di Antonio Fiamma

Francesco, l'uomo che fotografa i lupi sull'Alta Murgia: «Simbolo della natura più autentica»
RUVO DI PUGLIA – «Credo che mi abbiano “accettato” in qualche modo, che ormai conoscano il mio odore e non mi temano più». É con queste parole che il 38enne ruvese Francesco Bernardi, appassionato di fotografia naturalistica e di escursioni, descrive il legame che ha stretto con uno degli abitanti più elusivi e temuti del pianeta: il lupo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Francesco, munito solo di macchina fotografica e di infinita pazienza, si dedica infatti da sette anni a immortalare i lupi che popolano il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, ritornati a essere stanziali in Puglia dopo essere mancati per diverso tempo. Un’attività affascinante e complessa, con dei riti specifici e un suo preciso codice deontologico (non rivelare mai i luoghi degli avvistamenti) trasformatasi nel tempo in una missione: raccontare la natura nascosta del territorio pugliese per difenderne la bellezza attraverso l’immagine. (Vedi foto galleria)

La passione di Francesco nasce sin da bambino, alimentata dai romanzi di Jack London “Zanna Bianca” e “Il richiamo della foresta”. «Il lupo ha sempre esercitato un fascino particolare su di me - racconta -. Pertanto, è diventato ben presto il mio animale preferito: così sfuggente, così diffidente, così bello. Quando ho ricevuto la mia prima macchina fotografica e ho iniziato a esplorare boschi, lame e gravine della Murgia è venuto da sé che fosse il soggetto che più desideravo fotografare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
        
Riprenderlo, però, è tutt’altro che semplice. «Nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia vive un modesto numero di lupi – illustra Bernardi –. Sono una trentina, organizzati in branchi in media di due o tre esemplari. Il Parco in più è un territorio molto antropizzato: tra escursionisti, cercatori di funghi, militari, pastori e ahimè, anche bracconieri, è difficile trovare aree in cui l’animale si senta al sicuro. Inoltre, è una specie assai schiva: ti vede molto prima che tu possa accorgerti di lui e alla vista dell’uomo scappa. Per due anni non ho fotografato nulla. Ma la pazienza, la determinazione, la costanza e il coraggio di spingermi alla sua ricerca all’alba e al tramonto hanno fatto la differenza. Oggi credo che mi abbiano “accettato” in qualche modo, che ormai conoscano il mio odore e non mi temano più». (Vedi video)

Il metodo di Bernardi è rigoroso e si fonda sulla ricerca, su attività di osservazione e di monitoraggio costanti e sullo studio delle mappe e delle abitudini del lupo.    

«Inizio cercando tracce: impronte, escrementi e carcasse di cinghiali, utilizzando anche una “fototrappola” dotata di sensori di movimento – spiega –. Una volta raccolti indizi del loro passaggio, parto con gli appostamenti. Appostarsi significa nascondersi, restare ore in attesa immobile. Ma anche seguire delle regole ben precise: essere il più inodore possibile, non fumare, non fare rumore. Io lascio l’auto a centinaia di metri, non uso profumo, evito di fare la doccia nei giorni precedenti, indosso gli stessi vestiti. Ma poi quando succede di incontrarli è sempre una grande emozione: devo ammettere che ogni volta inizio a tremare».   

 
Nonostante le difficoltà, i suoi sforzi sono stati premiati: oggi Francesco segue stabilmente tre branchi. Il risultato è una serie di immagini potenti, silenziose, capaci di raccontare una Murgia intima e selvaggia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Foto di solito scattate a grande distanza, tra i 100 e i 300 metri. «Gli scatti sono comunque imperfetti – avverte Bernardi –. Preferisco però avere immagini “brutte” ma rispettose piuttosto che un solo primo piano che possa far sentire l’animale in pericolo». 
                  
