di Luciana Neglia

Teresa Montaruli, da Bari al Polo Sud alla ricerca dei neutrini

BARI -  Da Bari al Polo Sud alla ricerca dei neutrini. E’ la storia dell’astrofisico barese Teresa Montaruli (nella foto),  45enne di stanza all’Istituto di fisica nucleare di Bari che è riuscita attraverso il suo impegno a farsi conoscere e apprezzare dalla comunità scientifica internazionale, tanto da entrare a far parte del progetto “IceCube” in Antartide (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Da Bari al Polo Sud…come ci è riuscita? 

Dopo essermi laureata presso l’Università di Bari, sono diventata ricercatrice e in questo ruolo, con il mio professore e un gruppo di colleghi, ho realizzato il progetto “Antares”, un laboratorio sottomarino situato al largo di Marsiglia. E’ con questo esperimento che il mio nome è stato conosciuto a livello internazionale, fino ad arrivare alle orecchie dei realizzatori americani del laboratorio “IceCube” che mi hanno chiesto di collaborare con loro al “cubo di ghiaccio” del Polo Sud.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Che cos'è IceCube?

E’ un telescopio inserito nella calotta glaciale dell’Antartide in grado di misurare quelle particelle chiamate neutrini che vengono emesse da stelle e sorgenti astrofisiche. Questi fasci di neutrini giungono ai rilevatori di IceCube mantenendo la direzione originaria. In questo modo noi riusciamo a rilevare sorgenti di neutroni di tipo nuovo, utili a capire quali sono i processi che accelerano la formazione delle particelle.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In parole povere…


Grazie ai neutrini potremmo comprendere finalmente la composizione dell’Universo e le sua origine. Lo scopo è proprio quello di “capire” il Big Bang, il momento in cui tutto è nato. I neutrini rappresentano dei “messaggeri dell’Universo più lontano”: tanto più si guarda lontano nel cielo, tanto più si guarda verso l’origine dell’Universo. 

Tornando a lei, com’è lavorare al Polo Sud? 

Molto faticoso, perché il nostro corpo non è abituato alle basse temperature e alla mancanza di ossigeno. Noi infatti operiamo solo nei mesi “estivi”, da novembre a febbraio. D’altro canto però l’Antartide rappresenta uno dei luoghi più interessanti del mondo dal punto di vista fisico: è il deserto più alto e secco del mondo. Quindi i sacrifici si compensano con le soddisfazioni professionali, anche se vorrei riuscire a ritagliarmi più tempo per la famiglia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un aneddoto “glaciale”?

Vi racconto il mio primo viaggio al Polo Sud. Io e la troupe siamo prima arrivati alla stazione di McMurdo e solo dopo giorni siamo riusciti a partire per l’Antartide. Questo perché in quei giorni  si teneva l’inaugurazione della nuova stazione americana, per cui gli aerei erano stracolmi di vip. Il giorno della partenza è stato emozionante e avventuroso: abbiamo attraversato le spettacolari catene dell’Antartide ma poi il pilota ha dovuto effettuare un doppio, pericoloso, atterraggio. Una volta scesi dall’aereo abbiamo dovuto camminare per 500 metri per raggiungere il laboratorio. E finalmente, una volta arrivati a destinazione, lo sapete qual è stata la prima cosa che ho fatto, il primo incarico che mi hanno affidato? Pulire i bagni della stazione…



© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita



Scritto da

Lascia un commento


Powered by Netboom
BARIREPORT s.a.s., Partita IVA 07355350724
Copyright BARIREPORT s.a.s. All rights reserved - Tutte le fotografie recanti il logo di Barinedita sono state commissionate da BARIREPORT s.a.s. che ne detiene i Diritti d'Autore e sono state prodotte nell'anno 2012 e seguenti (tranne che non vi sia uno specifico anno di scatto riportato)