Rione Libertà, un rifugiato politico apre "Kurdistan": il primo ristorante di cucina curda di Bari
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giovedì 29 maggio 2025
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di Aya Aouichaoui - foto Giacomo Pepe
Da "Kurdistan" è possibile gustare specialità quali il nan, la tikka, lo shish kebab o la shorba, preparati dallo stesso Taher. Lo chef è un rifugiato e viene da Sulaymaniyah, città del Kurdistan iracheno: un luogo in cui da decenni si combatte per l’indipendenza dei curdi, popolo diviso tra Turchia, Iraq, Siria e Iran.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proprio per sfuggire alla guerra, Taher ha chiesto nel 2016 asilo politico in Italia. Arrivato qui dopo un lungo viaggio, si è messo subito al lavoro per aprire un laboratorio dove produrre e vendere nan: il pane tradizionale curdo cotto nel tipico forno tandoori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A un certo punto però la comunità curda del capoluogo pugliese, abbastanza numerosa, ha chiesto esplicitamente a Karzan di aprire un posto dove sarebbe stato possibile mangiare altre specialità. È così è nato “Kurdistan”: oggi divenuto un punto di riferimento non solo per i curdi ma per tutta la variegata comunità straniera del multietnico quartiere Libertà.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ed è proprio qui che siamo andati a trovare Taher per farci raccontare la sua storia. (Vedi foto galleria)
Ci troviamo quindi in via Nicolai 90, tra via Sagarriga Visconti e via Quintino Sella. Di fronte a noi si staglia la facciata esterna del ristorante: è semplice e riporta l’insegna con il nome accompagnato dalle bandiere del Kurdistan e dell’Italia e dalle foto di alcuni piatti tipici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
All’interno il locale è familiare, con tavoli rettangolari coperti da tovaglie in plastica trasparente. Le pareti sono decorate con quadri e fotografie che ritraggono paesaggi del Kurdistan e i pasti sono accompagnati da musica tradizionale, contribuendo a creare un legame visivo e sonoro con la terra d’origine del proprietario.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A venirci incontro è proprio Taher. «Quando sono arrivato in Italia – racconta – ho visto che molte minoranze straniere avevano un locale dove poter mangiare i loro piatti tipici. Noi curdi no. Nessuno offriva i nostri sapori. Così ho iniziato prima a fare il pane e, dopo aver messo da parte qualche soldo, ho deciso nel 2021 di aprire un vero e proprio ristorante curdo per la mia comunità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In poco tempo Kurdistan è divenuto un punto di ritrovo per la diaspora curda residente a Bari. A confermarcelo sono Saman e Sari, due amici di Karzan che aiutano il proprietario a portare avanti il ristorante, facendo ad esempio la spesa o sistemando i tavoli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Vogliamo supportare il nostro connazionale - ci dicono -. Siamo orgogliosi che qui a Bari ci sia un pezzo della nostra terra. Questo locale è ormai diventata la nostra casa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non sono però solo i clienti curdi a frequentare il ristorante, ma anche chi desidera scoprire una cucina ricca di sapori ancora poco esplorati. «Vengono da noi clienti di ogni nazionalità: pakistani, afghani, bengalesi, rumeni, ma anche italiani – sottolinea con fierezza Taher -. Famiglie intere che apprezzano il nostro cibo, la nostra accoglienza, il nostro modo di stare insieme».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma che cosa si mangia da “Kurdistan”? (Vedi video)
«Siamo rimasto fedelissimi alla tradizione – afferma il proprietario –. Il nostro menù è lo stesso che si potrebbe trovare trovare a Sulaymaniyya, Erbil o Duhok. I metodi di cottura, i sapori: tutto è fedele alle nostre radici. E anche spezie come il 7 baharat, il curry o la curcuma faccio in modo di farmeli portare direttamente dalla mia terra».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Karzan ci mostra il biryani: un riso con pollo, uva passa, frutta secca e spezie varie. Poi ecco la shorba (una sorta di passato di lenticchie), il sugo di fagioli e la zuppa di ceci. Ma il piatto principale è lo shish kebab: uno spiedino di carne di agnello marinato con spezie tipiche e cotto alla brace, accompagnato da verdure grigliate e riso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A mostrarci come si prepara lo spiedino è il giovane Mohamed: lavora da un anno nel ristorante, ricoprendo il doppio ruolo di cuoco e cameriere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
C’è anche il pane, il nan, che si prepara all’alba nel tandoori: un forno in ceramica a forma cilindrica. A cucinarlo è Hiwa Mahmood, che da ben 25 anni si dedica con passione all’arte della panificazione. Il suo pane è così apprezzato che numerosi commercianti del quartiere, come i gestori dei minimarket indiani, lo ordinano regolarmente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un elemento distintivo dell’esperienza culinaria è infine il mastaw: una bevanda a base di yogurt salato che accompagna i piatti di carne (nel ristorante non si serve alcol per questioni religiose). «All’inizio i clienti, soprattutto quelli italiani, erano “spaventati” da questo particolare prodotto – dice sorridendo Karzan - ora però ma lo chiedono sempre».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
Nel video (di Aya Aouichaoui e Gaia Agnelli) la nostra visita a "Kurdistan":
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