di Salvatore Schirone

Emergenza ''padri separati'': in 800mila non riescono a pagare gli assegni famigliari
BARI - «Sarà stata la tensione per i problemi economici dopo il mio licenziamento...». Così Nicola, 52 anni, cerca di trovare un senso all'assurda situazione in cui si trova. L'ennesima lite e la moglie dopo oltre 20 anni di matrimonio, lo mette alla porta. Due figli, il grande da mantenere all'Università. Nessuna entrata e un pesante assegno di mantenimento da pagare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per i prime tre mesi Nicola vive in macchina. Non ha il coraggio di dirlo a sua madre che lo crede ancora felicemente sposato. E anche a lui sembra solo un brutto incubo da cui presto si risveglierà. Ma viene riportato alla drammatica realtà quando il giudice stabilisce l'importo dell'assegno da corrispondere alla sua famiglia: 550 euro al mese. Ritorna a vivere con la madre e si mette a cercare un'altra occupazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Fatichiamo a trovare un momento per incontrarlo, perché "felice" ci racconta: «Finalmente ho trovato un lavoro. Dalle 10 alle 15,30 in un locale, poi corro per raggiungere il call center e fare le mie sei ore. Per fortuna ora a casa dei miei non ho altre spese e riesco a pagare almeno una parte dell'assegno di mantenimento che devo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Questa di Nicola è una storia comune a molti altri padri separati, con serie difficoltà economiche. Non è un caso che in questi ultimi dieci anni siano spuntate come funghi associazioni in difesa di questa nuova categoria di poveri. Una semplice ricerca su internet e troviamo: padri.it, padriseparati.it, papaseparati.it ...Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Secondo l'Ami, associazione avvocati matrimonialisti italiani, sono 800mila i padri separati a rischio povertà in Italia. Una nuova emergenza. Qualche timida risposta da parte delle istituzioni è arrivata. A Rho, nel milanese, ad esempio due anni fa è sorta una struttura che accoglie 15 padri in difficoltà. La provincia di Bolzano mette a disposizione quattro miniappartamenti. Due case a Roma. E Torino si affida alla Caritas per un servizio di assistenza abitativa temporanea.  


E Bari? Come al solito nulla si muove. Eppure i casi aumentano in modo esponenziale. Un facile riscontro lo abbiamo andando a visitare il dormitorio maschile "don Vito Diana", della Caritas diocesana, nato nel 2008 per far fronte alle esigenze dei senza fissa dimora: 12 stanze, 48 posti letto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Don Antonio Ruccia, il direttore, ce lo conferma: «Già nel primo suo primo anno di vita la struttura ha ospitato per il 50% italiani. Tra di essi, il numero dei separati aumenta costantemente. Non riusciamo a rispondere a tutte le richieste». E sappiamo che molti di loro, come Nicola, per "vergogna" non bussano nemmeno alla loro porta. Inoltre gli ospiti del dormitorio possono restare per un periodo massimo di tre mesi, un tempo ritenuto sufficiente perché possano trovare un lavoro e rimettersi in carreggiata. Ma chi ha già 50 anni e deve sostenere moglie, figli e un fitto difficilmente ci riesce.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La separazione è causa di impoverimento per entrambi i coniugi. Lo sappiamo. Specialmente in questi tempi di crisi generale. Quello che si riusciva a spuntare in una economia di comunione, diventa impossibile in separazione, dove le spese di casa e le bollette raddoppiano. Ma come mai la separazione colpisce più gli uomini? Lo chiediamo a Teodoro Martino, avvocato matrimonialista barese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«La legge - dice - mira sempre a tutelare i figli, in particolare quando sono piccoli, sotto i 14 anni. Se non ci sono particolari situazioni di grave disagio, la custodia dei figli viene quasi sempre affidata alla madre. E quindi chi è costretto ad uscire di casa è l'uomo. E purtroppo l'affidamento condiviso è ancora poco applicato (legge n. 54 dell'8 febbraio 2006). Circa l'assegno di mantenimento, è vero che il giudice tiene presente il reddito percepito, ma nel caso di disoccupazione, deve comunque garantire il sostentamento sufficiente alla moglie e ai figli. Che siano pure 100 euro al mese: un'enormità per un disoccupato».


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  • Vitino alberga - Buongiorno. Sono vicino alberga, padre di due figli, oggi la grande ha 26 anni con figlio di 5 e mio figlio di 19. Sono separato dal 2008, tutto parte male, perché il mio avvocato, si presenta impreparato, in più, dinanzi al presidente, risulta dottore e non avvocato. Pertanto non ha neanche aperto bocca. Il risultato è stato, che dovevo lasciare la casa coniugale, di cui sono due case dove ad una pago ancora un prestito cointestato, 500 euro di alimenti a mio figlio. Subito dopo abbiamo fatto ricorso per avere una riduzione per l'assegno, perché Non posso farcela con le spese, in totale 1000 euro di spese al mese per alimenti, prestito,affitto di casa. Con stipendio di 1400 euro. Anno per anno , sempre si rimanda l'udienza, dove sono state presentati anche altri documenti dove si dimostra che x 4 anni la mia ex ha affittato la porzione di casa che ancora pago, a 400 euro mensili, non dandomi niente. Poi, trova lavoro in svizzera, va via, manca 2 e mezzo, mio figlio sta con me , quando torna mi fa causa perché vuole i soldi che non gli ho dato in quei mesi. Vince la causa. Impossibile per me dare quei soldi, anche perché ho avuto diede per mio figlio, mi pignorano la liquidazione,si perché la mia azienda nel frattempo è chiusa. Poi richiedono gli aumenti istat, il mio avv dice che non gli spettano perché non abbiamo una sentenza definitiva, ma è una omologa. Beh.. fanno causa, vincono, il mio avv si appella, mi tolgono il quinto dalla mobilità da 860 euro, prendo 574 euro anche meno alcuni mesi, di cui 500 vanno agli alimenti. Il 27 gennaio 2007 faccio assegno per alimenti, il 2 febbraio va via a Potenza per lavoro, lasciando a mio figlio oggi 19 anni, 80 euro. Ditemi voi, cosa mi conviene fare? Mettermi una pistola alla tempia e darla finita, o cosa? Una buona per te della colpa va ai signori giudici, dove loro credono di sapere tutto su tutti, e pensano di decidere sugli altri. Nel frattempo, per andare avanti, si diventa......... buona giornata


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