Letto: 3645 volte | Inserita: venerdì 24 novembre 2017 | Visitatore: anna

Mia figlia adolescente frequenta un ragazzino da circa cinque mesi. Ho scoperto che il giovane si taglia un po’ dappertutto e sono seriamente preoccupata, anche perché ho visto un video sul telefono di mia figlia che mi ha lasciata di stucco: il giovane si tagliava e poi le scriveva “tanto tu un giorno comunque rimarrai single”, quasi a farle capire che lui prima o poi compirà un gesto estremo. Ne abbiamo parlato con sua madre: vogliamo aiutarlo portandolo da un esperto, ma lui si rifiuta del tutto. La donna è povera, ma non sta andando a lavorare perché trova sangue dappertutto e ha paura. E io non so più come comportarmi con mia figlia: noto che si sta spegnendo, mangia poco e la sera spesso si addormenta senza lavarsi. Come agire?

Tra gli adolescenti il fenomeno del cutting, che consiste nel tagliarsi la superficie della propria pelle con oggetti appuntiti, è sempre più dilagante. Ne abbiamo parlato recentemente, spiegando come tale impulso, agito sul corpo, sia da intendersi come una sorta di codice non verbale che il teenager utilizza per comunicare un malessere interno che non trova altre strade per esprimersi.

Spesso il cutting diventa un grido d’aiuto silenzioso e segretamente custodito: sebbene a volte venga condiviso sul web o nei social attraverso le crude immagini dei propri tagli, rimane comunque un inconfessabile gesto impregnato di vergogna che può essere compartecipato solo col gruppo dei “pari”.

È possibile quindi che sua figlia abbia svolto la funzione di “custode” di un disagio, diventando probabilmente il mezzo per chiedere aiuto all’adulto genitoriale.

A questo punto è necessario intervenire. La madre del ragazzo deve però agire senza aggressività, rabbia o qualche punizione, ma contenendo e supportando il disagio interno del figlio. Se quest’ultimo capisce che il genitore non è deluso dal suo comportamento, sicuramente si sentirà alleggerito, sentendosi non solo meno in colpa ma più predisposto ad accettare forse un aiuto adeguato.

Invece per quanto riguarda sua figlia, è necessario aprire un canale comunicativo con lei, al fine di lasciarle esprimere le sue angoscie, le sue paure e i suoi turbamenti. Un’adolescente non è infatti in grado di riflettere in maniera chiara su quanto le accade. La incoraggi quindi a parlare di sé, della sua inappetenza e del disinteresse che manifesta verso la propria persona e, senza giudicarla, cercate di trovare insieme la soluzione per poter uscire da questa situazione, condividendo magari un’attività fisica o sociale, ed evitando così forme di isolamento.

Bisogna sostenere e contenere la preoccupazione e la frustrante impotenza che sua figlia vive nel non riuscire concretamente ad aiutare il suo ragazzo, sebbene nel frattempo gli abbia fornito il soccorso migliore: comunicarlo ai genitori.

 

Risponde

MORENA LEONE - Psicologa clinica e psicoterapeuta, operatrice di training autogeno. Attualmente collabora a Bari in qualità di formatore nel settore psicopedagogico, oltre a esercitare la propria attività come libera professionista.

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