di Massimiliano Fina

Taranto, un giorno all'ippodromo: tra corse, scommesse, cavalli e drivers
TARANTO – E’ uno dei 25 ippodromi italiani e assieme a quello di Castelluccio dei Sauri in provincia di Foggia, l’unico pugliese. Parliamo del “Paolo VI” di Taranto, una struttura che ospita gare di cavalli da quasi quarant’anni: dal 29 giugno 1978.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ubicato in contrada Terra Rossa, sulla strada provinciale Taranto-Montemesola, si estende su una superficie di circa 260mila metri quadri. Possiede due piste una da corsa lunghe un chilometro (più una di allenamento di 800 metri), scuderie, alloggi e servizi per il personale, bar, parco giochi per bambini.  E’ attrezzato anche per le corse notturne. Qui si svolgono eventi importanti come  i gran premi “2 Mari” e “Città di Taranto”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo andati a trascorrere un martedì pomeriggio all’ippodromo per capire il mondo che ruota attorno alle corse, quello che ha ispirato tanti film come il mitico “Febbre da cavallo” di Steno. Un mondo particolare, tagliato spesso fuori dalle cronache sportive quotidiane, ma che attira appassionati, scommettitori e amanti dei cavalli.  (Vedi foto galleria)

L’impianto, di colore arancione, è immerso nel verde e situato su un’altura che domina la città. Giungiamo nell’ampio parcheggio intorno alle 14. L’ingresso è gratuito e una volta dentro veniamo accolti da un vasto e rigoglioso parco, ricco di piante e aiuole fiorite. Di fronte una scalinata ci fa accedere sugli spalti, da cui possiamo ammirare i cavalli e i loro “driver” che si stanno allenando in preparazione alla gara che avverrà di lì a poco. Si tratta di corse al trotto dove il cavallo traina un carro denominato “sulky” sul quale prende posto il guidatore o “driver”. 

Sugli spalti con seggiolini in plastica di colore rosso non sono presenti molti spettatori: oggi è un giorno feriale ed è pure molto presto. Avviciniamo Antonio, uno spettatore 50enne che siede su una carrozzina, che sta osservando attentamente gli allenamenti. «Sono cresciuto con i cavalli che erano destinati alle corse: mio padre lavorava in una scuderia – ci racconta con la voce rotta dall’emozione -. Oggi però purtroppo per motivi di salute non posso neppure montare a cavallo e quindi pur di rimanere in questo fantastico mondo vengo spesso all’ippodromo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lasciamo il nostalgico Antonio e attirati dal vociare entriamo nella sala scommesse, dove troviamo decine di persone con lo sguardo fisso rivolto in alto: stanno guardando i monitor dove scorrono i risultati delle  gare nazionali. Qui infatti si può giocare sia sulle corse che si disputeranno nell’ippodromo, sia su quelle che si stanno svolgendo in altri impianti. Ma l’ultimo avviso che proviene dall’altoparlante annuncia che la gara sta per cominciare: tra due minuti non si potrà più giocare. Così in molti si affrettano verso i terminali per fare l’ultima puntata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tutti sono immersi nelle scommesse, concentrati sulla corsa “Tris del caffè” che partirà alle 14:30: la più importante della giornata. Anche noi ci facciamo coinvolgere da questa atmosfera particolare e decidiamo di fare una giocata. Ma da perfetti incompetenti ci confondiamo davanti a un lungo elenco di nomi di cavalli, così tentiamo di farci suggerire dalla signora allo sportello quale sia il cavallo su cui puntare: lei ci indica il più quotato. Scegliamo la corsa numero 4 e scommettiamo due euro sul numero 6, il cavallo chiamato “Taiwan dei greppi”. 


Se però noi abbiamo scelto il primo animale che ci è capitato, non fanno lo stesso tutti gli altri scommettitori, che osserviamo mentre sono intenti ad analizzare tutti i fattori che potranno incidere sulla corsa: dalla lunghezza del percorso, all’età del cavallo, a quante corse ha vinto il guidatore e a quale scuderia appartiene. Hanno tutti in mano molti biglietti e la lista delle corse della giornata. Proviamo ad avvicinarli ma non hanno molta voglia di parlare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«E’ chiaro – ci spiega Alberto, un anziano signore seduto lì vicino - i giocatori veri non vanno disturbati perché perdono la concentrazione. La scommessa e la gara rappresentano un vero e proprio rito. Io sono un appassionato di cavalli, sono rimasto vedovo e vengo all’ippodromo giusto per passare il tempo e trascorrere qualche ora in tranquillità: mi limito a scommesse di pochi euro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Con il nostro biglietto non ci resta che spostarci fuori dalla sala scommesse e sederci sugli spalti: la prima gara sta per cominciare e i cavalli sono già schierati preceduti dall’autostart, una macchina munita di due ali meccaniche che si trova sulla stessa linea degli animali e procede lentamente con loro. A 30 metri dalla partenza la valocità dell’auto aumenta, si chiudono le ali, esce dalla pista e i cavalli a quel punto sono liberi di esssere lanciati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Velocemente molti spettatori si spostano più vicino alla pista per osservare attentamente la gara, incitando a squarciagola il cavallo sul quale hanno riposto fiducia. La corsa è velocissima, 1600 metri (poco più di un giro e mezzo della pista) vengono percorsi in un battibaleno e c’è chi esulta saltando per la vittoria del proprio cavallo e chi invece esprime il proprio disappunto anche con brutte parole. A vincere è “Tartufo bianco”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ogni mezz’ora partono nuove gare (per un totale di 8 corse). La quarta è quella su cui abbiamo puntato noi, ma purtroppo l’altoparlante annuncia che il nostro cavallo è stato squalificato: a vincere è il numero 9, “Tamerice”. Tra gli spettatori più contenti c’è il 70enne Pasquale, che aveva puntato proprio sul cavallo vittorioso. «Noi facciamo parte di una razza speciale - ci dice – non apparteniamo mica alla categoria dei giocatori d’azzardo. Dietro una scommessa vinta ci sono ore di studio e di valutazioni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta che andarcene, ma prima abbiamo appuntamento con un “driver”: vogliamo capire cosa si prova a guidare un cavallo. Lo avviciniamo a bordo pista. «Durante la gara è l’animale che corre – ci dice l’atleta, che preferisce rimanere anonimo - ma in realtà io corro con lui: di fatto è come se ti stia prestando le gambe. Si realizza una vera e propria fusione tra uomo e cavallo. E durante la gara non riesci a sentire niente: vedi il segnale di partenza e la scarica di adrenalina è così potente che pensi solo a una cosa: a vincere».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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