di Marco Montrone

''Cioch cioch, bevilach bevilach'': ecco chi è Miah, il mago bengalese
BARI - «Cioch cioch, bevilach bevilach». Alzi la mano chi, per le strade e i locali di Bari, non abbia mai sentito almeno per una volta questa cantilena. L’autore? Miah Salak, 51 anni, bengalese, professione: mago.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da 17 anni a Bari, Miah introduce i suoi giochi di illusionismo con queste parole, ripetute all’infinito, allietando i clienti di ristoranti e bar con trucchi semplici ma efficaci, come quello della “spada che attraversa il collo”. In cambio spera, sera dopo sera, di ricevere offerte che gli permettano di continuare a campare, soldi che raccoglie nel suo “magico” cappello rosso-oro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Miah è l’”eroe” di una comunità, quella del Bangladesh (Stato sud-asiatico stretto tra India e Birmania, tra i più poveri al mondo), che a Bari conta all’incirca 300 persone. Una comunità dai tratti particolarissimi. Abbiamo incontriamo tempo fa tre di loro nello loro casa, in via de Nittis, nel quartiere San Pasquale, uno dei rioni più multietnici del capoluogo pugliese. Oltre a Miah ad accoglierci c'erano Mohammed e Alì: assieme ad altri due connazionali condividono questo piccolo e dimesso appartamento affittato per 400 euro al mese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Mohammed, 37 anni, fa i lavapiatti in un ristorante, Alì si dedica invece all’attività più diffusa tra i bengalesi: la vendita di rose nei locali. Tutti e tre sono sposati con figli, ma della loro famiglia, a Bari, non c’è traccia. Questo è una della particolarità di questa comunità: non ci donne e bambini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Un grosso problema», dice Mohammed sorridendo amaramente. Miah ci spiega che «per le donne in Italia è molto difficile trovare lavoro e vendere le rose per strada sarebbe pericoloso per una signora». Quindi i bengalesi si sono abituati a vivere da soli, senza famiglia, alla quale mensilmente spediscono i loro miseri guadagni, che in Bangladesh rappresentano però una ricchezza. Mohammed ha due figli di 4 e 9 anni, che non vede da due anni. Miah dice che Mohammed piange spesso la notte e tocca a lui consolarlo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Miah invece è più “fortunato”, lui guadagna “tanto”, anche 600-700 euro al mese: invia 400 euro alla famiglia e il resto (togliendo affitto e cibo) lo mette da parte. Riesce così a partire una volta all’anno per Dacca, sua città natale e a riabbracciare sua moglie e i due suoi figli di 23 e 29 anni, con cui resta per 2-3 mesi. Per gli altri la vita è ancora più dura: alcuni non vedono i propri cari da 3 anni, non avendo abbastanza soldi per pagarsi il viaggio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Alì ci spiega come un mazzo di 20 rose comprate al mercato costi 7 euro: rivendute a un euro l’una possono fruttare 13 euro di guadagno. «Ma quasi mai si riesce a venderle tutte – dice Alì – e spesso non si riesce nemmeno a coprire i costi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il rapporto con i baresi? «Qui le persone sono gentili – afferma Miah – anche perché nei loro confronti ci poniamo sempre con il sorriso». L’unico problema è rappresentato dal bullismo giovanile. «Quando torniamo a casa di notte – dice con rammarico Miah - spesso siamo presi di mira dai ragazzini: passano con il motorino e ci schiaffeggiano».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A Miah facciamo un’ultima domanda: «Che vuol dire bevilach?» «Abracadabra - ci risponde lui – magia». Proprio quella che servirebbe a rendere la vita di questi uomini meno difficile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un video con le magie di "Cioch cioch":



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