di Ilaria Milella

Bari, il villaggio di ''Nor Arax'': lì dove dal 1926 vivono gli armeni
BARI –  Arrivarono a Bari nel 1919 e qui trovarono rifugio e protezione dai turchi, che avevano deciso di perseguirli e sterminarli, perché vedevano in loro un potenziale nemico. Parliamo degli Armeni, popolo che ha visto riconosciuta la propria indipendenza solo nel 1991, ma che per secoli ha vissuto una storia fatta di genocidi e paura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Bari, cento anni fa, rappresentò la salvezza per decine di loro. Il gruppo dei primi esuli sbarcati nel capoluogo (circa 60 persone), trovò un primo riparo nei pressi di un lanificio, ma poi nel 1924 fu concesso loro un terreno sito nell’attuale via Amendola. E’ lì che gli armeni fondarono il villaggio “Nor Arax” (Aras è un fiume che scorre lungo la Turchia e l’Armenia) ed proprio lì, che alcuni di loro, a distanza di tanti anni, vivono ancora.  

Su quel terreno furono eretti nove padiglioni Docker in legno (assegnati con regio decreto) che funsero da abitazioni e all’esterno vennero apposte due targhe con il nome del villaggio ancora visibili, una in lingua armena e l'altra in latino, con l’anno di fondazione scritto in numeri romani, MCMXXVI: 1926 (vedi foto galleria).

Il centro abitato era fornito di acqua ed era costituito da case (di cui oggi ne sono sopravvissute solo quattro) composte all’interno da sei vani capaci di ospitare all’interno due nuclei familiari. A questi si aggiungevano due edifici in muratura: una cappella frequentata dalla comunità per la celebrazione delle feste e l’abitazione di Hrand Nazariantz, il grande poeta che fu il primo armeno ad arrivare a Bari nel 1913. 

E lì, in via Amendola, vivono ancora 15 persone: quattro anziani e i loro figli e nipoti. Il villaggio è abitato dagli armeni ma anche da alcune monache. Fu dietro richiesta di Nazariantz che vennero chiamate al villaggio delle suore per educare i bambini residenti. Le loro case sorsero accanto a quelle dei rifugiati e successivamente venne edificata l’abitazione in muratura dove ancora risiedono e che per anni ha ospitato un asilo privato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


«La vita comunitaria in origine era molto semplice – racconta Rupen Timurian, presidente onorario del centro Studi Hrand Nazariantz di Bari -. Un forte senso di collaborazione era diffuso tra gli esuli e gli anziani erano le guide spirituali del villaggio. Ricordo il Natale con particolare gioia -  continua il presidente - celebravamo quello cattolico il 25 dicembre e il 6 gennaio quello ortodosso, ricevendo due volte i regali. Anche la Pasqua era un momento speciale, coloravamo le uova di rosso come nella tipica tradizione orientale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le prime attività lavorative svolte nel villaggio dalla comunità armena erano compiute collettivamente e consistevano nella tessitura al telaio dei tappeti. «La maggior parte degli armeni proveniva dall’Anatolia, patria della produzione di tappeti – ci racconta Timurian  –. Gli armeni hanno sempre esportato questa conoscenza ovunque nel mondo e lo stesso fece mio padre. I tappeti divennero quindi la base del commercio e della fortuna della mia famiglia».  «La fabbrica di tappeti orientali divenne in seguito una delle più importanti in Occidente - continua Carlo Coppola, segretario del Centro Studi Nazariantz -. I manufatti furono consegnati tra gli altri a Papa Pio XI, alla regina Elena del Montenegro e allo scrittore Luigi Pirandello».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Con il passare del tempo il villaggio si svuotò della maggior parte dei suoi abitanti. In molti partirono e si trasferirono al Nord o all’estero. Ma Nor Arax è ancora lì, protetta da chi lì ci ha vissuto e ancora ci vive, come la 43enne Kaianik Adagian. «Mi sento custode del villaggio – afferma - un posto pieno dell’energia della gente che ci è passata. Si tratta di un luogo sacro, la cui memoria deve essere preservata e infusa nelle nuove generazioni di armeni».


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  • A. S. R. Terjanian - Mi ha fatto gran piacere leggere questo articolo a proposito di Nor Arax sulla via Amendola. Mi dispiace moltissimo che, io ho studiato a Bari nel 1967-68, sulla stessa via Amendola (165 - IAM de Bari) e non sapevo che c'era questa comunità. Ch'ma fa, a da csi e, che si e la vit! L'articolo di Ilaria mi ha aperto gli occhi e la memoria, una memoria dolce della gente gentilissima della Puglia. Vi ringrazio moltissimo e vi prego di trasmettere i miei auguri al Signor Adagian e anche al Signor Timuriantz che penso avere incontrato nel 1968. A. S. R. Terjanian Ottawa, Canada
  • Francesca - Davvero interessante!
  • Lucrezia Massari - Azniv Hgigugassian, mia suocera e Victoria,Nonna di mio marito, hanno abitato nel villaggio. Mia suocera,Aznive, ha avuto come padrino di varesina il poeta Nazarian...!
  • Carlo Coppola - Come cittadino della Repubblica di Armenia e Presidente del Centro Studi Hrand Nazariantz di Bari ringrazio tutti coloro che hanno partecipato con i loro commenti. Particolare ringraziamento all'autrice dell'Articolo Ilaria Milella, per l'interesse mostrato nei confronti della Presenza Armena a Bari.
  • Gaetano Sacco - Io ho fatto l'asilo e la primina in quel villaggio negli anni 50. Lo riportato in un mio scritto.
  • Salvatore Bagnato - Salve! Il mio amico Rupen Timurian, unitamente a suo figlio, mi ha chiesto di interessarmi presso il Comune di Bari perchè la dimora degli armeni del 1926, Nor Arax, oggi piuttosto in degrado, sia rimessa in buone condizioni ed anzi sia elevata ad importante sito storico della città. Non son riuscito a far nulla, purtroppo! Volete provarci voi? Grazie. Sarebbe una grande cosa per la città di Bari. Complimenti per il vostro lavoro.


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