di Eva Signorile

Spinazzola, quel "racconto" inciso 5mila anni fa su una roccia: «Sito unico, ma non tutelato»
SPINAZZOLA – Figure umane, animali, stelle, frecce: migliaia di simboli incisi nel calcare che rappresentano “il primo vero racconto dell’uomo sulla Murgia”. Stiamo parlando di un’incredibile scoperta avvenuta nei pressi di Spinazzola: un masso pavimentale che mostra una serie di disegni realizzati 5mila anni fa, probabilmente da antichi pastori che popolavano la zona. (Vedi foto galleria)

Un sito venuto alla luce nel 2006, individuato per caso dal signor Cosimo Forina, frequentatore dei luoghi, che però a distanza di 14 anni, nonostante sia stato studiato da un’équipe di esperti, non è stato ancora tutelato dalla Soprintendenza

L’area si trova nel parco dell’Alta Murgia, nei pressi della provinciale 138 che da Spinazzola porta a Castel del Monte, in località Cavone. È qui, in un piccolo riparo profondo 60 centimetri inserito in una parete rocciosa, che si trova il “masso archeologico”: una pietra levigata situata sul pavimento segnata da numerose incisioni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si tratta di un groviglio infinito di segni scavati con una punta sottile. Si riconoscono ben 33 “figure antropomorfe”, cioè rappresentazioni umane che ricordano i disegni dei bimbi che stanno imparando a impugnare la matita. In alcuni casi la testa degli uomini è riprodotta a forma di V, in altri compare come una sfera o un triangolo, in altre ancora “a raggiera”. Ci sono pure omini con due cerchietti a rappresentare gli occhi e “dotati” persino di un pene.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma nell’intricato insieme di simboli ci sono anche “griglie”, recinti, catene di losanghe, zigzag, frecce, stelle a cinque punte, croci e diversi animali. La quasi totalità dei segni è ascrivibile a un periodo compreso tra l’Eneolitico e l’Età del Bronzo, cioè tra 5mila e 4mila anni fa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Come detto a scoprire il sito (rinominato “il rifugio del Cavone”) è stato il 62enne signor Cosimo, da anni impegnato nella tutela del territorio del suo paese, Spinazzola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Era il 7 aprile del 2006 – ricorda - mi trovavo in questa zona per partecipare a un’iniziativa di Legambiente e stavo perlustrando le diverse cavità presenti sul costone. Parliamo di piccole grotte, profonde circa mezzo metro, certamente scavate dall’uomo e utilizzate in passato sia come rifugio che punti di osservazione, essendo il luogo alto abbastanza da consentire allo sguardo di spaziare. A un certo punto per terra notai diversi pezzi di “cocciame” molto antico. Sorpreso da questo rinvenimento, cominciai a ispezionare più attentamente il pertugio ed è così che scoprii sul pavimento questi incredibili segni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Compreso di essersi imbattuto in qualcosa di straordinario, Forina non perse tempo, contattando il giorno dopo la Soprintendenza di Foggia, che a sua volta allertò un’équipe di archeologi che era in quella zona per altre ricerche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Si trattava del gruppo del Dipartimento di Scienze Archeologiche dell’Università di Pisa, coloro che si occuparono subito di studiare il masso misterioso. Nel corso del 2006 furono così condotti una serie di saggi che portarono alla “traduzione” dei diversi livelli dei simboli. Vennero formulate tre diverse ipotesi sul senso della rappresentazione incisa nella roccia: una scena di caccia, la narrazione di un momento di guerra o la descrizione di una particolare cerimonia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Quale che sia l’interpretazione– scrissero gli esperti nel Bullettino di Paletnologia n. 97 del 2008– resta il fatto che si tratta di un “racconto”. Finora sono stati rinvenuti rari esempi di composizioni così complesse ed organizzate al di fuori del Levante spagnolo». Il riferimento era all’arte rupestre presente in molte grotte della Spagna orientale, in una zona compresa tra l’Aragona e la Murcia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il rifugio del Cavone è quindi qualcosa di unico. Eppure ancora oggi la Soprintendenza non si è espressa a riguardo. «Ricevetti dopo qualche tempo risposta dall’ente – ci spiega Cosimo –, mi dicevano che avrebbero aspettato la conclusione degli studi predetti “indispensabili ai fini dell’imposizione di un vincolo di tutela che avrebbe aggiunto il riconoscimento di patrimonio archeologico a un sito già protetto come bene ambientale e forestale”». Ma da allora il vincolo non è arrivato.

«Nel frattempo – avverte Forina –, c’è chi viene in zona e pianta chiodi sulle rocce per fare delle scalate. Persino gli esperti nel Bullettino hanno lanciato l’allarme: il riparo del Cavone si affaccia su una cava di pietre, tuttora in funzione, che potrebbe minacciare gravemente il paesaggio circostante nonché questo meraviglioso “primo racconto dell’uomo sulla Murgia”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)
 


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Eva Signorile
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