di Marianna Colasanto

"Aidda": 13 imprenditrici unite per portare le istanze femminili nel mondo delle aziende
BARI – «Cerchiamo di dare soluzioni “al femminile” in un mondo dominato dagli uomini». Parole di Graziella Di Donna, presidente della delegazione di Puglia e Basilicata dell’Aidda (Associazione imprenditrici donne e dirigenti d’azienda): una realtà che comprende imprenditrici e manager (nella foto), spesso a capo di società e industrie. Abbiamo incontrato Graziella nella sede barese di via Sparano.  

Quando nasce l’Aidda?

Nel 1945 a Parigi. Durante la Seconda guerra mondiale gli uomini erano andati al fronte, lasciando le redini delle loro aziende a mogli e figlie, le quali si trovarono a dover gestire capitali e proprietà senza aver alcuna esperienza. Così l’imprenditrice Yvonne Edmond Foinant ebbe l’intuizione di fondare un’associazione per aiutare tutte le donne che si trovavano nella sua stessa condizione, con l’obiettivo di scambiarsi conoscenze e supportarsi a vicenda. Nacque così la Fcem (Femmes chefs d’entreprises mondiales) che nel tempo ha permesso la creazione di numerose realtà in tutto il globo. Oggi sono 50 le delegazioni esistenti: quella italiana è stata fondata a Torino nel 1963 da Mirian Abbagnano, titolare di una casa editrice.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La delegazione pugliese invece in che anno ha preso forma?

Nel 1976. Ai suoi esordi contava ottanta imprenditrici a capo di aziende come le Acciaierie Scianatico. Purtroppo però negli anni il numero di socie si è drasticamente ridotto, passando alle 46 del 2009 fino ad arrivare alle 13 attuali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Che cosa è avvenuto?

È arrivata la crisi economica. Molte industrie hanno chiuso e parecchie donne hanno dovuto rinunciare al loro ruolo. Noi ci siamo salvate aprendo le porte anche a manager che pur non guidando aziende ricoprono ruoli di responsabilità, che hanno potere di firma insomma. Ma anche abbiamo accettato dirigenti pubblici (che hanno vinto un concorso, non nominate politicamente) e libere professioniste, a patto che queste ultime non superino il 10% del numero di iscritte. Vorremo anche inserire giovani imprenditrici di start-up, a condizione che in tre anni raggiungano il fatturato annuo previsto per far parte dell’Aidda, altrimenti dovranno lasciare l’associazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Perché non basta essere un’imprenditrice per far parte dell’Aidda…



No, è necessario possedere delle caratteristiche ben precise: le nostre iscritte devono essere persone di “qualità”. Bisogna essere attive sul mercato da almeno due anni, avere un fatturato minimo 500mila euro annui e almeno tre dipendenti fissi ed essere presentate da due socie ordinarie. Tutte le richieste di adesione vengono poi valutate da un consiglio di delegazione, che a sua volta invierà gli atti alla sede nazionale di Roma dove un comitato direttivo deciderà sulla nuova affiliazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma perché voi donne, oggi, sentite la necessità di fare rete?

Perché crediamo come di avere delle caratteristiche diverse da quelle degli uomini nella gestione d’impresa, peculiarità che dovrebbero essere valorizzate. Vorremo così accrescere la leadership femminile nella realtà manageriale e allo stesso tempo portare alcune nostre istanze nel mondo delle aziende.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quali ad esempio?

La possibilità di conciliare la vita famigliare con quella lavorativa. Ad esempio per noi risulta complicato organizzare una riunione alle nove di sera, perché a quell’ora magari dobbiamo mettere a dormire i nostri bambini. Questi sono problemi che gli uomini non si pongono e non si sono mai posti. Ma ancora: Aidda è firmataria della Carta delle Pari opportunità che garantisce il rispetto di precise regole nei confronti delle dipendenti. L’obiettivo è che non ci siano discriminazioni di genere e che vengano previsti all’interno delle aziende degli asili nido. In più abbiamo creato progetti per donare alle imprese femminili agevolazioni concrete sul mercato del lavoro e stiamo sostenendo la legge Golfo-Mosca che obbliga che nelle nomine dei dirigenti nelle aziende partecipate ci sia una percentuale fissa di donne. Quello che vogliamo in generale è sviluppare e assecondare il nostro talento, facendo fronte alla tipica discriminazione nei consigli di amministrazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Vi sentite quindi discriminate dagli uomini?

Diciamo che dobbiamo sgomitare per farci largo in un mondo prettamente maschile, lavorando il triplo per dimostrare di essere “all’altezza” di un uomo. Perché al primo sbaglio c’è sempre chi punterà il dito contro di noi, accusandoci di essere, semplicemente, donne.


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  • Roberto Brunetti - Condivido, complimenti il mondo è donna, coinvolgente l'amministratrice della ditta Depureco Bari, supermanager garantito
  • antonio arky - Si. Benissimo. La glia ancora una una volta faro x il ns Sud!


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