di Ilaria Palumbo

I pochi studenti di Filosofia: «Senza prospettive di lavoro, ma facciamo ciò che amiamo»
BARI – Sono poco più di duecento ragazzi, “mosche bianche” che hanno deciso di frequentare una delle facoltà più antiche e affascinanti, ma che certo non rappresenta un buon viatico per la ricerca di un lavoro stabile e redditizio. Parliamo degli studenti di Filosofia, facoltà presente a Bari dal 1944.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In media ogni anno sono giusto un centinaio i giovani diplomati che scelgono di immatricolarsi in Ateneo per intraprendere questo percorso: nell’anno accademico 2015-2016 fra primo, secondo e terzo anno risultavano iscritti solo 243 studenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Studenti che una volta laureati non avranno molta possibilità di scelta. Nonostante l’Università di Bari, nella scheda dedicata agli sbocchi occupazionali, indichi lo studio dell’”amore per la sapienza” come via di accesso “privilegiata” all’industria culturale (editoria, spettacolo e comunicazione), insistendo sul fatto che ci sono aziende che assumono filosofi per curare marketing e pubbliche relazioni, in realtà per i neo laureati c’è solo una possibilità lavorativa: l’insegnamento. E d’altronde la filosofia si insegna solo ed esclusivamente nei licei e nelle Università. Insomma non è che ci siano tutti questi posti liberi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«E’ così – ammette la 20enne Vanessa, iscritta al secondo anno di studi -. Per molti il “filosofo” non è nemmeno considerato un lavoro,  questo perché oggi le discipline umanistiche sono considerate inutili: si privilegiano le professioni “materialistiche”, che portano profitto e denaro. Per questo dopo la laurea dovrò accontentarmi di fare l’insegnante, cosa nemmeno facile».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma i filosofi da punto di riferimento per la società sono diventate figure che risulta difficile collocare in un contesto moderno. Ma allora perché questi ragazzi decidono di seguire questo percorso di studi?

«La scelta di studiare filosofia – dichiara risoluto Roberto, al terzo anno universitario – non dovrebbe essere fatta in funzione della ricerca di un lavoro ripagato dopo la laurea, altrimenti vorrebbe dire che non si è portati affatto per questa facoltà. Al contrario proprio lo studio e la pratica filosofica portano a contestare l’ideologia dominante secondo cui è necessario trovare un’occupazione a tutti i costi per essere inquadrati all’interno della società. Già Aristotele diceva che la filosofia è il “piacere più inutile” nella misura in cui non è schiava di alcunché».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Quindi il filosofo sarebbe destinato a vivere una vita “di stenti”. «E’ chiaro che si tratta di un’esagerazione – spiega Vanessa – anche è vero che il nostro futuro non si presenta dei più rosei. Mi spaventa ciò che ci sarà dopo l’Università. D’altronde l’essere in pochi ad aver scelto questa facoltà ci permette di conoscerci tutti, confrontarci e sostenerci».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«E poi riuscire a trovare lavoro oggi è difficile per tutti e quindi a questo punto conviene studiare ciò che si ama», afferma la 21enne Serena, studentessa al secondo anno. 
Quindi se di solito dietro la scelta di una facoltà c’è la voglia di svolgere un certo tipo di lavoro in futuro (il medico, l’avvocato, l’ingegnere), chi si iscrive a Filosofia non segue questo tipo di ragionamento: diciamo che studia per studiare, tralasciando i “calcoli” sulle prospettive di lavoro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Certo, alla base della mia scelta di iscrivermi a Filosofia vi è prima di tutto una forte passione e un autentico interesse per la materia», conferma Vanessa. «Se si ha una vera vocazione l’importante è seguirla, tutto il resto passa in secondo piano, anche il fattore occupazionale», ribadisce Michele, 21enne che sta per iscriversi al terzo anno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Anche se la vera sfida per noi sarà oltre che imparare a pensare, tradurre il pensiero in prassi – dichiara Serena -. Se qualcosa non mi piace ho capito che devo semplicemente cambiarla, l’importante è avere il coraggio di provarci». «Sì il coraggio – conclude Vanessa -. I miei amici continuano a considerarmi una “pazza” e anche mia madre inizialmente almeno non mi ha certo appoggiata nella mia scelta. Ma io continuerò a combattere e ad andare avanti negli studi filosofici, per me stessa e per il mio futuro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

* con la collaborazione di Michele Castaldo


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Ilaria Palumbo
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  • Mattia - Comunque una delle abilità maggiori che questo percorso universitario offre, soprattutto se abbinato a successivi master non esclusivamente filosofici, è la capacità relazionale e l'elasticità mentale. Conosco chi da poco dopo una laurea in filosofia proprio all'UniBa ed un master in gestione del personale, è stato selezionato e scelto da una multinazionale per il ruolo appunto di gestione del personale, nonostante gli altri partecipanti al master ed alla selezione possedevano lauree in economia e commercio e in giurisprudenza...
  • Francesca - Studiare filosofia è appagante secondo molti punti di vista, da quello spirituale, a quello intellettuale e relazionale..ma anche materiale, dunque economico. La capacità critica che si sviluppa può essere applicata a qualsiasi tipo di sistema. L' importante è saper spiegare quali sono le nostre capacità, le quali molto spesso vengono fraintese o sottovalutate da chi ci deve assumere. Ho trovato un paper molto interessante riguardo a questo argomento. Spiega come presentarsi e scrivere le cover letters. Se siete interessati contattatemi.


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