di Federica Calabrese

Bari, la chiesa di San Gaetano: dove tra musica e colori si celebra la "messa" etiope
BARI - Anni fa tracciammo un percorso tra le vie di Bari Vecchia per scoprire le numerose e antiche chiesette che punteggiano il centro storico. Ne individuammo 24 (oltre alle celebri Basilica di San Nicola e Cattedrale di San Sabino): edifici purtroppo spesso chiusi al pubblico e aperti solo per la messa domenicale o durante eventi prestabiliti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per questo abbiamo deciso di ritornare nella città antica per andare alla scoperta di questi gioielli in modo da fornire una compiuta testimonianza delle loro storie e dei tesori celati agli occhi di tanti baresi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Oggi è la volta di San Gaetano, piccolo luogo di culto eretto tra l'XI e il XII secolo. Situata in una stretta rientranza circondata da abitazioni, la chiesa passa normalmente inosservata, tranne la domenica. Quel giorno il tempio si rianima con colori, canti e tradizioni: è qui infatti che viene celebrata la particolare “messa” della chiesa ortodossa etiope, una comunità che gestisce la chiesa dal 2012.  (Vedi foto galleria)

San Gaetano si trova nella strada omonima, nei pressi dell’Arco delle Meraviglie, del tutto nascosta dalla piccola via e dalle case circostanti. Eretta alla metà dell'XI secolo e riedificata nel 1170, è stata più volte ristrutturata e rimaneggiata ed oggi si presenta con una sobria facciata rettangolare racchiusa da una cornice sagomata. Il portale in legno e lo spazio semicircolare sovrastante, che ospitava un tempo una finestra oggi murata, sono contenuti in un arcone leggermente sporgente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta ora che entrare. Lo scenario che ci appare davanti è una vera e propria sorpresa. Una trentina di donne dalla pelle nera, scalze e con il capo e il corpo coperti da un velo bianco, sono rivolte verso l’altare. Quest’ultimo è mascherato da tende rosse alla cui base sono appoggiate sette icone sacre. Un prete, vestito con una tunica avorio è affiancato da un “assistente” dalla veste rossastra e dal diacono Hakim: tutti e tre rivolgono le spalle ai fedeli. La chiesa è un tripudio di colori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel frattempo altre donne varcano la soglia non prima di essersi tolte le scarpe e si dà il via alla celebrazione, che durerà ben 4 ore. Il sacerdote dopo aver cantato brani nella lingua gemitica ge'ez e recitato i versi di alcuni salmi, prende una croce in metallo e passa tra le sedie facendola baciare ai presenti. Tutti, anche i bambini, si prostrano quindi a terra in preghiera. Seguono le letture di quelli che comprendiamo essere i Vangeli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Dopo l’incensamento il celebrante si lava le mani aiutato dall'assistente ed inaugura il momento dell'offertorio. Tre piccoli passano tra la gente: il primo porta il Vangelo, il secondo un ombrello dorato (il flabello) ed il terzo una cassetta lignea per raccogliere l’obolo. Giungiamo quindi al momento dell'Eucarestia: i devoti ricevono l'ostia, poi bevono da un cucchiaino il vino e infine ritornano al proprio posto dopo aver preso un bicchiere d'acqua da un vassoio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma il meglio deve ancora venire. Sei donne si cambiano prontamente d'abito indossando delle vesti azzurre e, dopo essersi schierate su due file uguali, iniziano a cantare davanti all'altare. Il ritmo è cadenzato da un grosso tamburo suonato da un'altra ragazza e tutti i fedeli ballano a ritmo di musica tribale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Una volta concluso il rito, tutti i presenti si danno da fare per rimuovere tappeti, cortine rosse e icone, riponendole in sagrestia. Abbiamo così la possibilità di ammirare gli interni della chiesa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci troviamo in un ambiente a croce greca, con la cappella centrale coperta da una volta a vela e i quattro bracci laterali voltati a botte. Di fronte a noi si erge l'altare maggiore in stile barocco: è rivestito con marmi pregiati, con angeli che supportano dei candelieri dorati. Al centro troneggia una pala del 1800 con l'immagine del Salvatore che avanza su un prato fiorito.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'altare a sinistra, dedicato alla Sacra famiglia, è sormontato da una tela del XVIII secolo raffigurante l'Immacolata con un'aureola di stelle a circondarle il capo. Il sovrastante catino absidale rappresenta la risurrezione di Cristo, mentre nella parte destra della chiesa le statue in cartapesta di Gesù e San Pietro circondano un altare marmoreo corredato da una tela di fine 800. 

A questo punto usciamo, ma una volta fuori un'altra sorpresa ci attende. Le donne etiopi sono infatti radunate davanti all’ingresso della chiesa: stanno festeggiando il giorno sacro con focaccia bianca e un infuso dall'intenso odore floreale che ci viene prontamente offerto dalla giovane Kia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Grati per questo gesto lasciamo così San Gaetano: un piccolo gioiello nascosto tra le vie della città vecchia che riesce miracolosamente a saldare l’antica storia di Bari al folklore di un popolo che viene da lontano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Federica Calabrese
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