di Matteo Larocchia

Bari, la storia di Occhi randagi: «Combattiamo contro gli
NOICATTARO - «I cani non parlano e quando stanno male possono comunicarlo solo con gli occhi: la nostra missione è "dar voce" alla loro sofferenza». Parole della 33enne Giorgia Bini, una delle sette volontarie di Occhi randagi, associazione di Noicattaro che dal 2013 si occupa di favorire le adozioni delle bestiole senza un padrone, curare quelle malate e difendere quelle in “ostaggio” di una particolare categoria di persone: gli accumulatori di animali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Si tratta di soggetti affetti dalla disposofobia, particolare disturbo mentale che di solito consiste in un bisogno ossessivo di accaparrare più oggetti possibili - spiega la ragazza -. Il loro caso però è particolare, in quanto la voglia di immagazzinare si concentra sugli animali e la patologia prende il nome di "animal hoarding". Insomma sono individui che accolgono nelle loro abitazioni molte più creature di quante ne possano accudire, a prescindere dalla possibilità di garantire loro il nutrimento e la pulizia di cui necessitano».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Situazioni drammatiche che l'associazione ha sperimentato in almeno due occasioni. «La prima vicenda di cui ci siamo occupati - prosegue Giorgia - è quella di un uomo di Sannicandro di Bari che vive in un appezzamento di terra senza acqua ed elettricità. Lo abbiamo scoperto tre anni fa assieme a decine e decine di cani: con il nostro intervento dividemmo subito parte del terreno in box per isolare quelli più aggressivi ed evitare sbranamenti. Poi per due anni siamo andati regolarmente a trovarlo per portare cibo e medicinali ai nostri amici a quattro zampe».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Anche nell'agro di Sammichele di Bari affrontiamo da tempo una storia simile - incalza l'attivista -. Lì c’è una donna che nel suo appezzamento di campagna ha addirittura edificato un canile abusivo dove sono ammassate circa cento bestiole in condizioni di vita scadenti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In entrambe le circostanze i volontari sono state costrette a combattere anche con i problemi psichici dei “padroni”, che a volte collaborano, ma spesso si mostrano paranoici e respingono gli aiuti convinti di essere vittime di una truffa. «E il tutto avviene nell'indifferenza delle istituzioni - evidenzia la volontaria -. Ci siamo rivolti alla Guardia forestale, ma secondo loro non ci sono leggi che impediscono di possedere grandi quantità di cani. I Comuni interpellati invece ignorano l'esistenza di contesti così critici o fanno finta di niente perchè non vogliono sobbarcarsi le spese di mantenimento di così tanti randagi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


L'associazione è quindi costretta ad autofinanziarsi nei modi più disparati: raccolte fondi, lotterie, cene di sensibilizzazione e soprattutto un uso dinamico della sua pagina Facebook ufficiale. Il noto social network si rivela utilissimo in particolare quando c'è bisogno di denaro per rimettere in sesto le "belve" in pericolo di vita: una volta pubblicato il preventivo con le spese mediche da sostenere si dà il via alla gara di solidarietà tra i simpatizzanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Piogge di donazioni che talvolta regalano grandi soddisfazioni. «L'anno scorso salvammo Iron - racconta la 37enne Annalisa Laraspata, un'altra componente di Occhi randagi - un cane con il treno posteriore paralizzato che fu portato dall'Albania a Bari sul traghetto per raddrizzare la colonna vertebrale gravemente deformata. Per fortuna un nostro amico chirurgo lo operò con successo. Ora si trova a Padova in una pensione pagata da noi dove scorrazza vivo e vegeto con l'aiuto di un carrellino».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Il caso che ci ha dato maggiore visibilità - continua Annalisa - è stato però quello di Arturino, un cucciolo di jack russell affetto da megaesofago, malattia che mette fuori uso l'esofago e compromette il trasporto del cibo dalla bocca allo stomaco. Per settimane le volontarie hanno così costretto il paziente scodinzolante a mangiare in una posizione innaturale, con la testa alta, in modo da evitare il rigurgito degli alimenti. La nutrizione si è svolta sempre lentamente per scongiurare il pericolo che alcuni pezzi di alimenti potessero finire nei polmoni: in media tra un boccone e l'altro passavano 40 minuti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Anche lui quindi era atteso da una delicata operazione per tenerlo in vita  - conclude la volontaria -. Per affrontarla però doveva passare da un peso di 500 grammi a un chilo e soprattutto doveva sperare nella generosità dei donatori. Il "pubblico" però ha risposto alla grande: Arturino così è andato subito sotto i ferri ed è diventato la mascotte dell'associazione. Su Facebook in centinaia chiedono delle sue condizioni: a breve sapremo se l'intervento è andato come tutti speriamo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qui la pagina Facebook dell'associazione Occhi randagi


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  • veruska - Io per caso sono venuta a conoscenza di questi angeli chiamate "OCCHI RANDAGI" Sono della ragazze meravigliose, nulla chiedono e si passatemi il termine ammazzano per poter far fronte a tutto, nonostante il loro lavoro riescono a no far mancare nulla a tutti i pelosi, non si tirano mai indietro per aiutarli, molte volte devono far dal loro perche' credetemi dietro le quinte non avete idea di quante cose sistemano... ho avuto la fortuna di conoscerle e non trovo un aggettivo che possa dirvi cosa sono realmente queste ragazze.... IO VI RINGRAZIERO' FIN CHE AVRO' VITA PER TUTTO CIO' CHE FATE.... GRAZIE OCCHI RANDAGI...<3


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