di Salvatore Schirone

Le dimissioni del Papa. E se Ratzinger volesse rivelare un segreto?
Le dimissioni del Papa sono un evento inedito. Tanto inaspettato, quanto di sconvolgente portata per la Chiesa e per il mondo. Qualcuno non ha esitato a definirlo "apocalittico".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Pietro abbandona il timone della barca lasciandola in balia dei flutti nell'agitatissimo mare del "relativismo etico e filosofico", esposta ai venti contrari di scandali, tradimenti, congiure e di un equipaggio semi-ammutinato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Esistono due interpretazioni di segno opposto per queste dimissioni: fuga dalle responsabilità o segno di umiltà. Tertium non datur. E ovviamente i commenti sono quasi tutti nel senso della seconda ipotesi, declinata in infinite varianti. Chi oserebbe infatti dubitare della levatura morale del Papa e accusarlo di dantesca viltade? 
 
Si dipinge l'immagine di un Papa a misura di uomo che riconosce i suoi limiti fisici, spirituali e psicologici e che per il bene della Chiesa lascia il timone a qualcuno con maggiori energie da spendere. Ma è difficile credere che l'acuto teologo abbia lasciato totalmente il posto al pastore stanco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Innanzitutto l'abbandono non è non immediato. Ma a tempo determinato: il 28 febbraio alle 20. Come interpretare questi 16 giorni di interregno? Non c'è una esigenza tecnico-burocratica. Sono già previsti 15-20 giorni perché il camerlengo convochi i 117 cardinali elettori per il Conclave. E allora?

Ecco, noi la buttiamo lì: Benedetto XVI si riserva 16 giorni per fare e dire qualcosa, per rilevare qualcosa di scomodo, magari un segreto. E lo vuole fare da uomo libero. Finalmente svincolato dal ruolo di Sommo Pontefice, con tuttavia i pieni poteri del Sommo Pontefice.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Se fosse così verrebbe attuata una strategia pastorale molto più rivoluzionaria di quanto si possa immaginare. Che assume la forma di un estremo appello rivolto ai suoi collaboratori più stretti, curia e cardinali, che evidentemente non sono stati in grado di sopperire alle sue debolezze.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

 
I primi effetti di fibrillazione nelle sale della curia romana in effetti si sono fatti sentire. Le dichiarazioni di solidarietà più o meno di circostanza hanno lasciato il posto ad ansie e timoni velatamente trapelati in alcune dichiarazioni alla stampa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Siamo convinti: Ratzinger vuole parlare. E in realtà già lo sta facendo. Le prime parole chiare sono arrivate all'inizio della Quaresima, mercoledì 13 febbraio: «Il volto della Chiesa è deturpato da colpe contro l'unità della Chiesa e dalle divisioni del corpo ecclesiale». L'omelia accenna a dannosi «protagonismi» e invita a superare «individualismi e rivalità» come «segno umile e prezioso per coloro che sono lontani dalla fede o indifferenti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il Papa chiede gesti concreti di conversioni dai vertici della Chiesa, quasi a dire "quello che ho fatto io, mi aspetto che lo facciate anche voi". Una rinuncia che non va vista come un "virus", come ha detto allarmato qualche porporato, ma al contrario una "virtus", in grado di rinvigorire dal cuore il corpo stanco e malato della Chiesa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nei prossimi giorni Gianfranco Ravasi detterà gli esercizi spirituali a Benedetto XVI e ai curiali. Tempo favorevole per un esame di coscienza. Seguiranno altri incontri pubblici e il 27 febbraio l'ultima udienza pubblica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
La curia romana trema. Ma no, non è la fine della Chiesa. Semmai la fine di una cristianità colpita nelle sue più vetuste e anacronistiche istituzione di potere, che lascerà il posto ad un cristianesimo più evangelico e profetico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Giorni bui per il popolo di Dio che prega, piange e spera. Ma dopo la Quaresima ci sarà la Resurrezione. 


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  • Riccardo Guglielmi - Concordo molto con questa analisi. Benedetto XVI è stato aretefice di compromessi ed intermediazioni. Ha saputo denunciare e chiedere perdono e da uomo di cultura, retto nei principi, ha cercato con umiltà e tolleranza l'unità della Chiesa Romana. Purtroppo non è riuscito nell'intento. Forse la chiave di lettura è da ricercare tra le operazioni finanziarie dello IOR . Peccato. Speriamo che il volo della colomba non sia sostituito da quello dei corvi.


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