di Salvatore Schirone

Sono 10mila i musulmani ''baresi'': «Ma manca l'integrazione culturale»
BARI – Dall’847 al 871 Bari fu la sede del più importante insediamento musulmano d’Italia, governato in successione da ben tre emiri. Tracce dell’antica presenza islamica in città persistono in particolari architettonici, nel folclore e persino nel dialetto barese. Ma ora i musulmani sono tornati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sebbene il capoluogo pugliese non abbia una moschea moderna come quelle di Roma o Milano e nessun minareto sgomiti tra i campanili delle chiese cattoliche, l’Islam è a Bari una realtà quanto mai viva e pulsante. Una comunità in forte espansione con 10mila fedeli, una grande casa di preghiera, una scuola coranica e un centro di lingua e cultura araba (vedi foto galleria). Anche se non mancano problemi di integrazione e disagi che Bari, per quanto molto tollerante, fatica a intercettare. A raccontarceli è Sharif Lorenzini (nella foto, in preghiera), vicepresidente della comunità islamica in Puglia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sharif, lei è considerato un punto di riferimento per la comunità musulmana barese...

Perché sono barese, oltre che musulmano. Le mie origini sono irachene, ma vivo a Bari dall'età di 13 anni, come figlio adottivo di una famiglia italiana. Tranne per la parentesi degli studi universitari condotti a Torino, dove mi sono laureato in ingegneria gestionale, e per il dottorato in Inghilterra, ho vissuto sempre a Bari. Sono addirittura cresciuto in un ambiente cattolico: ho fatto parte dello scoutismo per cinque anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Come mai è “ritornato” all'Islam?

Raggiunta la maggiore età mi sono riavvicinato alla fede musulmana. E paradossalmente questo è avvenuto grazie alla Chiesa cattolica. Il mio primo Corano mi fu regalato dal mio gruppo scout. Loro hanno sempre rispettato la mia fede religiosa, anzi mi hanno aiutato a riscoprirla. Poi ho studiato l'arabo, la lingua del Corano, perché le mie conoscenze risalivano a labili ricordi della infanzia. Ma ho continuato sempre a vivere tra le due culture e le due religioni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quanti fedeli sono presenti a Bari?

La presenza islamica a Bari risale agli anni 70. Il primo nucleo di musulmani non aveva un luogo fisso per la preghiera. Ricordo che io cominciai a frequentarlo come studente universitario, alla fine degli anni 90. Ci si incontrava in alcuni appartamenti nei pressi del Tribunale in via Crispi. La comunità oggi è però cresciuta notevolmente. Sono circa 25mila i nuclei famigliari che gravitano nella provincia di Bari. Le nostre statistiche, che si basano solo sugli effettivi praticanti, dicono che nella sola città di Bari tra residenti e non, ci sono circa 10mila fedeli. L'attuale nostra sede, in via Capruzzi, sorta nell'ex edificio dismesso “Anfiteatro”, nel 2006 (anno dell’acquisizione) ci sembrava enorme. Ma oggi durante le feste maggiori e la preghiera del venerdì (l'equivalente della messa per i cattolici), trabocca di persone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un aumento dovuto all’immigrazione...

No, questo enorme sviluppo non è solo frutto del processo migratorio: siamo già alla seconda e terza generazione di credenti nati in Puglia. E poi ci sono le conversioni: direi che almeno il 5 per cento dei nostri fratelli sono baresi convertiti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Quali difficoltà incontrano i fedeli musulmani?

Le nostre difficoltà sono legate ad esempio all'esercizio della preghiera e ai nostri giorni di festa. Gli orari e i giorni di libertà dal lavoro in Italia solitamente ci impediscono il rispetto dei nostri obblighi di preghiera. Ad esempio il venerdì dovrebbe essere per noi giorno di festa. Così pure le due grandi feste annuali, la fine del Ramadan (mese del digiuno) e la festa del Sacrificio in riferimento al pellegrinaggio a La Mecca: molti di noi non hanno la possibilità di celebrarli. Stessa difficoltà incontrano i nostri figli a scuola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un'altra difficoltà è il cimitero. Non sappiamo dove seppellire i nostri defunti a Bari. Attualmente l'unico cimitero autorizzato è quello di Gioia del Colle. Abbiamo fatto formale richiesta al Comune per un'area riservata, ma sono anni che la nostra pratica viaggia da un assessorato all'altro senza risultato. Durante l'amministrazione precedente il sindaco Michele Emiliano ci aveva assegnato un'area presso il cimitero di Loseto, ma alla promessa non sono seguiti mai i fatti. Ci viene negato questo diritto umano. In pratica oggi le salme dei nostri defunti immigrati vengono rispedite dai famigliari nei loro paesi di origine, mentre i defunti italiani sono costretti a essere sepolti nel cimitero cristiano. La comunità cresce e credo che presto questa situazione diventerà una criticità se non una vera emergenza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per il cibo come fate?

E’ un altro problema, collegato alla difficoltà di procurarsi prodotti “halal”, quelli cioè conformi alla nostra legge che impone specifiche regole alimentari. Non possiamo mangiare qualsiasi tipo di carne, ma solo quelle di animali nutriti solo con prodotti vegetali e macellate secondo particolari criteri. Oltre al fatto che per noi è vietato cibarsi con carne di maiale. Uno studente o un operaio che è obbligato a mangiare in una mensa di fatto è costretto a scartare l'80 per cento dei pasti a disposizione perché non è sicuro della provenienza di quanto gli viene preparato. Ma anche stando a casa si hanno grosse difficoltà a procurarsi il cibo quotidiano. In Italia non c'è un solo negozio halal. Di fatto i nostri fratelli si devono arrangiare, così come i turisti musulmani che vengono in Italia e  non sanno deve andare a mangiare. Ma è un paradosso: un'enorme opportunità mancata per i commercianti, un giro d’affari sprecato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dopo i recenti fatti terroristici e le minacce dell'Isis all'Occidente, avete percepito ostilità nei vostri confronti?

Sono fatti molto lontani dalla nostra realtà culturale. Una mal compresa informazione può portare a considerare improvvisamente un nemico quello che poco prima era semplicemente il mio vicino di casa. Ma non abbiamo mai registrato episodi gravi di intolleranza e violenza. Generalmente la convivenza è pacifica. Bari è una città accogliente e rispettosa delle diversità. Tuttavia i disagi a cui ho accennato rivelano le lacune della società sul versante dell'integrazione culturale, lacune che generano involontariamente situazioni di discriminazione. Una discriminazione che non è più tra baresi e immigrati, ma tra baresi di diversa religione.


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