di Luca Carofiglio

Colori, meraviglia e maestria: viaggio negli hangar dove nasce il Carnevale di Putignano
PUTIGNANO - Enormi spazi zeppi di giornali e colla, dove in un tripudio di colori si respira l'aria di una tradizione secolare. Parliamo degli hangar di Putignano, tre capannoni degli anni 70 in cui vengono partoriti i carri allegorici del famoso Carnevale locale, grazie all’opera dei talentuosi maestri cartapestai. Uno storico "quartier generale" che un giorno sparirà, visto che gli stabili verranno abbattuti nell'ambito di un progetto di riqualificazione urbana e i laboratori trasferiti in nuovi immobili situati in via Colombo. Siamo andati a visitarli (Vedi foto galleria)

Gli edifici, di proprietà comunale, si trovano di fronte al cimitero cittadino. Sul bianco dei mattoni con cui furono costruiti risaltano le serrande di ferro, alcune delle quali arrugginite, e le ampie vetrate poste sotto il tetto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Decidiamo di entrare nel fabbricato più a est e subito ci ritroviamo in uno spazio gigantesco e meraviglioso che accoglie carri che pesano centinaia di quintali, toccando i 16 metri di altezza. Qui ci sono tre dei sette scompartimenti totali, tanti quanti sono gli artisti che partecipano alle sfilate con le loro creazioni. Un numero ormai fisso, visto che tra i maestri manca un ricambio generazionale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci guardiamo intorno in un ambiente dalle mille sfumature cromatiche. A fatica ci facciamo largo tra alcuni elaboratissimi fantocci: c'è quello di una donna a seno nudo, "sorvegliato" da un pagliaccio spaventoso e dallo sguardo severo di una Merkel in cartapesta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

“Sculture” che dopo essere state mostrate al pubblico nella classica parata mascherata invernale entreranno in scena per un’ultima volta durante la versione estiva della festa, in programma quest'anno il 28 e 29 luglio. Poi verranno smontate, in modo da fare spazio alle nuove variopinte opere della stagione successiva.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci dirigiamo a questo punto verso l’ala più illuminata e spaziosa. E’ qui che incontriamo il 71enne Franco Giotta, perito meccanico e maestro più anziano del paese. «Ho realizzato il mio primo carro nel 1964 - racconta il signore -, ispirato dal film “La noia” di Damiano Damiani, con Catherine Spaak che in una scena mostrava il suo seno. Lo chiamai “Catherine: o la va o la Spacc”, riproducendo la figura femminile svestita con attorno l’intellettuale, il figlio di papà e l’operaio: tre ragazzi di ceti diversi che per la prima volta davanti a tanta bellezza si trovavano d’accordo nel condividere questo segno di emancipazione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I ricordi ora però lasciano spazio al suo ultimo lavoro: "Eroi per forza", mastodontica creazione che tocca quasi il soffitto. Rappresenta un cittadino italiano vestito di giallo che regge un bilanciere con i pesi simboleggiati da due teschi: sono migranti destinati a una certa e tragica fine. Nel frattempo “Farinella”, classica maschera del Carnevale, riposa sdraiato ai piedi del carro, sotto il vigile sguardo di due volti che decorano il perimetro dell’installazione.  


Ma il colosso non è l'unica attrazione dell'hangar: siamo infatti accerchiati da un’impressionante mole di attrezzi e materiali dai colori accesissimi. A poca distanza da un tavolo colmo di vernici, pennelli e pinze ce n'è un altro riempito con chiavi inglesi, martelli, tenaglie e un trapano. Al di sopra di quest'ultimo notiamo le sfere usate per le pupille dei personaggi, mentre su uno scaffale un aerografo precede pile di giornali pronti a diventare il rivestimento dei nuovi carri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci accomiatiamo da Franco per avviarci verso il capannone adiacente, passando dal veterano al più giovane del settore: ad accoglierci c'è infatti il 43enne Deni Bianco. «Sono un appassionato scenografo - sottolinea l'uomo - e ultimamente ho contribuito alla realizzazione del corteo storico di Bari e di alcuni spettacoli di Caparezza».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Davanti ai nostri occhi si erge imponente la sua ultima fatica, intitolata “2018. Odissea nello strazio”. Consiste nella riproduzione di un cavallo di Troia, da cui pendono alcuni dei valorosi protagonisti dell'Iliade e nove fantocci ingoffiti, simbolo dei tempi moderni che scontano l'assenza di grandi personaggi. La testa dell'equino, temporaneamente smontata per ragioni di spazio, nasconde un insolito Capitan America su un water e la scritta che spiega l'idea alla base del manufatto: "Dove sono gli eroi?".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche questo locale ha un "contorno" affascinante, con una selva di scalpelli, seghe, forbici, tavoli inverniciati, pennelli e pentole per la preparazione della colla. «Mi piange il cuore nel pensare che questi “magici” capannoni verranno un giorno demoliti – ci confida Deni prima di salutarci –. Saranno anche obsoleti ma è proprio qui che si è compiuta la gloriosa storia del Carnevale di Putignano».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica di Eva Signorile)


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  • Cecilia colapietro - Complimenti Luca. I tuoi articoli sono chiari e si leggono facilmente. Anche interessanti


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