di Ilaria Palumbo

Dal "cia uuê?" di Mola al "ciòcche vu?" di Gravina: facile dire "che vuoi?" nel Barese
BARI Caúme te u àgghie a ddóice? Come te l'ègghie à ddìsce? Accámme te l'àgghie à disce? Insomma, “come te lo devo dire”? Perché basta spostarsi da un paese all’altro della provincia di Bari, anche di pochi chilometri, affinchè una frase semplice come questa cambi notevolmente, seppur rimanendo all’interno di quella “lingua madre” che è il dialetto barese.

Noi abbiamo provato a chiedere ai residenti dei 41 comuni della provincia di pronunciare la frase “che vuoi?”. Ebbene: due sole parole ci hanno catapultato in un mondo fatto di vocali aperte e chiuse, di cambi repentini di lettere, di mille cadenze, di suoni dolci e gutturali. (Vedi video)

Partiamo da Bari, dove il “che vuoi?” viene tradotto con un secco e deciso ce uè? (vedi foto di Anna Simi), con una “e” finale aperta e altisonante. Si formula ugualmente nelle vicine Bitetto, Bitritto e Sammichele e in maniera un po’ più chiusa anche ad Acquaviva e Rutigliano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma ecco che già a Triggiano, praticamente a due passi dal capoluogo, la domanda comincia a cambiare: viene aggiunta una “v” e diventa ce vuè?. E allo stesso modo viene pronunciata a Gioia del Colle. Con la variante dell’ultima vocale più chiusa (quindi ce vué?), troviamo la stessa forma a Casamassima, Cassano delle Murge e Santeramo in Colle. I coratini invece, un po’ più dolci, modificano la “u” in “v” raddoppiata. Il risultato è: ce vvé?.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Finora comunque siamo rimasti nell’ambito della classica “e” finale: ma non abbiamo sentito niente, perché nella provincia di Bari le vocali si usano proprio tutte. E’ il caso di Capurso Cellamare dove come ultima lettera la “e” viene sostituita da una rotonda “o” e la frase si trasforma magicamente in ce vuò?. Simile al ce uò? di Montrone, quartiere di Adelfia. Perché all’interno di quest’ultimo borgo basta attraversare un ponte per ascoltare dialetti diversi: a Canneto infatti la domanda cambia in ce uà?.

E andiamo a Palo del Colle dove l’accento si sposta sulla “u” e l’ultima lettera diventa una via di mezzo fra la “o” e la “a”, fino ad ottenere un ce vùâ?. Scambiando la “a” con la “i” si arriva invece al vivace ce uì? di Locorotondo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Che cosa manca? La “u”. Nessun problema, perché il ce vvu? è molto usato un po’ in tutto il barese. Con leggere varianti fonetiche si pronuncia ad Alberobello, Binetto, Bitonto, Castellana Grotte, Conversano, Giovinazzo, Grumo, Molfetta, Noicattaro, Putignano, Ruvo, Valenzano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Un capitolo a parte meritano poi le cittadine dove nella seconda parola viene introdotta la lettera “d”.  E quindi abbiamo il polignanese e il torittese (ce dé?), il terlizzese (ce ddà?) e il sannicandrese (ce dàie?).  Mentre inedito è il “che vuoi?” turese, in cui oltre a far capolino la “i”, le consonanti elencate finora scompaiono per essere soppiantate dalle più gutturali “g”. Conclusione: ce igghié?.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tra tante pronunce da una cosa perlomeno non ci siamo mai discostati: il “ce” iniziale, che per ora è rimasto sempre invariato all’interno delle varie frasi. Ma così sarebbe troppo facile, perché ci sono anche località dove a cambiare è proprio la prima parte della domanda.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Vedi il caso di Monopoli dove il “ce” viene sostituito da “cia” e la formula diventa cia vvù?. Stessa cosa di Mola di Bari e Noci, nei quali muta però anche il “vvù” . Così nel primo paese si dice cia uuê? e nel secondo invece cia uè?.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E infine ci sono quelli dal dialetto “hard”, che rendono ancora più complessa l’apparente facile espressione. I modugnesi ad esempio pur mantenendo lo “ué” tipicamente barese ci aggiungono un intricato “ciàbbe”, forma contratta di “ce ràbbê” e il tutto diventa ciàbbe ué?. Ad Altamura invece si preferisce il “ciàcche”  e il risultato finale è un duro ciàcche ué?. A Gravina e Poggiorsini poi la “a” altamurana diventa una “o”, lo “ué” si trasforma in “vu” ed ecco che il povero “che vuoi?” in questi paesi diventa un quasi incomprensibile ciòcche vu?. (Vedi video)

Ecco in una tabella tutte le varianti della frase "che vuoi?" in provincia di Bari:
 
PAESE  “Che vuoi?” PAESE  “Che vuoi?”
Bari Ce uè? Modugno Ciàbbe ué?
Acquaviva Ce ué? Mola Cia uuê?
Adelfia Ce uò? / Ce uà? Molfetta Ce vvu?
Alberobello Ce vvu? Monopoli Cia vvù?
Altamura Ciàcche ué? Noci Cia uè?
Binetto Ce vvu? Noicattaro Ce vvu?
Bitetto Ce uè? Palo Ce vùâ?
Bitonto Ce vvu? Poggiorsini Ciòcche vu?
Bitritto Ce uè? Polignano Ce dé?
Capurso Ce vuò? Putignano Ce vvu?
Casamassima Ce vué? Rutigliano Ce ué?
Cassano Ce vué? Ruvo Ce vvu?
Castellana Ce vvu? Sammichele Ce uè?
Cellamare Ce vuò? Sannicandro Ce dàie?
Conversano Cé vvu? Santeramo Ce vué?
Corato Ce vvé? Terlizzi Ce ddà?
Gioia Ce vuè? Toritto Ce dé?
Giovinazzo Ce vvu? Triggiano Ce vuè?
Gravina Ciòcche vu? Turi Ce igghié?
Grumo Ce vvu? Valenzano Ce vvu?
Locorotondo Ce uì?    

Nel video (di Gianni de Bartolo) la domanda “che vuoi?” in alcuni dialetti della terra barese:


 


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