di Marianna Colasanto

Il trionfo di Giò Sada a X Factor: ecco tutti i segreti per vincere un talent show
BARI - Gavetta, gavetta e ancora gavetta: fino a qualche anno fa era questa l'unica via a disposizione di un cantante per diventare famoso, a meno che non si trattasse di un fuoriclasse della musica. Oggi invece c'è chi tenta una via più breve per riuscire a venir fuori dall'anonimato: quella di partecipare a un talent show televisivo e magari vincerlo, in modo da diventare conosciuto al grande pubblico in un attimo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È stato questo il caso di Giovanni Sada, in arte “Giò Sada” (nella foto), 26enne voce barese che lo scorso 10 dicembre ha vinto la nona edizione di X Factor, il popolare talent di Sky. L'artista pugliese si è così ritrovato a gestire da un giorno all’altro un'improvvisa popolarità che lo ha portato tra le altre cose a esibirsi nel concertone di Capodanno di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma qual è il segreto per trionfare in queste particolari trasmissioni? Come prepararsi per riuscire a centrare il bersaglio? C’è una "macchina" organizzativa che fa in modo di spingere il musicista al successo? Lo abbiamo chiesto a Luigi Fasanella, 34 anni, titolare dell’etichetta barese che ha lanciato Giò Sada, nonchè suo amico e manager.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Come è nata la "favola" di Giò Sada?

In quanto proprietario di una casa discografica fui contattato nel maggio del 2015 dalla produzione di X Factor: cercavano degli artisti interessanti per la nuova edizione che avessero non solo talento, ma anche carattere e una spiccata presenza scenica. Ho subito pensato a Giò Sada, anche se quando ho ricevuto la proposta sia io che lui abbiamo pensato molto prima di accettarla. Per fortuna alla fine abbiamo scelto di metterci in gioco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché tra i tanti artisti che segue ha scelto proprio lui?

Aveva alle spalle dieci anni di esperienza in esibizioni dal vivo con diverse band come i Bari Smooth Squad, i Waiting for better days e i No blame. Parliamo di 400 date in giro per l’Italia e l’Europa. Saper stare sul palco è essenziale, anche in quello televisivo. In più lui è giovane e anche di bella presenza, oltre ad essere dotato di una gran voce.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Niente di particolare quindi…

In realtà lui aveva anche una caratteristica inedita: aveva sempre suonato in gruppi “tosti” come quelli punk hardcore. Nessun concorrente di un talent show era mai arrivato dalla scena underground, per interpretare poi canzoni pop, così diverse dal proprio repertorio musicale. Per questo Giò Sada poteva rappresentare qualcosa di diverso, di mai visto in tv. E così è stato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Prima ha detto che la produzione di X Factor l’ha contattata per chiederle se avesse “talenti a disposizione”. Quindi c’è una strada preferenziale per partecipare allo show?

Diciamo che avere dietro un'etichetta discografica non è necessario ma è un buon viatico per tentare la "scalata", visto che la produzione consulta e si fida di chi come me opera nel settore per scovare nuove promesse. Anche se Giovanni ha fatto comunque tutta la trafila: ha preso parte prima a maggio alle audizioni a porte chiuse a Roma, poi è stato chiamato per partecipare ai casting e superata questa fase ha poi affrontato con successo il “Bootcamp” e l'“Homevisit”, gli ultimi step che hanno deciso i 12 artisti che avrebbero preso parte alle dirette televisive.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Immaginiamo che avere un’etichetta discografica alle spalle permette anche di essere supportato da una “macchina mediatica” prima, durante e dopo la trasmissione…

Certo, c’è un team che sostiene il cantante, soprattutto con i social network. Nella squadra che creammo per Giovanni c’eravamo io e altri due collaboratori che si occupavano in particolare della gestione su internet del fan club e dei video. Il nostro lavoro consisteva nel postare sui profili ufficiali dell’artista di Facebook e YouTube contenuti legati all’esperienza da lui accumulata nel corso degli anni. Avevamo molto materiale a nostra disposizione, anche  delle clip divertenti in cui Giovanni interpretava il suo alter-ego “Mimmo”, che parlava in modo folkloristico delle abitudini dei giovani baresi. Su YouTube abbiamo anche lanciato “praticamente Gio Sada”, un format dove Giovanni ha fatto conoscere il suo passato musicale e la sua opinione su temi di interesse sociale per la città di Bari come l’occupazione di Villa Roth.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Pochi giorni prima della fine di X Factor avete anche organizzato un concerto pubblico…

Sì, tremila baresi sono accorsi in piazza Umberto per assistere al live allestito il 6 dicembre. Nella nostra strategia di comunicazione non abbiamo mai detto esplicitamente detto di votare Giò Sada, ma è chiaro che l'obiettivo era regalargli maggiore visibilità. A parte ciò durante la trasmissione la mia squadra l’ha sostenuto solo “a distanza” perché non è prevista la presenza di un team di collaboratori durante il programma. Infatti Giovanni l’ho rivisito solo due mesi dopo, al termine del talent.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quali criteri avete seguito per la scelta dei brani da presentare e come vi siete preparati per affrontare al meglio lo show?
 
Giovanni ha scelto da sé i pezzi da presentare, senza nessuna indicazione da parte mia. E non ha seguito nemmeno una preparazione specifica per il programma. Non ha cercato di emulare i cantanti che hanno vinto le precedenti edizioni del talent: se lavori per essere “quello che deve andare a X Factor” hai perso solo tempo. Il ragazzo si è proposto secondo quello che è stato il suo percorso musicale, senza inseguire nessun modello. Ho visto molti giovani frequentare scuole di musica o studiare da autodidatti, poi però non sono arrivati da nessuna parte. È l’essere “personaggio” che suscita interesse nel pubblico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quindi lei sta suggerendo che non serve studiare per arrivare al successo…

Non dico assolutamente questo. Il punto è che nel corso della mia esperienza da discografico ho visto persone che hanno passato anni nelle scuole di musica ma sono riusciti a cantare al massimo nella loro cameretta. Evidentemente ciò non basta per avere successo: una volta impugnato il microfono si vince non solo con la voce, ma mostrando senza filtri o segnali di timidezza la propria personalità a chi ci sta ascoltando. Solo così è possibile ambire a grandi palcoscenici.


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