di Salvatore Schirone

Bus n.19, assalto quotidiano degli ospiti del Cara: risse e incidenti
BARI - «Abbiamo sempre paura di prendere quel bus quando torniamo da scuola». Scene da attacco alla diligenza, quelle che racconta Fabio, che si verificano quasi quotidianamente sulla linea 19 dell'Amtab, che collega piazza Aldo Moro a Enziteto, il quartiere San Pio di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Nell'ora di punta, gli studenti pendolari assistono impotenti all'assalto del mezzo: decine di ragazzi di colore salgono sul bus, cominciando a infastidire tutti. L'ultimo episodio qualche giorno fa. Riferisce Fabio: «Un ragazzino è stato picchiato brutalmente solo perché si era rifiutato di cedere il suo posto». E non vengono risparmiati nemmeno gli adulti. Una signora viene "palpata". Nasce una discussione. La donna chiama il marito sul cellulare. L'uomo raggiunge il pullman alla fermata e scoppia una rissa. 
 
Ma i fatti più gravi avvengono nelle ore serali, durante le ultime corse, quando a temere di più non sono i pendolari, ormai già tornati a casa, ma i conducenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
«Faccio regolarmente anch’io quella tratta - ci dice un giovane autista Amtab - e ormai siamo rassegnati a lavorare in questa situazione. Questi uomini salgono ubriachi e sono fuori di testa. Sono ospiti del Cara (Centro di accoglienza richiedenti asilo). E dopo esser stati tutto il giorno in giro per la città ritornano al centro di accoglienza, da dove sono usciti clandestinamente attraverso i varchi della recinzione. L'altro lunedì (18 novembre) sono andato personalmente a riprendere dal pronto soccorso il mio collega Francesco».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Cosa era successo?

 
Per motivi di sicurezza la direzione dell'Amtab ha stabilito di saltare la prima delle due fermate poste sulla tangenziale, quella per intenderci che si trova subito dopo la stazione di servizio Erg, prima di arrivare a Palese. È la fermata più vicina in linea d'aria al Cara. Lì solitamente scendono tutti per ritirarsi. Quando il bus non si ferma, si scatena il putiferio. Tutti si accalcano alle uscite, spingendo e gridando. Francesco ha intimato a uno di loro, completamente ubriaco, di allontanarsi dalla portiera e si è beccato un bel pugno in faccia. Ha abbandonato il mezzo e chiamato la polizia. 
 
«Abbiamo denunciato anche al Comune questo problema, ma si sono stretti tutti nelle spalle - continua l'autista -. Ed è inutile fare multe: i controllori possono solo farli scendere, ma tanto risalgono sulla corsa successiva».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
La situazione è ben nota anche alle forze dell'ordine. Infatti il nigeriano reo confesso dell'assassinio di Caterina Susca, la 60enne di Torre a Mare, è stato identificato e arrestato proprio sul famigerato numero 19. Anche lui era un ospite del Cara.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Questo è ciò che avviene quando all’integrazione (o al contrario all’espulsione) si sostituiscono strane forme di “detenzione amministrativa” che costringono centinaia di persone a vivere per lungo tempo in un centro di “accoglienza” senza conoscere il proprio futuro. La fuga diventa la regola. E decisioni prese a livello governativo vedono i loro effetti riversarsi sulla vita dei singoli cittadini, nell’immobilismo delle amministrazioni comunali.


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