di Giancarlo Liuzzi - foto Valentina Rosati

Tra abbattimenti e abbandoni l'eccezione di Villa Maria: «Tornerà al suo splendore»
BARI – Abbattimenti e sostituzioni. Nella storia architettonica di Bari ci siamo imbattuti spesso in questi termini che vanno a costituire il lungo e ancora aperto “necrologio immobiliare” cittadino. Dai Villini Postelegrafonici al Palazzo della Gazzetta, passando per le recenti demolizioni dell’ex sede della Peroni e della dimora ottocentesca di via Calefati, il modus operandi resta lo stesso. Si buttano giù edifici storici per costruire fabbricati più grandi e dal dubbio gusto estetico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tutto questo è possibile a causa dell’assenza di vincoli paesaggistici e di piani urbanistici generali che non consentono la salvaguardia degli antichi immobili privati. Anche se c’è da dire che spesso, pur in presenza di una tutela, in molti rimangono tristemente abbandonati in balìa di vandalismo e degrado.    

Per fortuna, però, qualche eccezione esiste: casi in cui la voglia di recuperare “il bello” supera il mero vantaggio affaristico derivante da un abbattimento. È questa la storia di Villa Maria, dimora di fine 800 che tornerà al suo originario splendore grazie a un restauro da poco iniziato. (Vedi foto galleria)

L’edificio si trova al civico 286 di corso Alcide de Gasperi, strada del quartiere Carrassi tutt’ora contraddistinta dalla numerosa presenza di splendide ville in stile liberty che si frappongono a grandi immobili residenziali. Qui siamo nella vecchia contrada Torre di Vrunnolo, che tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 fu scelta dai facoltosi borghesi baresi per costruire le proprie residenze estive con raffinati decori e lussureggianti giardini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche Villa Maria è ottocentesca, ma non si hanno notizie dei suoi fondatori. Si sa però che negli anni 40 del XX secolo appartenne al celebre architetto Saverio Dioguardi, che la cedette poi ai Lezza, la cui prima proprietaria, Maria, ne cambiò definitivamente il nome.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La cosa particolare è che da allora l’edificio è stato ereditato sempre per via femminile. Sino ad arrivare all’ultima discendente, che ha deciso di vendere la sua casa romana per trasferirsi in quella che da decenni rappresenta la dimora della sua famiglia, diventata nel corso degli anni il punto di ritrovo dei parenti durante le feste natalizie. Chissà, forse si deve proprio alla sensibilità tipica delle donne il fatto che questo fabbricato sia riuscito a rimanere in piedi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ma è ora arrivato il momento di visitare la villa. Ad accompagnarci è l’architetto Massimo Fano della ProGeO15, società che assieme all’impresa Carulli si sta occupando del restauro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo quindi di fronte al cancello d’ingresso, posto tra due colonne in pietra rossicce. Da qui non riusciamo a vedere la facciata della struttura, nascosta com’è dagli alti alberi che dominano il grande giardino circostante. Entriamo e ci facciamo strada lungo il viale di 60 metri che, costeggiando la vegetazione laterale, ci porta dinanzi al prospetto rosso della villa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’edificio si sviluppa su un piano rialzato al quale si giunge attraverso una larga scala che conduce al ballatoio d’ingresso. La facciata è tripartita da lesene lisce che delimitano il portone centrale e due finestroni ai lati. Questi ultimi sono circoscritti in frontoni in pietra color crema posti al di sopra di un cornicione modanato che corre lungo tutto il perimetro. Chiude il prospetto, in alto, la bianca scritta “Villa Maria”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Passiamo ora nell’ampio salone dove fervono i lavori in corso. Il pavimento è stato interamente divelto e le mura sono spoglie. «È una ristrutturazione che permetterà di conservarne perfettamente l’assetto originario – sottolinea l’architetto mostrandoci una foto scattata prima dell'inizio del restauro - . La planimetria non verrà minimante alterata nella sua composizione e sarà persino rispettata la destinazione d’uso dei locali».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ai lati si sviluppano altre sei stanze, anch’esse colme di materiale edilizio: ospiteranno le camere da letto con annessi bagni, uno studio, una sala da pranzo e la cucina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Attraverso una porticina e salendo delle strette scale raggiungiamo ora il bellissimo sottotetto in legno: un’installazione a ferro di cavallo sorretta da grosse travi. Torniamo a terra e ci spostiamo sulle facciate laterali. Qui il balconcino superiore è sorretto da una serie di archetti in pietra, elementi presenti in altre strutture di quell’epoca, come l’ormai degradata Villa Tilde di via Amendola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Alcuni di questi permettono l’entrata in locali di servizio: uno posizionato esattamente sotto il ballatoio e gli altri più interrati ai quali si può accedere tramite delle scale. Ci imbattiamo così in una serie di ambienti con volte in pietra che ospitavano un tempo le cisterne di acqua.

Ci rechiamo infine sul retro, dove si erge un vecchio garage con tetto in tegole e pavimento formato da originali chianche in pietra. Qui sono accatastati pezzi della dimora che, dopo essere stati numerati, verranno riposizionati nello stesso ordine in cui si trovavano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si tratterà dell’ultimo tassello prima dell’ultimazione di Villa Maria, che a quel punto potrà finalmente salutare il moderno complesso residenziale che le si pone prepotentemente davanti “dall’alto” della sua rinnovata bellezza. 

(Vedi galleria fotografica)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita



Giancarlo Liuzzi
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  • Fiorella - Grazie per questa bellissima notizia appresa leggendo l'articolo dettagliato e ricco di tanta bellezza. Come sempre mi fate scoprire la storia della nostra città attraverso la documentazione dei bravissimi redattori e fotografi. Grazie per questi regali preziosi e inediti .
  • Francesco - Temo che però abbiano abbattuto numerosi alberi
  • Mariano Argentieri - Saverio Dioguardi, la moglie Maria Blasutigh e i figli soggiornarono nel periodo intorno al 1948 anno in cui venne edificata la casa di cura Villa del Sole, (oggi demolita) al civico n 413 di corso De Gasperi, edificio progettato dall'arch Dioguardi!


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