di Salvatore Schirone

La storia di ''Goccia del latte'': dove le balie nutrivano i neonati baresi
BARI - Apparentemente tutti contenti in una foto scattata lo scorso 24 maggio a Palazzo di città. L'ultimo atto dell'amministrazione comunale uscente è stato l'annuncio dell'imminente ristrutturazione della storica palazzina ex "Goccia del latte" in piazza Umberto I, a Bari. Il Comune stanzierà 99mila euro per i lavori che partiranno tra sei mesi. Plaudono all'annuncio Lorenzo Scarcelli, presidente del comitato cittadino "Piazza Umberto", ufficialmente invitato alla conferenza stampa e Giuseppe Nuovo, segretario della sezione Fidas (Federazione donatori di sangue) di Bari, che da 35 anni risiede nella struttura. 

Sarà la volta buona? Partirà da qui l'auspicata riqualificazione di Piazza Umberto? E soprattutto, questo piccolo gioiello dell'architettura in stile Liberty di inizio 900, manterrà la sua storica vocazione di solidarietà sociale?

La storia del piccolo padiglione ex "Goccia del latte" è infatti emblematica (vedi ampia galleria fotografica). Già la sua erezione, avvenuta il 28 settembre 1905, prima che divenisse il "caffè Umberto", come mostra una foto del 1911, fu segnata da un gesto di solidarietà. Il giorno dell'inaugurazione della statua equestre di Umberto I, realizzata dallo scultore Filippo Cifariello l'11 giugno 1905, il re Vittorio Emanuele III e la sua consorte Elena Petrovich del Montenegro, presenti alla solenne cerimonia, elargirono la somma di 25mila lire per l'assistenza dei poveri della città. Un gesto isolato, ma che evidentemente lasciò un segno e un'eredità spirituale alla città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Infatti, della sorte del Caffè Umberto non abbiamo molte notizie se non che restò per anni abbandonato, rischiando la demolizione, fino al 21 gennaio 1921 quando l'edificio venne assegnato a quella che può essere riconosciuta come la prima forma di assistenza sociale barese, l'"ente morale Goccia del latte". 

L'associazione era stata fondata dalla signora Ave Fornari Chierici il 28 aprile 1919, eretta con decreto n. 8916. Per i primi due anni le volontarie svolsero la loro opera in case private. In tempi di grande miseria e ignoranza, si occupavano di assistere le gestanti prive di mezzi e con molti figli nel decorso della gravidanza, offrendo controlli medici periodici, medicine, alimenti e soprattutto, una volta nati i bambini, nutrendo i piccoli con il latte materno fornito gratuitamente da generose balie, fatto che dette origine al caratteristico nome di "Goccia del latte". Il prefetto Ferrara si occupò di reperire i fondi necessari a rimettere a nuovo il fatiscente padiglione promuovendo una pubblica raccolta di oblazioni. La formale cerimonia di inaugurazione si svolse l'anno successivo, il 1 febbraio 1922.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


"Goccia di Latte" operò sino al 1960, fin quando visse la sua fondatrice. Col tempo la sua attività si estese anche ai bambini poveri con l'istituzione di asili-nido, scuole, colonie e mense, riscuotendo consensi e stima da parte di tutta la cittadinanza. Contribuirono i commercianti con donazioni e numerose dame e noti medici misero a disposizione le loro professionalità sotto la direzione sanitaria del professor De Vicaris.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Finita questa gloriosa esperienza, l'edificio conobbe il secondo abbandono che si è protratto fino ai giorni nostri. A salvare in qualche modo la struttura e a farla rivivere sono intervenute altre associazioni benefiche, l'Anonima alcolisti e la Fidas che dal 1979, pagando un canone di locazione di circa 200 euro mensili, ha evitato il peggio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A rivendicare questo merito le parole di Giuseppe Nuovo: «In questi anni, oltre alla raccolta di sangue abbiamo svolto un ruolo di presidio continuo su questa piazza, contro il degrado. Ci siamo presi in cura la pulizia del terrazzino, delle aiuole che la circondano e nel passato anche del tetto, che a nostre spese abbiamo impermeabilizzato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il Comune è intervenuto sporadicamente con piccoli lavori di pulizia dei muri esterni, imbrattati periodicamente da scritte di cattivo gusto. Ma un lavoro di ristrutturazione complessiva dell'edificio e dell'intera piazza, primo storico polmone verde del quartiere murattiano, non è mai stato fatto, malgrado reiterati e altisonanti annunci. C'è quindi da chiedersi se gli entusiasmi per l’annunciata ristrutturazione siano fondati e se davvero è arrivato il tempo della terza rinascita di "Goccia del latte". Anche perché al di là della somma stanziata, non si conoscono ad oggi né i particolari del progetto esecutivo di recupero architettonico, né tantomeno la destinazione d'uso. Anche se Scarcelli pare sicuro: «Dal Comune ci hanno promesso per i prossimi giorni la visione del progetto e ci hanno assicurato che la Fidas non sarà sfrattata». 

Vogliamo essere anche noi ottimisti sulla permanenza di questa nobile attività di volontariato all’interno di una palazzina che, adeguatamente riqualificata, potrà così continuare a rappresentare un simbolo di solidarietà, accoglienza e cooperazione all’interno della città di Bari.


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  • Eugenio Lombardi - Ottimo articolo. Il corso della palazzina "liberty" è stato quello della città: attenta ai vestiti buoni, eclettici, alla moda...Ma dietro, i contenuti hanno arrancato e sono stati promossi e sostenuti sempre e solo dall'impegno di singoli e di associazioni. Ben venga una ristrutturazione, ma con quali prospettive e, ancor più, in quale contesto che non sia poi l'emersione ancora più plateale del degrado circostante? Può essere quello del futuro sindaco il primo, forte atto a favore di una città boccheggiante l'annuncio con relativo finanziamento del recupero dell'intera piazza "con il massimo rispetto per la sua storia e la sua identità" ?


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