di Ilaria Palumbo - foto Antonio Caradonna

Polignano, di fronte a Porto Cavallo c'è un piccolo castello: masseria "La Compra"
POLIGNANO A MARE – Si chiama “La Compra”. È una masseria del XVII secolo  e si staglia di fronte al passaggio che permette ai bagnanti di accedere alla popolare spiaggia di Porto Cavallo, situata tra San Vito e Polignano. I frequentatori del posto quindi la conoscono bene, anche se in pochi in realtà hanno provato ad avvicinarsi per osservarla da vicino. Un peccato, perché avrebbero scoperto un mondo fatto di caditoie, saracinesche e misteriosi stemmi sopravvissuti all’interno di quello che pare un vero e proprio piccolo castello. (Vedi foto galleria)

L’edificio si trova su via Leonardo, la stradina che collega il nuovo porto turistico di Polignano alla frazione di San Vito. Percorsi un centinaio di metri la masseria apparirà sulla sinistra, situata su una lieve altura immersa in un boschetto fatto di fichi d’india, lecci e pini silvestri. Di fronte a essa si apre quel sentiero ricavato tra due ville che porta a una delle poche insenature sabbiose della zona, la suddetta Porto Cavallo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Noi lasciamo l’auto sulla strada e percorriamo il sentiero sterrato che ci conduce direttamente alla tenuta abbandonata.  L’edificio, massiccio e compatto, si articola su due piani. Costruito in pietra tufacea di colore grigio, pare quasi una torre di avvistamento: impressione data dall’ispessimento della muratura agli angoli e dal muro “a scarpa” del piano terra. 

Ci basta poi alzare lo sguardo per scoprire come a coppia su ogni lato si trovino alcune caditoie in pietra: piccoli vani esterni da cui si facevano cadere massi, dardi, acqua, olio o pece bollenti sugli assalitori. “La Compra” è quindi una masseria fortificata, dotata di tutti gli elementi architettonici difensivi tipici del tempo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
        
A ridosso del lato sinistro compare una struttura più bassa dalla forma rettangolare, probabilmente costruita successivamente: forse un granaio oggi totalmente invaso da materiale di scarto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Decidiamo ora di entrare nell’edificio, il cui accesso ci lascia senza fiato. Siamo di fronte a un arco a tutto sesto dominato da una saracinesca a grata in ferro battuto, simile a quella che si vede nei film con protagonisti castelli e cavalieri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Il cancello, che scorre verticalmente utilizzando apposite scanalature, è parzialmente alzato e ci permette di avere accesso al piano terra. Ci ritroviamo così in un angusto ambiente semibuio e completamente spoglio, il cui pavimento è invaso dal guano. Vicino all’ingresso sono ammassati degli indumenti lasciati lì da qualche occasionale visitatore. In un incavo della parete compare una scritta blu ottenuta con una bomboletta spray che recita una data: 1999. Segno che l’edificio è abbandonato perlomeno da vent’anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Continuiamo la nostra esplorazione. Attraverso un passaggio sulla destra ci spostiamo in una seconda stanza, anch’essa evidentemente in rovina. Ma qui, muovendoci verso il centro dell’ambiente, il pavimento rivela un piccolo tesoro.

Le mattonelle sono infatti smaltate e su uno sfondo celeste figura quello che probabilmente era lo stemma araldico familiare degli antichi proprietari: i conti Miani. Un grande scudo, per metà celeste e per l’altra metà a strisce bianche e rosse, al cui centro domina una spiga di miglio, è sormontato da un elmo incoronato con un ciondolo al collo, dal cui capo scivolano verso il basso folte piume bianche. Un disegno che rimanda a tempi di cappa e spade, di nobili e principesse.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Saliamo ora la scala dipinta di azzurro che ci conduce al piano superiore, formato da tre stanze, due delle quali fornite di un caminetto. Qui probabilmente aveva luogo la vita della masseria. C’è anche un bagno, questo però realizzato più recentemente, con tanto di vasca e caldaia, i cui muri sono costituiti da maioliche di color celeste arricchite dal disegno di fiori. Appare quindi evidente che qualcuno qui, in tempi più o meno recenti, ci ha abitato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
  
Non ci resta che percorrere l’ultima strettissima e ripida scala che sale fin sul terrazzo. Il cammino non è facile, ma una volta arrivati in cima lo splendido panorama ripaga il nostro sforzo. Sulla sinistra si staglia l’antica Abbazia di San Vito, mentre sulla destra ecco il porto di Polignano e l’alto costone roccioso su cui è abbarbicato il centro storico del paese. E davanti a noi il mare, che questa masseria osserva, solitaria, da quattrocento anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Ilaria Palumbo
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  • FRANCESCO - Bellissima! Nulla si sa della proprietà?
  • antonio arky - certo che si resta perplessi davanti a simili "oggetti architettonici" lasciati andare in questa maniera e viene proprio da chiedersi fino a che punto la Proprietà possa restare tale lasciando andare in malo modo un simile patrimonio! Dove sono poi le Istituzioni Governative? a partire dal Comune x finire alle Soprintendenze. Ogni volta che vado a Polignano, andando da San Vito verso Cozze Nere, ci passo davanti e noto già nel terreno circostante uno stato che più che dimesso è dir poco...peccato! Siete mai stati nelle grotte sulla vecchia via x Monopoli, proprietà De Bellis, si entra (in punta di piedi) passando dietro il distributore di carburante Agip dove è possibile anche parcheggiare. Saluti da Bologna! A.A.
  • Francesco Quarto - Molto interessante come i commenti precedenti! Vorrei congetturare sulla Proprietà, se è vera la vostra ipotesi a proposito di Miani. In Polignano, appena entrati nella città antica dall'ampio portale di accesso, si vede sulla destra il "Palazzo Miani". Almeno questo è quanto mi risulta. Una Miani fu la sposa di Armando Perotti, noto storico barese, vissuto fino agli anni venti del novecento e autore di classici distoria locale come "Bari Ignota" ... fu anche direttore della biblitoeca Sagarriga Visconti Volpi, allora consorziale. Credo che su questa traccia si possano avviare "Investigazioni", ricerche ecc in direzione di un risanamento della struttura e conseguenza conoscenza e valorizzazione (organi e istittuzioni competenti permettendo!!!) Saluti Francesco Quarto
  • Luca Simone Rancati - Buongiorno, come prontamente segnalato da me ieri e opportunamente corretto dalla redazione, la masseria come documentato dallo stemma smaltato sulle piastrelle di ceramica è stato di proprietà, tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, della famiglia dei conti Miani, già proprietari dello splendido palazzo in piazzetta Fulvia Miani a Polignano a Mare. Cordialmente, Luca Simone Rancati


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