di Salvatore Schirone

Bitonto, la rinascita del borgo antico: da roccaforte criminale a baluardo della cultura
BITONTO – Di solito noi non ci occupiamo di politici, non ci interessano le “beghe” di partito, né ci siamo mai schierati per una particolare fazione. Ma ciò che sta  accadendo a Bitonto, uno dei più grossi comuni dell’area metropolitana di Bari, non può non essere raccontato. La speranza è che questo articolo possa servire da esempio ad amministrazioni comunali “immobili”, che continuano a rimandare negli anni necessarie scelte strategiche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Bitonto infatti, paese periferico famoso non solo per il suo olio ma soprattutto per una grande presenza malavitosa, da qualche anno è diventata una “città aperta”. Il suo bellissimo centro storico, prima quasi off-limits e roccaforte criminale, negli ultimi tempi è letteralmente rinato, diventando un baluardo della cultura. I cittadini hanno ripreso ad abitarlo, il numero dei locali presenti al suo interno si è moltiplicato, con un turismo (attratto da numerosi eventi e festival) che è cresciuto del 260 per cento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Artefice di questo “miracolo” è un sindaco giovane, non legato alla vecchia logica dei partiti, rieletto quest’anno per la seconda volta con il 60,8 per cento dei voti. Si tratta del 44enne Michele Abbaticchio, che nel 2012 ad appena 39 anni aveva già conquistato il cuore dei suoi cittadini e che in sei anni ha ribaltato completamente le prospettive del paese che amministra. Lo abbiamo intervistato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Sindaco, cos’è avvenuto sei anni fa?

Con la mia amministrazione abbiamo preso in mano una città ferma, in stallo, senza fiducia nelle sue potenzialità e con il borgo antico disabitato. E le abbiamo impresso un nuovo corso. Prima di noi si stava portando avanti il progetto di espandere il paese nella direzione di Bari, ma così facendo, spostando il suo baricentro verso la periferia, il centro storico stava rimanendo sempre più isolato e ghettizzato. In questi anni al contrario ci siamo concentrati proprio sulla riqualificazione della parte vecchia di Bitonto, restituendole la dovuta centralità.  

Puntando su che cosa?

Sulla cultura: la rinascita è partita da lì. Attraverso un arricchimento di eventi abbiamo reso attrattivo il centro, non solo per i nostri cittadini ma anche per turisti e visitatori. E ora dai due soli locali presenti in quella zona, siamo arrivati a ben 45. La città vecchia è diventata infatti “viva”, sede di ben 18 festival all’anno: da quello del jazz al quello del blues, passando per manifestazioni su filosofia, poesia e musica d'autore. Grazie a queste iniziative il turismo è cresciuto del 260 per cento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Parliamo di quella cultura vista dalla maggior parte delle amministrazioni comunali come un elemento secondario, quasi un lusso in assenza di adeguati fondi pubblici. Voi come siete riusciti a dare linfa a questo settore?

Anche noi disponiamo solo di un piccolo budget annuo: appena 100mila euro. Ma a differenza di altri li abbiamo usati bene, evitando di concentrare tutte le risorse su uno o due eventi al massimo. In passato ad esempio a Bitonto si sono sperperati tutti i fondi a disposizione per una tappa del giro d’Italia o per una sola “notte bianca”. Insomma due giorni di gloria e poi il silenzio per tutto il resto dell’anno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Voi invece praticamente che cosa avete fatto?

Abbiamo messo a disposizione le nostre risorse su più eventi distribuito durante l’anno. Nel periodo estivo partiamo un po’ ritardo: lasciamo passare luglio quando i cittadini si spostano verso il mare ed entriamo nel vivo ad agosto, estendendo la stagione fino ad ottobre, proprio quando nelle altre città il pubblico cala. Da novembre parte la stagione teatrale (per cui abbiamo un budget separato di altri 100 mila euro) e poi i riti della settimana santa e a maggio la manifestazione “cortili aperti”, atttraverso la quale rendiamo visitabili 50 palazzi storici. Gli imprenditori in questo modo hanno ripreso a investire: si sono resi conto che possono contare su un flusso turistico non più limitato a un paio di giorni all’anno, ma spalmato su almeno cento giorni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma è tutto qui il segreto: una diversa programmazione degli eventi culturali?

No, è l’idea di fondo a essere diversa. A Bitonto non c’è un monopolio della cultura, dove pochi enti si spartiscono i fondi a disposizione (basti vedere quello che avviene a Bari con la Fondazione Petruzzelli). Al contrario noi riusciamo a interessare un alto numero di associazioni presenti sul territorio. E quest’ultime sapendo di poter contare su una somma certa ogni anno, si attivano per creare format che garantiscono continuità nel tempo. Questo sistema redistributivo garantisce una partecipazione diffusa e favorisce anche una sana competizione tra le associazioni, che cercano di offrire all’amministrazione eventi sempre più interessanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E come ha fatto ad evitare di “venire a patti” con gli interessi forti? Perché di solito questo è ciò che avviene: quando una nuova amministrazione si insedia fa in modo di assecondare coloro che l’hanno sostenuta in campagna elettorale.

Ma questo è il vantaggio di essermi presentato con una lista civica, lontana da vecchie logiche di partito. Quello che ha contato è stata la mia storia personale e famigliare, del tutto estranea a militanze politiche precedenti e soprattutto a poteri e interessi economici forti. Del resto io come dirigente pubblico guadagnavo 5mila euro al mese: l’attuale indennità di primo cittadino ha abbassato considerevolmente il mio reddito. Io faccio il sindaco per passione, per amore verso la mia comunità. E ha contato molto anche avere candidato i giovani, sotto i 34 anni, provenienti dai più disparati ambiti sociali. Questa è la forza del civismo rispetto ai partiti.  

Un’ultima doverosa domanda: ma la malavita (che storicamente ha sempre “gestito” il borgo antico), come ha reagito alla vostra “invasione”?

L’apertura dei locali, l’aumento del turismo, il ritorno dei cittadini nel centro storico, sono serviti come deterrente per la criminalità, che ha dovuto accettare il cambiamento. Certo, c’è ancora tanto da fare. Ad agosto ad esempio alcuni cittadini hanno protestato contro lo striscione antimafia esposto dall’associazione Libera su un palazzo confiscato alla malavita. Cambiare il modo di pensare di un paese dove la delinquenza è di fatto “strutturale” è un processo lungo e duro. Alcuni sono ancora convinti che quando nel centro storico comandavano i mafiosi si stava più sicuri e tranquilli. Ma noi andiamo avanti, sperando che la cultura su cui tanto stiamo puntando possa entrare nell’anima delle persone, trasformando la loro triste “mentalità”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Foto di: Alessandra Apollonio


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