di Antonio Bizzarro

Variopinti, eleganti e ricercati: sono gli 80
BARI - Variopinti, eleganti e frutto di un instancabile lavoro di ricerca. Sono i segni distintivi della particolare collezione di abiti custodita negli spazi di Baia San Giorgio, resort a sud di Bari (vedi foto galleria). Si tratta di 80 dettagliatissime riproduzioni di quelli che erano gli indumenti tipici dell'XI secolo, utilizzati per rievocazioni storiche come la ricostruzione della battaglia tra Santo Spirito e Giovinazzo del 1042 e soprattutto l'attesissimo corteo di San Nicola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per ironia della sorte la struttura turistica sorge sulla costa di San Giorgio, cioè proprio a ridosso del “pantano”, l’insenatura dove nel 1087 sbarcarono i marinai baresi con le spoglie del patrono cittadino. E non a caso ad accoglierci c'è Vito Lisco, presidente dell'associazione che ogni anno ripropone quell'evento tanto celebrato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Abbiamo cominciato a curare la raccolta in modo maniacale a partire dal 2015 - spiega Vito -. Prima di allora infatti i capi da noi posseduti erano solo una ventina e di certo non rispecchiavano fedelmente la moda dell'epoca».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per il restyling il presidente si è affidato a una giovane argentina: Jime Ghirlandi, 32enne di Buenos Aires laureata in scienze e tecnologie della moda e trapiantata a Bari da circa un decennio. «Per mesi ho frequentato il dipartimento di studi classici dell'Università di Bari - racconta la sudamericana - facendo ricerche sull'iconografia di quei tempi e consultando gli antichi exultet, pergamene liturgiche colme di figure sacre usate per facilitare la comprensione delle messe ai fedeli analfabeti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Con lei ci ha messo del suo anche Angela Tommaselli, l'esperta sarta dell'associazione. «Mille anni fa i tessuti impiegati per i vestiti erano tutti in fibre naturali - sottolinea Angela - come lana, cotone grezzo, lino e canapa. Si tratta di materiali divenuti oggi costosi: ecco perchè ci siamo avvalsi di fibre sintetiche, più economiche e comunque adatte a riprodurre questi costumi così singolari».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


In compagnia di Vito osserviamo così gli unici tre abiti visibili, quelli esposti permanentemente nella sala congressi del complesso ricettivo visitatori. Il più distintivo è la tenuta del santo di Myra in versione vescovile: rossa, bordata di bianco e con tre evidenti croci, due sulle spalle e una sul petto. Fanno parte della mise anche l'immancabile bastone pastorale dorato, simbolo del vescovado e le scarpe in tinta con il resto del vestiario realizzate dall'artigiano barese Piero Schettini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Alla sua sinistra spicca il look caratteristico dei nobili russi, costituito da un lungo mantello arancione che sottende una tunica verde oliva e a tratti rossa: entrambi sono stati realizzati in shantung, tessuto ruvido commercializzato lungo la via della seta, che per l'appunto passava per il grande Paese eurasiatico. Sulla destra invece non passano inosservati due indumenti peculiari dei mercanti armeni, un camicione bianco dai motivi geometrici mediorientali con sopra una veste blu a maniche dorate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tutti gli altri capi, stipati in un locale chiuso al pubblico, "appartengono" a ben otto popoli diversi: bizantini, longobardi, normanni, svevi, slavi, turchi, ebrei e armeni. Angela ne tira fuori alcuni tra i più affascinanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il primo è tipico delle donne ricche bizantine, rosa con dei bottoni centrali e dei gingilli in simil rame "racchiusi" da una raffinata fascia verticale color ocra. Il secondo riguarda ancora una volta la figura del mercante armeno e consiste in una tunica dalle maniche in velluto a strisce parallele: con i suoi tanti colori sembra quasi un tappeto. Infine la signora ci fa ammirare la "divisa" turchese di una danzatrice turca, arricchita da "perle" e conchiglie cipreidi, tipiche del Mediterraneo orientale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tutte preziose imitazioni che "riposano" in attesa di essere sfoggiate con orgoglio durante la festa dell'amatissimo patrono.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)


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