di Lorenzo Alighieri

La storia di Giovanni, 17enne migrante: annegò un attimo prima di entrare a New York
CAROVIGNO – L’America. Per migliaia di italiani questa parola è stata sinonimo di libertà, di speranza in un futuro migliore. Sono in tanti infatti coloro che all’inizio del secolo scorso hanno lasciato la nostra Penisola per emigrare negli Stati Uniti, trovando oltreoceano salvezza e a volte anche ricchezza. Oggi però vi raccontiamo la storia di un pugliese che è arrivato a un passo da accarezzare il sogno di una nuova vita, un sogno svanito per un banale incidente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Questa è la storia di Giovanni Greco, nato nel 1895 a Carovigno, piccolo paese in provincia di Brindisi che all’età di 17 anni si imbarcò su una nave per raggiungere New York City e che una volta arrivato nel porto della grande città americana, dopo un viaggio lungo un mese e mezzo, cadde in acqua. Non sapendo nuotare fu trasportato dalla corrente e morì alla foce del fiume Hudson.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Gli anziani di Carovigno questo racconto lo conoscono tutti. E a parlarcene in prima persona è la 78enne Maria, nipote di Giovanni, che all’epoca non era ancora nata. «Giovannino, fratello di mia madre partì da Carovigno contro la volontà di suo padre Ciccio Saverio – ci dice la donna -. Era infatti ritenuto troppo giovane per intraprendere una tale avventura. Ma “maestru” Pascalino, fratello maggiore di Giovanni, gli diede il denaro necessario per imbarcarsi, pensando che anche suo fratello dovesse avere la propria grande occasione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Erano tanti infatti i carovignesi che avevano lasciato il paese per stabilirsi in America e che esortarono Giovanni a partire. Tra questi c’era Pasquale Siccardi, conosciuto a Carovigno con il soprannome di "pazzia" perchè la moglie americana lo chiamava affettuosamente "Patsy", americanizzazione di Pasquale. Anche lui contribuì poi a pagare le spese del funerale per il povero 17enne.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

All'inizio del 1913 Giovannino partì dunque dalla Puglia in compagnia di un amico, il 22enne Nicola Siccardi, nipote di Pasquale. Insieme si imbarcarono da Napoli assieme ad altri 15.415 passeggeri su un piroscafo sul quale prestarono anche servizio come membri della ciurma per le settimane necessarie per la traversata dell'Atlantico. Il nome della nave era “Europa” , la cui immagine siamo riusciti a procurarci grazie all’archivio immigrati della “Ellis Island Foundation”. Nell’archivio era anche presente il registro di bordo dell’imbarcazione: il tredicesimo nome nella lista è quello di Giovanni Greco (vedi foto galleria).


Il viaggio terminò il 23 aprile del 1913, quando la nave approdò ad Ellis Island, principale punto d'arrivo per gli immigrati che volevano entrare negli Stati Uniti. Lì ogni giorno giungevano migliaia di persone, per la maggior parte provenienti proprio dall'Europa meridionale. Sull’isolotto gli stranieri venivano schedati e visitati e se in buona salute venivano imbarcati su un traghetto che li conduceva a Manhattan, dove potevano iniziare una nuova vita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma Giovanni quel traghetto non lo prese mai: dopo essere sopravvissuto a un oceano annegò in un fiume. Appena sbarcato a New York mentre si lavava sulle rive dell’Hudson, chiese al suo amico di passargli il sapone, ma nel tentativo di afferrarlo al volo cadde in acqua e non sapendo nuotare né conoscendo le insidie dei fiumi, non avendone mai visto uno, venne trascinato via dalla corrente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Pochi mesi dopo la partenza di Giovanni giunse una busta proveniente dagli Stati Uniti – ci dice Maria -. Non conteneva buone notizie, ma la fotografia del funerale dell'amato Giovannino e una lettera dei compaesani che riferivano della sua morte. Quella fotografia, che mia madre diede a me, io l’ho seppellita con lei assieme al ricordo di questa triste storia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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