di Katia Moro

Bari, storie dal Cara: le nozze proibite e l'atleta allenato dai poliziotti
BARI - «Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori», cantava Fabrizio De Andrè. Ed è proprio dalle situazioni più tristi e difficili, come la povertà in cui vivono i profughi sbarcati in Italia, che a volte scaturiscono gli eventi più gioiosi. Si perché, bombardati da immagini e commenti sull’immigrazione, spesso ci dimentichiamo che dietro a un fenomeno di massa (condivisibile o meno), si nascondono delle singole persone, con le loro vite, i loro sogni e perché no, una storia felice da raccontare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Grazie all’aiuto dei mediatori del Cara (Centro di accoglienza per i richiedenti asilo) di Bari-Palese, abbiamo scoperto la romantica vicenda di una coppia iraniana che dopo infinite traversie è riuscita a coronare nella città di Bari il proprio sogno d’amore proibito in Patria. Così come vi racconteremo l’avventura di un profugo del Mali che il casuale incontro con due poliziotti baresi allenatori di atletica ha trasformato in un corridore con buone prospettive. (Vedi foto galleria)

La coppia iraniana – Pouya e Roya (nomi di fantasia perché non vogliono farsi riconoscere) sono due giovani iraniani della città di Teheran che 5 anni fa sono dovuti scappare dal loro Paese. Il perché? Lui (41 anni) è ebreo e lei (29enne) è musulmana e nell’Iran dominato a livello politico e religioso dall’Islam il loro amore è praticamente impossibile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lei era stata una studentessa universitaria che simpatizzava per i gruppetti politici che si opponevano al governo islamico integralista e per aver esternato la sua posizione durante una lezione era finita in carcere dove aveva subito pesanti maltrattamenti. Uscita dalla prigione ed espulsa dall’università, aveva dovuto vivere di nascosto lontana da casa per un po’ per poi rientrare nella sua famiglia. Una volta avvenuto il ricongiungimento Roya aveva trovato lavoro in un negozio di abbigliamento di un centro commerciale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Ed è qui che parte la sua storia d’amore.  E’ qui che lei conosce Pouya, titolare di un altro negozio e comincia a frequentarsi con l’uomo, senza tener conto dell’appartenenza a religioni diverse. Ma le loro famiglie la pensano in maniera opposta e li osteggiano in ogni modo. I due resistono tenacemente e grazie all’appoggio del padre di lei, l’unico meno integralista, festeggiano il loro fidanzamento, di nascosto e all’insaputa del resto della famiglia. Ma la notizia si sparse per tutto il centro commerciale in cui lavorano e poiché il matrimonio tra un musulmano e un ebreo non è consentito in Iran, la polizia di sicurezza interviene costringendo Pouya alla chiusura del proprio negozio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ai due non rimane che un’unica scelta: la fuga. Trovati i trafficanti disponibili scappano in un paese del nord Europa in cui ricevono una buona sistemazione in campi di accoglienza più che dignitosi. Ma 4 anni dopo sono ancora privi dei documenti che consentano loro di sposarsi. Così qualcuno gli consiglia di trasferirsi a Bari: nel capoluogo pugliese ottenere lo status di rifugiati e il permesso di soggiorno sarebbe più agevole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma il primo impatto con la città non è dei migliori: trascorrono un’intera giornata in questura ammassati con tanti altri immigrati senza ottenere nulla. La coppia si stabilisce in albergo per 10 giorni, ma terminano tutti i propri soldi e sono costretti a chiederli ai famigliari: la mancanza di documenti però impedisce loro di poter prelevare il denaro e la situazione si rende critica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sarà l’intervento del 60enne Morteza un iraniano mediatore culturale del Cara, aiutato da un mediatore linguistico a risolvere la situazione. Fatto ottenere un regolare permesso di soggiorno i due potranno finalmente prelevare il denaro e prendere una casa in fitto. Ma arrivati a questo punto della storia il loro sogno d’amore non si può ancora realizzare: senza lo status di rifugiati e il rilascio dei documenti non possono infatti sposarsi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


I due mediatori le provano tutte e nel frattempo li supportano economicamente ma soprattutto moralmente, perché la coppia è stanca e sfiduciata. Dopo un anno di attesa arriva finalmente la documentazione e i promessi sposi possono convolare a giuste nozze nel Comune di Bari, con i due mediatori che oltre a fare da testimoni organizzano un’allegra festa in loro onore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Adesso la coppia vive in Svezia dove ha trovato lavoro, ma noi abbiamo potuto incontrarli a Bari. Erano tornati a salutare coloro che sono diventati la loro nuova famiglia e nei confronti dei quali sono molto riconoscenti: i due mediatori, cui loro hanno dato l’appellativo di “zii”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il corridore malese – Un felice epilogo ha anche la vicenda di Ali Drama, 22enne del Mali che è a Bari da un anno e mezzo e sogna di diventare un campione nella corsa. Nel suo paese Ali si era allenato per circa 10 anni con suo padre. Prima del 2012 in Mali si viveva serenamente e i suoi possedevano mucche e una fattoria che consentivano loro di vivere agiatamente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma il sopraggiungere di varie fazioni di terroristi stravolge questa situazione e il Paese entra in una spirale di guerra e violenza. Chiunque si opponga viene eliminato fisicamente e il padre di Ali muore. Per le donne non c’è pericolo ma gli uomini sono fortemente a rischio. Così Ali lascia la madre e la sorella e scappa. Purtroppo il passaggio obbligato per varcare la frontiera africana è la Libia, ma lì i profughi sono costretti ai lavori forzati vivendo in pessime condizioni e sotto il pressante controllo dell’esercito. Solo quando non sono più considerati idonei al lavoro vengono imbarcati alla volta dell’Italia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ed è ciò che accade ad Alì, che si ritrova senza sapere il perché su una piccola imbarcazione su cui sono ammassati un centinaio di persone prive di acqua e cibo. Il viaggio dura tre giorni, fin quando lo scafo comincia a imbarcare acqua e i profughi vengono tratti in salvo da una nave siriana. Approdato a Ragusa il ragazzo ritrova quello spirito umanitario che aveva dimenticato: cure mediche, acqua, cibo e gentilezza. L’Italia è per lui il ritorno a una nuova vita e a una dimensione umana.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dopo aver trascorso un mese a Messina, Alì viene dislocato con altri nel Cara di Palese. Ed è qui che conosce i due poliziotti di vigilanza del campo di accoglienza: il 54enne Francesco Leone e il 43enne Francesco Martino, assistente capo della Questura. I due per passione si occupano di atletica e durante una gara organizzata da un’associazione di volontariato del campo, notano il talento naturale da mezzofondista del giovane Ali. Lo coinvolgono così in un’attività di formazione e in costanti allenamenti, provvedendo all’equipaggiamento richiesto e sostenendo tutte le spese necessarie. Il ragazzo ottiene il permesso di soggiorno e i due agenti così possono iscriverlo alla società sportiva “Atlhetic Dinamyk” di Palo del Colle per farlo partecipare a gare e competizioni sui 10mila metri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ali ottiene il primo premio per la “Gara del faro” organizzata nel mese di maggio a Bari e si appresta ora a partecipare a competizioni anche a livello nazionale. Ma la sua vittoria più grande è stata ritrovare un padre, come lui definisce Francesco Leone, e un fratello che riconosce in Francesco Martino. Oggi Ali viene ospitato da una famiglia barese di allenatori, va a scuola seguendo i corsi serali e riesce nuovamente a sperare in una vita migliore.  
 
(Vedi galleria fotografica)
 


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