di Luca Carofiglio - foto Antonio Caradonna

Lunghi coltelli e unghie smaltate: a Triggiano dietro al bancone ci sono 6 macellaie
BARI Maneggiano enormi coltelli, indossano grembiuli sporchi di sangue e scuoiano animali morti, ma hanno capelli lunghi, unghie smaltate e una voce melodiosa. Sono le sei donne che lavorano in una macelleria di Triggiano, alle porte di Bari: un'inedita eccezione "rosa" per un mestiere da sempre considerato, anche nell’immaginario collettivo, prettamente maschile.  

Il negozio, attivo da più di 50 anni, si trova in via Gelsi, non lontano dal particolare centro storico del paese: siamo andati a curiosare. (Vedi foto galleria)

Arriviamo a destinazione alle 8.30 di un sabato di novembre: il locale è aperto da poco ma ci sono già tre signori pronti a fare spesa. A servirli, dietro un massiccio bancone di marmo e una vistosa bilancia elettronica, c'è la 45enne Patrizia, titolare dell'attività assieme al marito 46enne Giuseppe Di Cosola, unico uomo in questo "gineceo" della carne.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La proprietaria è però occupata nel tagliare alcune doppie spesse di scottona, così entriamo nel laboratorio per andare a scovare due operaie all'opera: la 30enne Aurelia e la 38enne Enza. La prima è intenta a chiudere deliziose brasciole ripiene di prezzemolo e formaggio. Colpisce che a effettuare l’operazione non siano le solite "manone" da maschio, ma quelle curate del gentilsesso, con il bordeaux dello smalto che si "abbina" cromaticamente al colore del cibo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Lavoro qui dal 2009 - racconta la più giovane -. Tutti mi chiedono perchè abbia scelto questa professione: io rispondo che la macellazione mi è sempre piaciuta e all'alberghiero, dove ho studiato, mi hanno insegnato che in codesto settore non esiste distinzione di sesso».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Enza è invece alle prese con la preparazione delle salsicce. «Ho cominciato a 24 anni come salumiera - spiega la dipendente - per poi diventare macellaia. Sono innamorata di questa occupazione: è pesante, tutti dicono che sia "da uomo", ma noi siamo la prova che le donne possono farcela».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una storia simile alla 52enne Maria, la più “anziana” del team, che lavora qui da 12 anni, da quando rimase disoccupata. La troviamo in un angolo mentre modella sorridente un “torcinello”, la budella con cui avvolgerà gli nghiemeridde, tipici involtini preparati con le interiora degli animali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Interrompiamo per un attimo il "dominio" femminile, per scambiare due parole con il proprietario Giuseppe, detto “Pino”. «Circondarmi di sole donne? È una scelta voluta – risponde -. Sono più laboriose, efficienti e rispettose degli uomini e alla fine di ogni giornata riescono a tirare a lucido l'intero locale, senza contare che creano un'atmosfera gioiosa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E in effetti nel laboratorio l'allegria non manca: si canticchia e ogni tanto qualcuna improvvisa un balletto. Per un attimo la 30enne Carmela, impegnata a impastare un vascone colmo di salsiccia di maiale tritata, inforca un paio di finti occhialoni e si mette in posa. «È il mestiere che ho sempre voluto fare», afferma. Lei è l'ultima arrivata, con soli tre mesi di esperienza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel frattempo Aurelia ha posizionato un pesante pezzo di carne bovina sull'affettatrice. «Giuseppe ha ragione - dichiara l'operaia -. Lavoriamo con un garbo e un senso dell’igiene diversi da quelli maschili. E poi, in occasione dei catering, siamo anche più "presentabili"».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma è di nuovo Maria ad attirare la nostra attenzione. L'aiutante tira fuori due agnelli dal frigorifero e li appende su un gancio dalle zampe posteriori: prima ne taglia la testa, poi strappa la zeppa e infine “apre” le bestie per estrarne le interiora. Il tutto con grande freddezza e vigore. «Mi sento un po' “maschiaccia” durante queste fasi», confessa la donna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È la 35enne Costantina, a poca distanza, la persona incaricata di lavare le viscere in un lavello. «In due anni e mezzo non potete immaginare quante volte mi hanno chiesto il motivo per cui sono qui - ammette -. Noi però siamo una dimostrazione della parità di genere: ci cimentiamo in un mestiere mascolino, per poi dedicarci ad attività tradizionalmente "nostre" come la cura dei figli e della casa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Costantina chiude quindi il rubinetto ed esce dal negozio, dove ad attenderla c'è Carmela. C'è da caricare il furgone per le consegne a domicilio. Un altro lavoro da uomo? Nemmeno per sogno: loro sanno fare benissimo da sole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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  • Alberto Ricciardi - Approfondire i dettagli cruenti dello smembramento degli animali non esalta di certo la bravura femminile, ma esprime per l'ennesima volta la brutale violenza insita negli umani! Provate a redigere un articolo su quanto la scienza afferma da molto, sulle necessità improrogabili di adottare stili alimentari non violenti e meno dannosi per l'ambiente che ci ospita!!!
  • Domenico - Orgoglio di Triggiano e di bella gente che lavora con un elemento ormai rarissimo da trovare.....la passione.Brave brave brave


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