di Angela Pacucci

Conversano, l'inquietante porta dei 100 occhi: «Scrutano una suora peccatrice»
CONVERSANO - Sotterfugi, amori illeciti, rapimenti, punizioni. E’ ciò che si nasconde dietro una porta veramente particolare, conservata nella Pinacoteca di Conversano, paese a sud-est di Bari. Si tratta della “porta dei cento occhi”, chiamata così perché raffigura una giovane donna con in mano un lungo coltello insanguinato e il vello di un animale ucciso, completamente ricoperta da occhi aperti e tutti uguali: un’immagine a dir poco inquietante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La porta è risalente al 600 e si trovava in precedenza nel Monastero di clausura di San Benedetto, un edificio ancora esistente in via Dameta, ma che ora ospita il museo civico. E’ qui che avrebbe preso i voti la giovane Dorotea Acquaviva d'Aragona, che secondo la leggenda sarebbe colei che avrebbe ispirato il disegno sulla porta. La storia ci viene illustrata da una guida della Pinacoteca.  

«Dorotea – racconta – era stata costretta a diventare monaca dalla famiglia e aveva preso servizio nel monastero. Ma a un certo punto Ridolfo Carofa, il fratello del Duca di Noja (rivale degli Acquaviva d’Aragona) rapisce la ragazza con il suo consenso e fugge con lei a Venezia dove la sposa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La storia a questo punto prevede due versioni. Nella prima c’è il lieto fine con il ritorno dei due, il perdono e il riconoscimento del matrimonio. La seconda invece è quella più “dark”. Ridolfo muore in battaglia e Dorotea ritorna a Conversano con il figlioletto. Ma subisce la punizione per il peccato commesso: viene gettata in una cella chiusa da una porta, quella dei 100 occhi. Occhi che avrebbero scrutato per tutto il resto della sua vita la povera suora, così da costringerla al pentimento per aver inseguito i desideri carnali, simboleggiati dal toro posto all'esterno della porta, raffigurazione della passione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Si tratta chiaramente di una leggenda, non condivisa dagli studiosi. Ad esempio il professor Vito L'Abbate, in un video su Youtube, illustra la sua tesi sulla storia. Secondo lo storico la chiave per capire il significato della porta risiederebbe nel toro. “La figura rappresentata – spiega -  è mitologica: si tratta di Argo, un mito della civiltà greca. Ha occhi su tutto il corpo ed è il custode per eccellenza: quando dorme chiude solo metà dei suoi occhi per restare vigile. Nel monastero questa figura aveva il compito di rappresentare l'umanità, che è sotto il continuo controllo di Dio, che conosce tutto e tutti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quale che fosse l’origine e il significato della porta, c’è da dire che fu a lungo trascurata, come racconta lo stesso L’Abbate: “Era diventata un’asse per collegare due diversi livelli: abbandonata e ricoperta di polvere e calce”. Questo fino a quando non iniziarono i lavori per il rifacimento del monastero: la porta fu così recuperata e sottoposta a un necessario restauro. Il 13 dicembre 2014 è stata infine esposta nella Pinacoteca, lì dove continua ancora oggi a guardare con i suoi occhi sospetti i visitatori del museo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qui il video del professor L’Abbate


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  • vito didonna - buongiorno, è possibile avere un contatto con lei, ho di recente pubblicato un testo sull'argomento


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