Il suo primo scatto? «Per caso – risponde Francesco –. Passeggiavo con il mio primo cane, Dada, era quasi il tramonto. All’improvviso vidi una macchia scura correre nella mia direzione. Si fermò a trenta metri da me e lì mi accorsi che era un lupo. Aveva la coda tra le zampe, spaventato. Scattai una foto al volo: sfocata ma significativa. Scappò via nel bosco, inseguito dal mio cane. Ero esterrefatto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tra le foto a cui il giovane è più legato c’è quella dei tre lupi sulla neve scelta per il calendario 2024 del Parco. E ancora quella dell’ottobre del 2022 quando riuscì a immortalare un gruppo di ben cinque lupi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E poi lo scatto realizzato a gennaio dello scorso anno. «Mi ero svegliato presto – ricorda -. Al mio arrivo era tutto imbiancato per la neve: uno scenario pazzesco. Sembrava l’Alaska. Salgo verso il punto più alto, finché non vedo questa “scia”: impronte perfettamente allineate a formare una linea dritta, tipiche del lupo. Era ormai quasi giorno, quando lo vidi spuntare da dietro dei muretti a secco».                

Francesco organizza anche mostre e incontri per promuovere la sua passione e per raccontare la Murgia che «più si conosce più è facile difenderla». E nel suo archivio ha anche i suoni del lupo. «Tante volte mi è capitato di assistere a veri e propri “concerti di ululati”», sottolinea.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Gli chiediamo però se ha mai avuto paura. «Mai – risponde sorridendo -. Ho trascorso ore nei boschi, da solo, col buio, senza mai trovarmi in difficoltà. L'uomo del resto non ha nulla da temere: sono gli animali ad aver paura di noi. È per questo che non rivelo mai i luoghi degli avvistamenti: proteggerli è più importante che fotografarli. Perché il lupo per me è come se fosse un dio: è il simbolo della natura più autentica e selvaggia che resiste alla distruzione dell'uomo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica di Francesco Bernardi)

Nel reel i suoni, le immagini e i video dei lupi dell'Alta Murgia immortalati da Francesco Bernardi: 



© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Francesco Bernardi si dedica da sette anni a immortalare i lupi che popolano il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, ritornati a essere stanziali in Puglia dopo essere mancati per diverso tempo
Riprendere il lupo, però, è tutt’altro che semplice. «Nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia vive un modesto numero di lupi – illustra Bernardi –. Sono una trentina...
...organizzati in branchi in media di due o tre esemplari»
Il metodo di Bernardi è rigoroso e si fonda sulla ricerca, su attività di osservazione e di monitoraggio costanti e sullo studio delle mappe e delle abitudini del lupo
«Inizio cercando tracce: impronte, escrementi e carcasse di cinghiali, utilizzando anche una “fototrappola” dotata di sensori di movimento – spiega –. Una volta raccolti indizi del loro passaggio, parto con gli appostamenti»
Nonostante le difficoltà, i suoi sforzi sono stati premiati: oggi Francesco segue stabilmente tre branchi. Il risultato è una serie di immagini potenti, silenziose, capaci di raccontare una Murgia intima e selvaggia
Tra le foto a cui il giovane è più legato c’è quella dei tre lupi sulla neve scelta per il calendario 2024 del Parco
E ancora quella dell’ottobre del 2022 quando riuscì a immortalare un gruppo di ben cinque lupi
E poi lo scatto realizzato a gennaio dello scorso anno. «Al mio arrivo era tutto imbiancato per la neve - ricorda Francesco -. Salgo verso il punto più alto, finché non vedo questa “scia”: impronte perfettamente allineate a formare una linea dritta, tipiche del lupo. Era ormai quasi giorno, quando lo vidi spuntare da dietro dei muretti a secco»
Gli chiediamo però se ha mai avuto paura. «Mai – risponde sorridendo -. Ho trascorso ore nei boschi, da solo, col buio, senza mai trovarmi in difficoltà. L'uomo del resto non ha nulla da temere: sono gli animali ad aver paura di noi»



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