di Salvatore Schirone

Bari, il
BARI – Un miracolo che nessun fedele ha visto. E’ quanto avvenuto venerdì scorso a Bari, quando anche il capoluogo pugliese ha potuto beneficiare del “sanguinamento” della Spina sacra, uno degli aculei di cui sarebbe stata composta la corona che avvolse il capo di Gesù morente in croce.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Parliamo di una spina di legno secco color rosso rame di 4,6 centimetri, dalla punta leggermente smussata e innestata alla base di un piccolo bulbo argenteo. Fu donata alla Basilica di San Nicola da Carlo II d'Angiò in persona nel 1301 ed è posta in un reliquiario dell'argentiere napoletano Vincenzo Caruso. E’ attualmente custodita nell'armadio di destra della parete di fondo della "Cappella delle Reliquie", la prima della navata destra della Basilica di San Nicola, interdetta all'accesso da un cancello.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Queste spine (ce ne sarebbero duecento in tutta Europa), secondo la tradizione della Chiesa Cattolica “perderebbero sangue”: un prodigio che però avverrebbe solo in un'occasione precisa, quando la festa dell'Annunciazione del 25 marzo coincide con il Venerdì Santo. Una coincidenza che cadeva proprio quest’anno e si ripeterà solo tra 141 anni, nel 2157.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Bari quindi non poteva mancare all’appuntamento con il miracolo, soprattutto dopo essere rimasta a bocca asciutta nell’ultima coincidenza astrale del 2005.  In quell’occasione non si verificò alcun sanguinamento, a differenza di ciò che avvenne nella “benedetta” Andria (anch’essa custode in Puglia di una spina sacra) dove si celebrò l’evento in pompa magna, quasi fosse uno show. Un prodigio che ad Andria si era ripetuto immancabilmente anche quest'anno, sempre con grande visibilità mediatica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma quest’anno non si poteva lasciare nulla al caso e per questo nel capoluogo pugliese si sono fatte le cose in grande. I padri domenicani hanno predisposto un'apparecchiatura sofisticatissima per il monitoraggio scientifico della reliquia (vedi foto galleria). Il compito è stato affidato alla "Loccioni", un'impresa marchigiana che dal 1968 si occupa di misurazioni e controlli di prodotti e processi industriali per noti marchi italiani ed esteri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A monitorare costantemente la sacra reliquia, due sofisticatissimi strumenti: una telecamera iperspettrale per eseguire l'analisi chimica della Spina e una telecamera a colori ad alta sensibilità per registrare eventuali cambiamenti di colore. Il tutto, illuminato da un faretto a luce alogena «per evitare – come detto dai tecnici della Loccioni - il surriscaldamento dell'oggetto, fenomeno fisico che potrebbe indurre un cambiamento cromatico».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E il miracolo è avvenuto. Non solo. A Bari si è addirittura verificato un fenomeno completamente inatteso e fuori dalle tradizionali tipologie osservate nel passato: l'apparizione di un'immagine di “un volto umano maschile”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Così leggiamo testualmente nel verbale sottoscritto alle 23.30 di venerdì dai sette membri di una commissione creata ad hoc per la grande occasione e formata da medici, ematologi e fisici: “Si è rilevata fra le ore 20.40 e le ore 21.40 una lieve modificazione cromatica tendente al rosso in corrispondenza della base della scheggiatura apicale della Spina. Tale cromatismo soggettivamente rilevato da ciascun membro della commissione trova supporto in documentazione oggettiva fotografica digitale. Inoltre, rivisitando i fotogrammi a forte ingrandimento, si è rilevata nella porzione centrale del fusto della Spina la presenza di macchie cromatiche che complessivamente lasciano intravedere un’immagine assimilabile a un volto umano maschile”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La commissione non ha esaminato dati e analisi ma, come dichiarato da Sonia Cucchi, responsabile per le relazioni con il pubblico della Loccioni «solo l’ultimo fotogramma di chiusura, che è stato confrontato con quello di paio d’ore prima». Tanto è bastato però per accertare “soggettivamente” un cambiamento cromatico e addirittura vedere un volto in un’immagine “a forte ingrandimento”.  Nei prossimi giorni spetterà alla Chiesa, presumibilmente al vescovo di Bari-Bitonto, dichiarare autentico il fenomeno e conclamare il miracolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ora, non entriamo nel merito del parere della commissione e delle indagini scientifiche svolte, siamo del resto sicuri che la Loccioni avrà misurato il range spettrale di emissione delle lampade per capire quale fosse l’emissione effettiva di calore e avrà certamente monitorato la temperatura all’interno della teca, così da essere sicuri che non ci siano state variazioni dovute all’illuminazione. Anche noi crediamo al cambiamento di colore, solo non capiamo quale sia il “disegno” di Dio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché il Signore non ha mostrato questo miracolo al suo popolo, ai fedeli? Eppure erano in tanti venerdì alle 8.30, quando il priore di San Nicola in processione ha deposto la Spina a sinistra dell'altare maggiore, per l’esposizione e la venerazione. E in tanti sono rimasti per la preghiera, fino addirittura alle 22. Eppure la Spina per tutta la giornata non ha cambiato colore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

C’è stato invece bisogno che la reliquia fosse messa in disparte per far sì che sofisticati apparecchi accertassero il prodigio. Attenzione, apparecchi. Perché nessuno ha visto a occhio nudo il cambiamento cromatico: è stato necessario un forte ingrandimento per accorgersi della “lieve modificazione”. Un qualcosa quindi che fino a qualche anno fa non sarebbe stato nemmeno possibile. E’ il modo che Dio ha per dire al mondo che anche lui si è adeguato alla tecnologia?

Sarà, ma a noi chissà perché sovvengono le parole che il Grande Inquisitore rivolgeva a Gesù nei Fratelli Karamazov: “Ci sono sulla terra tre forze, tre sole forze capaci di vincere e conquistare per sempre la coscienza di questi deboli ribelli, per la felicità loro. Queste forze sono: il miracolo, il mistero e l’autorità”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Probabilmente la Chiesa ha ancora tanto bisogno di miracoli. Miracoli della tecnologia. 

(Vedi galleria fotografica)


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  • del mastro giuseppe - Ammettiamo che avvengano realmente modificazioni nell'aspetto della reliquia. Si tratterebbe di qualcosa di fisico, di materiale? Un cambiamento cromatico, o qualsiasi altra modificazione fisica? Allora si prelevino limitatissimi campioni di questa materia, si analizzino e si dia una spiegazione fisica e naturale. Un reperto organico tenuto costantemente in una teca, presumo al buio, che venga esposto alla luce, naturale e artificiale, per ore e ore, che viene scrutato con intensa attenzione, è molto probabile che abbia qualche mutamento cromatico della superficie. Il fatto -poi- che si attenda un determinato giorno per osservarlo e che l'eventuale modificazione cromosomatica venga attribuita a tale speciale coincidenza è una scorrettezza. Infatti, si dovrebbe -saltuariamente- sottoporre il reperto a periodi di osservazione in contesti il più possibile simili tra loro e verificare l'assenza o la presenza di certe modificazioni e in corrispondenza di determinati giorni (mi riferisco alla coincidenza 25 marzo-venerdì santo). Questo sarebbe un procedimento di osservazione logico, comparabile e ripetibile. Ma, evidentemente, siamo in un contesto culturale diverso: l'uso stesso di parole come prodigio o miracolo sono indicativi di un tipo di osservazione che "invoca" un fenomeno, più che "verificarlo". Siamo ancora in pieno Medioevo
  • Mauro Monteneri - Bell'articolo, ma l'Impresa si chiama Loccioni...


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