di Raffaella Ceci

Pane e Pomodoro: «Sì agli scarichi a mare, costa troppo rifare la fogna»
BARI - Liquami fognari, odori sgradevoli, topi morti sulla costa. È ciò che puntualmente ritroviamo al lido “Pane e Pomodoro”, sul lungomare Sud di Bari, dopo acquazzoni come quelli che si sono verificati a metà giugno. Il problema è il troncone fognario presente in via Matteotti, nel quartiere Madonnella: quando piove molto, le acque bianche vanno a finire in quelle nere della fognatura, i depuratori non ce la fanno a sostenere il carico e a quel punto le paratie degli scarichi del “troppo pieno” si aprono e i liquami finiscono in mare. A quel punto scatta il divieto di balneazione, che viene rimosso solo dopo qualche giorno, quando dalle analisi dell’acqua viene stabilito che ci si può tuffare in mare.  

Una situazione a cui ci si è abituati da 17 anni a questa parte, da quando cioè è stata inaugurata la spiaggia di Pane e Pomodoro. Prima in quel punto c’era praticamente il nulla e quindi in pochi si preoccupavano degli scarichi a mare (se non forse qualche prostituta e coppietta). Ora però quella zona di Bari è stata riqualificata e appare un controsenso la continua emergenza a cui sono costretti i tanti bagnanti (o semplici passeggiatori) che affollano quel tratto di costa. C’è una soluzione? Lo abbiamo chiesto a Umberto Fratino, professore ordinario di Costruzioni Idrauliche, Marittime e di Idrologia del Politecnico di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da dove nasce il problema?

La condotta fognaria sottostante via Capruzzi, risale agli anni 30-40 del secolo scorso. È stata progettata per raccogliere le acque nere, scarichi domestici ed eventualmente anche acque bianche. Ad oggi, devia su via Matteotti, corre sul lungomare e raccoglie le acque in un impianto di sollevamento presente in piazza Diaz, che depura le acque, prima di gettarle in mare. Ma spesso quando piove molto il sistema non funziona. Questo perché negli anni 70-80, quando c’è stato il boom edilizio a Bari, non c’è stata parallelamente una crescita delle strutture messe a servizio della cittadinanza e la rete fognaria è risultata e risulta ancora insufficiente. Sulla condotta di via Capruzzi gravano gli scarichi domestici di circa 50-60mila abitanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quindi che cosa avviene quando piove molto?

In questi casi le acque bianche, sommate a quelle dei reflui urbani superano la capacità della rete: la condotta raccoglie un’eccessiva quantità di acqua, l’impianto di piazza Diaz non riesce a supportare il carico e automaticamente le paratie vengono aperte scaricando tutto in mare, proprio in corrispondenza del lido di Pane e Pomodoro. Se non ci fosse questo sistema tutto l’impianto andrebbe in tilt e ci ritroveremmo l’acqua sporca nei palazzi e per le strade.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Però la spiaggia diventa inagibile. Ma questo problema non era prevedibile?

Certo, quando negli anni 80 per legge sono stati eliminati tutti gli scarichi diretti, il miglioramento della pulizia del mare a Bari ha reso appetibile la costruzione di una spiaggia. Si sapeva però che problemi legati a un sovraccarico della condotta fognaria ci sarebbero stati. Dal punto di vista igienico-sanitario la rete funziona, è la spiaggia che non andava costruita lì. Bari in fondo non nasce come città balneare: nessuna città costiera riesce ad avere delle grandi aree balneabili interne al centro abitato, proprio perché i costi di allontanamento della fogna verso luoghi diversi dal mare sono alti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Alcuni politici però in campagna elettorale hanno parlato di un rifacimento complessivo della rete fognaria...

Sarebbe la soluzione definitiva, ma è abbastanza impensabile che possa essere attuata. Si tratterebbe di investire ad oggi un intero bilancio comunale annuale per questo progetto. É un lavoro che si prolungherebbe per circa 10 anni e che costerebbe alla collettività di Bari 150-200 milioni di euro. Non credo sia una priorità, dal momento che le difficoltà sono legate solo a un divieto di balneazione di qualche giorno in caso di nubifragi estivi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il Comune sta però cercando di “prolungare” la condotta di via Matteotti.

Si tratterebbe di mettere delle pompe di sollevamento che attraverso un canale sottomarino diano alle acque energia sufficiente per far arrivare i liquami a largo. Questa sarebbe forse la soluzione meno invasiva, ma non la migliore dal punto di vista tecnico, anche se i costi sarebbero comunque minimi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E quale potrebbe essere invece una soluzione tecnicamente più efficace?

La realizzazione di vasche a Parco Perotti, sistemi di raccolta per contenere temporaneamente i reflui in caso di esubero. Pian piano, in diverse ore o giorni, le acque verrebbero pompate e portate nell’impianto di sollevamento per essere depurate prima di passare in mare. Ma anche in questo caso non parliamo di costi bassi: tra gli 8 e i 10 milioni euro per circa tre anni di lavori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La cosa migliore sarebbe allora quella di lasciare tutto com’è?

Sì. I costi di una seria operazione infrastrutturale della rete fognaria non sarebbero proporzionati ai benefici. Paradossalmente per il Comune, nei giorni di non balneabilità, sarebbe più conveniente pagare dei taxi ai baresi per condurli in spiagge più lontane che spendere milioni di euro solo per rendere Pane e Pomodoro accessibile tutto l’anno.


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