di Antonio Bizzarro

White Noise Generator: quando l'elettronica cattura i suoni presenti in natura
BARI – In passato abbiamo scritto dell’assenza di una vera scena musicale elettronica a Bari: di fatto nel capoluogo pugliese c’è poca voglia di sperimentare e ci si limita ad accontentare i gusti commerciali del pubblico. Però seppur rare delle eccezioni esistono. Vi abbiamo già parlato degli Agents of Time e oggi andremo a scoprire il lavoro del White Noise Generator (nella foto di Giampiero Fortunato), gruppo nato nel 2012 e formato da tre trentenni baresi più un batterista sessantenne. Loro si rifanno al cosiddetto “Sound art”, un tipo di musica che utilizza i suoni presenti in natura. Abbiamo parlato con il fondatore, Marco Malasomma.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Chi fa parte del progetto?

Inizialmente si trattava di un trio musicale (io alla "consolle", il sassofonista Luca Antonazzo e il contrabbassista Gerardo Antonacci, che poi ci ha lasciato), a cui si sono poi aggiunti il batterista e percussionista Marcello Magliocchi, la graphic e visual designer Jime Ghirlandi e il videomaker Marco Gernone, che ora ufficialmente non fa più parte della band anche se collabora spesso con noi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Come mai avete deciso di chiamarvi White Noise Generator, cioè “generatori di rumore bianco”?

Il rumore bianco è l'unico suono che ha la stessa intensità a tutte le frequenze: per intenderci è quello che si sente uscir fuori dalla televisione quando lo schermo è tutto grigio. Dentro ci potrebbe essere tutto, proprio quel “tutto” che noi andiamo a ricercare nell’ambiente esterno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Come spiegheresti il vostro lavoro a un profano della musica elettronica?

Noi creiamo musica, non limitandoci a mixare e riarrangiare qualcosa di già sentito. E lo facciamo utilizzando il cosiddetto “suono fisico”, catturato da ciò che esiste in natura. Può essere il riverbero di una grotta, il canto dei grilli alle 6 di mattina o ciè che si ascolta in un laghetto con le rane. Si parla in questo caso di “Sound art”. A quel punto campioniamo, rimodelliamo e riassembliamo i singoli "rumori", producendo un risultato unico e inedito. E’ stato il compositore canadese Raymond Murray Schafer il primo ad elaborare il concetto di paesaggio sonoro, ovvero ciò che si percepisce attorno a sé, magari chiudendo gli occhi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Quindi registrate i suoni dall’esterno, li elaborate grazie a un computer e…

E li amalgamiamo al suono degli strumenti acustici: dalla batteria al sassofono. In più mentre ci esibiamo lo spettatore può immergersi nelle immagini evocative che vengono proiettate su uno schermo e che si riallacciano a quello che stanno ascoltando. Ciò che ne esce è un vero e proprio “quadro sonoro”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Suonate improvvisando vero?

Sì, perché riteniamo che l’improvvisazione sia un atto creativo che pone in relazione l'artista con il suono creato in quell’istante, basandosi sulla conoscenza e sull’empatia che in quel preciso momento si crea tra i musicisti. Non ci sono né spartiti né direttori d’orchestra. Quest’anarchia musicale potrebbe apparire come un punto debole ma in realtà è proprio il fulcro del nostro tipo di produzione. L’improvvisazione crea infatti opportunità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il vostro non è certo un genere per tutti i gusti. Riuscite a trovare spazi dove esibirvi?

Diciamo che la nostra musica non è adatta per un locale serale, al contrario trova terreno fertile nei musei, nelle gallerie e in punti di interesse storico/artistico come scavi archeologici, antiche chiese, chiostri. Insomma si unisce a situazioni non commerciali, nella speranza di trovare un pubblico più attento e silenzioso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci può essere un futuro per la musica elettronica a Bari?

Per dirla con le parole di Frank Zappa servirebbero quei “vecchi col sigaro” che negli anni ’70 producevano con coraggio prodotti musicali inusuali, magari anche senza capirci nulla. Attualmente invece gli imprenditori non vogliono rischiare e impongono un tipo di musica dettata da trend già esistenti. Questo però ha anche un vantaggio: porta i veri artisti ad allontanarsi dal “sistema”, in favore di un underground vivo e ricchissimo di spunti, seppur “disordinato”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
Il video di “Dello stesso mare” dei White Noise Generator:
 

 
 


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