di Duccio Curione e *preparatore atletico del Monopoli

Bari, i perché di un fallimento: scelte frettolose, preparazione atletica errata, il ds
BARI – Giunti ormai all’ultimo atto di un campionato a dir poco deludente per il Bari e messo ormai in archivio il miraggio dei playoff per l’accesso alla serie A, si impone necessariamente una domanda: quali sono i motivi che hanno portato a questo clamoroso insuccesso? Abbiamo provato a individuarli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sogliano e Stellone - La stagione del Bari nasce subito male. Di fatto le convulse circostanze che portano Giancaspro alla presidenza della società, costringono la neonata dirigenza a scelte precipitose dettate dal breve tempo a disposizione per mettere su una squadra. Così viene nominato prima il mister (Stellone) e poi il direttore sportivo (Sogliano), quando di solito è quest’ultimo a prendersi la responsabilità di decidere il tecnico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E si parte con il piede sbagliato, con incomprensioni tra i due che vanno a toccare anche la campagna acquisti. I risultati poi sono subito altalenanti e i malumori crescono.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Eppure questa situazione iniziale non certo rosea potrebbe essere presa come una fase preparatoria: i primi doverosi passi che porteranno ad obiettivi più prestigiosi, da raggiungere progressivamente e con pazienza.  D’altronde qualche mese prima lo stesso Giancaspro aveva rilasciato dichiarazioni dettate dal buon senso e dalla misura. La tanto ambita promozione in serie A, nelle parole del presidente, era stata presentata come l’atto finale di un processo della durata di due-tre anni. 

Ma chissà perché a un certo punto cambia tutto. Nonostante Stellone continui ad affermare come la posizione di classifica del Bari rispecchi i reali valori della squadra, la società comincia ad avvertire l’esigenza di ottenere risultati immediati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Probabilmente è proprio l’aver criticato la forza della rosa a suscitare in Sogliano una reazione. Il ds entra così in aperto conflitto con l’allenatore: ne critica il modulo, esige modifiche e cambiamenti bruschi. Si trova però davanti un avversario ostico, dalla forte personalità, che mantenendo fede al suo credo calcistico decide di andare avanti per la sua strada.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Conclusione: a novembre il mister viene esonerato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sogliano e Colantuono - A questo punto Sogliano prende in mano le redini del Bari. Sceglie l’allenatore (Colantuono) e insieme a lui annuncia il nuovo obiettivo minimo: il raggiungimento dei playoff. Probabilmente vuole dimostrare a tutti quanto l’unico problema dei biancorossi fosse rappresentato da Stellone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Colantuono però avverte la dirigenza di aver trovato una squadra non in condizioni fisiche ottimali. Ma commette (o viene costretto a commettere) un grave errore: sottopone i giocatori a carichi di lavoro non indifferenti in vista del girone di ritorno, senza aspettare la pausa invernale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I risultati arrivano, anche grazie a qualche buon innesto nel mercato di gennaio (che peraltro stravolge la rosa) e non mancano momenti in cui si affaccia tra tifosi e società la sensazione di potersi addirittura permettere il sogno della promozione diretta. Ma si tratta di una fase brevissima e illusoria: perché la situazione a un certo punto precipita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il perché secondo noi è da attribuire proprio a quella “forzatura” operata da Colantuono sul fisico dei giocatori, una pratica del tutto estranea a ogni protocollo di preparazione atletica. Averli sottoposti a grossi carichi di lavoro in un periodo dell’anno “inedito” porta infatti a due conseguenze. La prima: a una miriade di infortuni che cominciano a funestare il Bari sin da gennaio. La seconda: a una stanchezza che colpisce inevitabilmente i calciatori nel girone di ritorno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Risultato: addio alle vittorie e di conseguenza ai playoff.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Conclusione – E’ evidente come la “fretta” sia stata il comune denominatore in questa stagione. Fretta nello scegliere lo staff, fretta data a Stellone, fretta messa addosso a Colantuono. E purtroppo la mancanza di pazienza ha portato a una seria e preoccupante assenza di programmazione. Tra l’altro pur di rivoluzionare la squadra a gennaio la società ha detto addio a due dei suoi talenti più promettenti: Castrovilli e Scalera, venduti alla Fiorentina per finanziare l’acquisto di “grossi” nomi.  

E’ però difficile prendersela con Giancaspro per queste scelte azzardate: che ci si poteva aspettare da un uomo alla sua prima esperienza nel mondo del calcio? La realtà è che il presidente è stato evidentemente mal consigliato. Da chi? Il vertice decisionale della tragica stagione biancorossa sembra essere proprio Sogliano: pare giusto identificare in lui il primo firmatario del fallimento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La società avrebbe quindi bisogno a questo punto di un nuovo timoniere. Eppure, sorprendentemente, Giancaspro ha già dichiarato di voler affidare proprio al direttore sportivo piemontese le chiavi del futuro della società, con rinnovata fiducia. A Bari non sembra che dagli errori si impari granchè.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Foto di: Nicola Velluso


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