di Salvatore Schirone

Japigia, la parrocchia manda via i volontari di Ortocircuito
BARI - Dopo oltre tre anni di intensa attività, "Ortocircuito", il gruppo di volontari che cura l'orto sociale urbano nel quartiere Japigia, nei pressi dell'Ipercoop, è costretto a lasciare il terreno concesso in comodato d'uso dall’attigua parrocchia di San Marco (vedi foto galleria). «Un fulmine a ciel sereno, una doccia fredda». Manlio Epifania, portavoce del gruppo, commenta così la telefonata ricevuta dal parroco don Biagio, che gli ha chiesto di lasciare il campo entro trenta giorni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Ortocircuito, che ha nel nome tutto il suo programma, è un gruppo spontaneo nato il 25 aprile 2010. Grazie all'impegno di una decina di volontari, si propone di mettere in un "circuito virtuoso": agricoltura biologica, integrazione sociale e rivalutazione urbanistica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Intorno a Manlio, Gianni, Teresa e gli amici della prima ora, in questi anni hanno ruotato ben 70 altri volontari, che gratuitamente si sono prodigati nel diffondere la cultura dell'autoproduzione biologica e delle buone pratiche ambientali sostenibili. Centinaia le iniziative che hanno coinvolto diverse scolaresche in laboratori di educazione ambientale. Esperienze uniche come quella del "ciclo della farina", nella quale i ragazzi hanno realizzato con le loro mani tutti i passaggi dal chicco di grano al cavatello, dal seme di pomodoro alla frisella, poi mangiata festosamente insieme.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
«Siamo partiti nel febbraio 2010 - racconta Epifania - sostenuti anche dalla quinta circoscrizione Japigia-Torre a Mare e dalla Asl con il Centro di salute mentale, per l'attuazione di programmi di ortoterapia per i disabili psichici. E così abbiamo ottenuto dalla parrocchia credibilità a fiducia e soprattutto l'utilizzo gratuito dei 2500 metri quadrati di campo in abbandono che circondano l'antica masseria, trasformata in chiesa. I nostri rapporti con la comunità parrocchiale sono stati sempre cordiali e collaborativi - continua il portavoce -. Sempre ben visti per il nostro impegno nei confronti dei portatori di handicap e degli emarginati».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

 
Tutto quello che si produce nell'orto viene infatti messo a disposizione di chiunque ne voglia usufruire. Spesso sono gli abitanti del vicino campo rom ad affacciarsi per raccogliere i prodotti della terra. Ma anche molti poveri anziani vengono qui per prendere una melanzana o una zucchina per il pranzo. 
 
Ma cosa è successo allora? Gli "ortolani" non riescono a darsi una spiegazione. L'orto, essendo uno spazio sempre aperto, è spesso frequentato anche da extracomunitari, barboni e ospiti del Centro diurno "Area 51". Pare che il 25 aprile scorso, durante l'ultima festa del patrono della parrocchia, qualcuno si sia affacciato nelle opere parrocchiali creando disturbo. In quell'occasione furono allertati addirittura i carabinieri. L'episodio finì con un chiarimento e ritornò la pace. Ma forse non fu così per tutti...Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Ma don Biagio taglia corto su ogni polemica. «Io non sto cacciando nessuno, i patti erano chiari», ci dice mostrandoci un documento, una scrittura privata firmata da tre associazioni per conto di Ortocircuito: la Masseria dei Monelli di Conversano e le cooperative sociali, Ecopolis e InPuglia. «Questo campo è nostro – afferma il prete - e qui si dice che in qualsiasi momento, previo preavviso di trenta giorni, sarebbe potuto ritornare nella nostra disponibilità. E ora dobbiamo fare urgentemente dei lavori di recinzione per mettere in sicurezza degli spazi parrocchiali».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Insomma, don Biagio è irremovibile. Ai volontari non resta quindi che cercare un altro posto in cui stare. «Anche se non abbiamo ben capito le motivazioni di questa dolorosa scelta, lasceremo pacificamente questo luogo - sottolinea Epifanio -. Ora non ci resta che guardarci intorno. Magari il Comune ci potrà dare una mano».
 
  
Un video sull'esperienza di Ortocircuito:

 


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