di Katia Moro

BARI – Cuochi amatoriali di 15 nazionalità diverse che a colpi di ricette intercontinentali fanno conoscere ai baresi la cultura culinaria dei propri Paesi d’origine. Si tratta del progetto Ethnic Cook, nato nel 2008 da un’idea della 50enne brasiliana Ana Estrela: che raccoglie 25 immigrati residenti a Bari che hanno trovato un modo diverso per integrarsi e lavorare nel nostro Paese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Loro hanno un’età che varia da 18 a 70 anni e provengono da ogni parte del mondo: dall’Asia (Afghanistan, Iran, India), dal Sudamerica (Perù, Messico, Brasile), dall’Africa (Costa d’Avorio, Eritrea, Etiopia, Marocco, Senegal) e dall’Europa “dell’est” (Albania, Bulgaria, Romania). I 25 dopo aver frequentato un corso di cucina e aver conseguito una certificazione Haccp hanno cominciato a cimentarsi in cene a tema, laboratori di cucina e catering per ristoranti e privati.  (Vedi foto galleria)

Funziona così: chi lo desidera contatta l’associazione per organizzare un pranzo o una cena “etnica”, limitandosi alle specialità di un solo Paese o chiedendo l’intervento di cuochi di diverse nazionalità. Sono gli immigrati a fare la spesa, provvedendo all’acquisto delle materie prime, ma sarà chi li chiama a dar loro la possibilità di servirsi di una cucina, visto che Ethnic Cook non ha ancora una sede propria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Abbiamo avvicinato i cuochi internazionali venerdì, in occasione di “Kitchen on the run”, il container-cucina mobile arrivato a Bari il 17 marzo, che fino al 9 aprile sarà nel parco don Tonino Bello per invitare gli immigrati presenti in città a cucinare per poi mangiare assieme ai baresi, come forma di conoscenza reciproca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La 35enne Nakemin Fofana è ad esempio della Costa d’Avorio e in questi giorni vive momenti di forte preoccupazione a causa dell’attentato che ha sconvolto il suo Paese, dove ancora risiede la sua famiglia. «Sono arrivata a Bari 9 anni fa proprio a causa della guerra che impera da noi: volevo un futuro– ci racconta - .Ho fatto la lavapiatti, la badante, la colf e oggi finalmente sono interprete e mediatrice culturale. Ma quando ho conosciuto Ana, che mi ha proposto di cucinare con lei, non ho potuto dirle di no». La giovane ivoriana ha avuto così l’occasione di rivivere l’amore per la sua Patria preparando per tutti frittelle di platano, insalate di avocado, igname bollito e gateau al cocco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Difficile è stato anche il percorso del 23enne palestinese Ammar Abu Jassa. Una cicatrice sul suo volto gli ricorda il colpo ricevuto durante uno scontro nel campo profughi di Balata, a Nablus. Costretto alla fuga, tramite un barcone è approdato un anno fa sulle coste pugliesi per poi essere trasportato al Cara di Palese. Qui ha conosciuto la mediatrice culturale Marina, che l’ha presentato ad Ana. «Ho accettato la sfida e ho scoperto di essere bravo in cucina: le mie ricette vengono molto apprezzate dai baresi – afferma orgoglioso –.Mi piace deliziare tutti con il mio “makloba” (torta di riso capovolta), il mio “humus” (purè di ceci) e la mia “tabula” (insalata fredda di couscous)».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sta invece studiando per diventare un vero e proprio cuoco il più giovane di tutti, il 18enne indiano Pardeep Singh. Si è trasferito con la sua famiglia a Modugno quando aveva 15 anni e ora studia all’istituto alberghiero Majorana di Palese. Ana l’ha scoperto tirando nella sua rete anche lui, stregata dal pollo al curry, dal riso con le verdure e soprattutto dai “samosa” (fagottini di pasta fritta di forma triangolare) del giovane indiano. «Nel Punjab ci torno solo per le vacanze per andare a salutare i familiari rimasti ma io voglio vivere qui, questa città mi piace e ho tanti amici che amano la mia cucina», sottolinea il ragazzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Accanto ai giovanissimi c’è qualcuno che ha qualche anno in più, come la 67enne bulgara Maria, ma che in quanto a entusiasmo non ha nulla da invidiare a chi la precede anagraficamente. «Il motivo per cui io mi ritrovo qui a Bari è davvero singolare – ci svela la donna -. Mentre studiavo all’università di Pleven ho trovato nell’elenco delle studentesse del mio professore una ragazza con il mio stesso nome, ma di Bari. Di lì è iniziata una corrispondenza che è durata per anni. Finché un giorno, cinque anni fa, dopo la morte di mio marito e quando i miei figli erano oramai grandi, mi sono decisa a venire a trovarla». Da allora Maria non ha più abbandonato la città, fa la badante e ora si diverte anche a cucinare con Ethnic Cook. «Io lavoro molto e ho meno tempo degli altri – puntualizza - ma appena ho un minuto mi diletto nel preparare la mia famosa “banitsa” (rotolo di pasta fillo ripieno di uova, formaggio e olio)».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche la 35enne rumena Monica Irimia è arrivata a Bari nel 2002 per un progetto universitario di tre mesi e non ha più fatto ritorno in Patria. «Mi sono innamorata di questa terra, del sole, del mare e dei suoi prodotti alimentari che io fondo con le mie ricette tradizionali – ci dice -. Qui sono stata sempre ben accolta e mentre facevo la badante ho continuato i miei studi e ora sono naturopata». Dal duplice amore per la Romania e per la Puglia nasce una ricetta di Monica premiata all’Expo di Milano: una zuppa tradizionale rumena con grano, fave e funghi pugliesi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La mascotte del gruppo è la piccola Amaranta che a soli 4 mesi è stretta nella fascia che avvolge il corpo della sua mamma, la 32enne messicana Paulina. «Sono a Bari per amore di mio marito che 6 anni fa mi invitò qui per una vacanza e poi non mi ha più lasciata andar via – racconta ridendo Paulina mentre culla la sua piccola -. Ero una terapeuta ma in questa città mi sono dovuta reinventare: ora svolgo laboratori di cucina, corsi sui miei piatti tradizionali e cene a domicilio». A Bari ci sono solo sei messicani e Paulina vuole diffondere la sua cultura culinaria facendo conoscere le “tamales” (pasta di mais ripiena di tutto) e la zuppa di tortillas con pomodoro, cipolla e pollo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma Ethnic Cook raccoglie tante storie di uomini e donne che stanno cercando un futuro migliore lontano dalla propria terra d’origine. «Anch’io sono ormai vent’anni che vivo a Bari - conclude Ana, l’ideatrice del progetto -. Vengo dal Brasile, Paese multietnico per eccellenza. Ecco, io credo che anche questa città si possa arricchire dei tanti stranieri che la popolano, della loro esperienza, della loro cultura».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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