di Francesco Sblendorio - foto Francesco De Leo

Tra giardini, statue e torrette si staglia dal 1911 sul mare di Santo Spirito: è Villa Damiani
BARI – Un’antica dimora che ha mantenuto immutato il suo fascino, continuando a essere vissuta e amata da chi la abita. È Villa Damiani, edificio liberty con tocchi neoclassici situato a pochi passi dal lungomare di Santo Spirito, quartiere a nord di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una residenza che è riuscita a sopravvivere agli abbattimenti, agli abbandoni e alle trasformazioni in sale ricevimenti che hanno invece interessato tanti altri immobili di fine 800/inizio 900. E si presenta oggi come un possente edificio con torrette laterali preceduto da un’ampia area verdeggiante attraversata da vialetti e punteggiata da statue e vasi artistici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La Damiani poi, diversamente da ville simili, è stata edificata sul mare anziché sulle principali direttrici dell’espansione urbanistica dell’epoca (corso Umberto, via Napoli, via Garibaldi) e soprattutto sorse per iniziativa di una famiglia barese e non bitontina. Perché ricordiamo che Santo Spirito un tempo rappresentava la marina di Bitonto: solo nel 1928 fu annessa forzatamente al capoluogo pugliese.  

Per visitarla ci muoviamo dal porticciolo di Santo Spirito e, lasciandoci alle spalle la cala con i gozzi da pesca ormeggiati, imbocchiamo via Giosafatte. Dopo pochi passi ci troviamo, sulla sinistra, dinanzi a un cancello in ferro con stipiti sormontati da caratteristici pumi in pietra. È l’ingresso di Villa Damiani.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ad accoglierci sono gli attuali proprietari: l’84enne Anna Speranza, con il marito Rocco e il figlio Angelo. «A inizio 900 mio nonno Nicola Damiani era un ricco mercante di pizzi e merletti – esordisce la signora -. Con la moglie Antonia Caradonna viveva a Bari in via Nicolai e possedeva una dimora destinata alla villeggiatura estiva tra Carrassi e Carbonara, come la maggior parte della borghesia barese dell'epoca. Il luogo però non era molto amato dai loro dieci figli che avrebbero preferito trascorrere la bella stagione in una località balneare. Così verso il 1910 la coppia prese in affitto un appartamento a Santo Spirito e notò vicino al porto un orto di proprietà della famiglia Fano di Bitonto. Così Nonno Nicola decise subito di acquistarlo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Su quel terreno nacque la villa, in cui si stabilì tutta la numerosa famiglia Damiani, come ci mostra Anna in una foto d’epoca. A costruirla fu nel 1911 il bitontino Girolamo De Vanna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Quando il nonno venne a mancare però – aggiunge la donna mostrandoci un’altra immagine in bianco e nero - fu sua figlia Mina a ereditare la villa e a darle il proprio nome che fece scrivere a caratteri cubitali sulla facciata. Alla sua morte, nel 1971, la dimora passò poi ai miei genitori e infine a me e alle mie sorelle Antonia e Maria, tornando a essere chiamata con il nome originario».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta quindi che andare a visitare la residenza. Superato il cancello d’ingresso attraversiamo l’ampio ed elegante giardino. Ci imbattiamo subito le statue di Nettuno e Diana cacciatrice, mentre a sinistra non passa inosservato un patio classicheggiante con una fontana centrale affiancata da due balaustre. L’acqua sgorga da un grande mascherone e fluisce in una vasca a forma di conchiglia, sui cui lati due colonne reggono un frontone e uno snello arco decorativo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Percorriamo quindi il viale principale, scandito da sei colonnine bianche con girasoli in rilievo, chiaro richiamo all’estate, che sorreggono altrettanti vasi. «I volti femminili scolpiti su ognuno di essi hanno fini scaramantici», annuncia Anna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Mentre passiamo tra le aiuole, al di là della vegetazione che domina la scena scorgiamo un verdeggiante vialetto laterale delimitato dal muro di cinta e protetto in alto da una ringhiera e da archi in ferro ornati da piante rampicanti. «Vuole essere un angolo di riposo e riflessione – spiega la proprietaria -: i miei nonni amavano sedersi sulle sue panchine con le spalliere a forma di cuore, fermandosi a pregare di fronte all’altare votivo con la statua della Madonna illuminata».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Al termine del giardino ecco stagliarsi in tutta la sua raffinatezza l’edificio di Villa Damiani. Il corpo centrale rientrante, preceduto da un porticato e sormontato da una balconata, è affiancato da due strutture laterali simmetriche e prominenti che culminano in altrettante torrette.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per accedere al porticato saliamo una piccola scala fiancheggiata da una coppia di leoni in pietra. Il loggiato è delimitato nella parte esterna da quattro colonne affiancate da balaustre e internamente dalla parete dell’edificio, nella quale sono ricavate due finestre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«I frontoni di queste ultime – fa notare la signora – hanno ognuno un mascherone addetto a spaventare i malintenzionati e allontanare il malocchio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non scaramantiche ma allegoriche sono invece le decorazioni della balconata: l’affaccio è infatti protetto da colonnine, interrotte da una coppia di piedistalli su cui poggiano le statue personificate della Primavera e dell’Estate, stagioni per le quali Villa Damiani fu pensata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dei due corpi laterali colpisce in particolare quello a sinistra. È una loggia artistica sorretta da quattro colonne e impreziosita da una ringhiera lavorata in ferro battuto, in pieno stile Liberty, e interrotta da piedistalli geometrici. Questi a loro volta sono sormontati da due tipici elementi neoclassici: dei puttini con le fattezze di festosi angeli suonanti. Tra le due torrette si estende un terrazzo che si affaccia sul porticciolo di Santo Spirito.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«I miei nonni – ricorda Anna – realizzarono un unico grande alloggio che occupava il corpo centrale e l’ala destra dell’edificio, mentre quella sinistra ospitava la residenza dei giardinieri. Poi l’appartamento centrale fu diviso in due abitazioni speculari, una accessibile dal giardino e l’altra dal corso retrostante».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Visitiamo l’interno della prima, quella di proprietà di Anna. Se l’esterno della villa è rimasto pressoché fedele a quello di un secolo fa, lo stesso non può dirsi dell’arredamento, più volte rimodernato. Tuttavia dal 1911 è ancora qui un elegante letto con spalliera in ghisa. Particolare è anche la scala a chiocciola che conduce dal primo piano al terrazzo. «È stata realizzata nel 1990 – rivela il figlio Angelo – ma è in ferro battuto e riproduce esattamente l’originale di inizio 900 in stile Liberty».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Perché il difficile e il bello di possedere una villa come questa - interviene il marito Rocco - è quello di trovare il giusto equilibrio tra esigenze moderne, tutela del fascino originario e difesa dalle minacce del tempo e della natura. Per questo abbiamo scelto di limitarci a interventi di manutenzione e stabilizzazione, senza stravolgere l’aspetto della dimora, così da conservarne la raffinatezza del passato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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