io – conferma un’altra giovane -, perché sono sempre alla ricerca di sapori nuovi».


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  • giovanni - qualche appunto: pineberry non è un incrocio tra fragola e ananas, ma una varietà di fragola antica dal sapore che ricorda l'ananas.


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